27 agosto 2007

C'è chi è nato per studiare e chi è nato per...

...zappare!

Il nostro week end è stato dedicato alle attività contadine. Qualche settimana fa abbiamo chiesto che ci fosse affidato un piccolo appezzamento di terra nei family housing community gardens per trasformalo in un orto delle meraviglie.
Per fortuna in questa avventura io e Marco non siamo da soli, dividiamo infatti gli oneri (e divideremo gli onori) con Federica e Alberto.
Il terreno ci è stato consegnato in condizioni piuttosto misere e con delle piante tipo cactus che lo avevano colonizzato, ha richiesto un sabato mattina e una domenica di decespugliatore, zappa e badile ma ora ha un bell'aspetto.
L'orto: prima
La settimana prossima si semina: insalata, pomodori, zucchini, zucche, melanzane, peperoni, erbe aromatiche e fiori (li vogliamo io e la Fede).
La zona degli orti è riserva naturale e quindi gli orti sono strictly organic, biologici insomma. Questo garantisce la sicurezza dei prodotti ma ci impedisce di usare qualche mitico fertilizzante o leggero pesticida che probabilmente ci avrebbe semplificato la vita...va beh, ci accontentiamo del letame di cavallo che possiamo usare in quantità e cercheremo di copiare i vicini. L'orto: dopo
Alcuni orti sono veramente molto belli e lussureggianti, ma ci hanno subito rivelato che sono quelli curati da qualche genitore che sembra essersi trasferito qui in pianta stabile...

Come direbbe Cicerone:
si apud bibliothecam hortulum habes, nihil deerit

(per quanto non credo che Cicero abbia mai zappato il suo hortulum).

24 agosto 2007

Sicko!

Un mese fa usciva nelle sale cinematografiche Sicko, l'ultimo film di Michael Moore sulla difficile situazione del sistema sanitario americano, frammentato, costoso e basato sulle assicurazioni private.
Gli Stati Uniti sono l'unico paese industrializzato al mondo che non prevede assistenza sanitaria universale per tutti i suoi cittadini. Le altissime spese sanitarie, inoltre, sono la prima causa di bancarotta delle famiglie americane.

Un rapporto dell'Institute of medicine delle National Academies del 2002 non esita a definire indegna la situazione sanitaria "del paese che ha mandato il primo uomo sulla luna", nel quale non dovrebbe essere difficile "assicurarsi che tutti i bambini siano vaccinati, che gli infartuati ricevano i farmaci salvavita, che i diabetici vengano seguiti e che i malati terminali abbiano accesso alle terapie del dolore".

Più di un quarto dei bambini fra i 19 e i 35 mesi non vengono vaccinati, almeno 18 mila persone muoiono ogni anno per non avere ricevuto in tempo i farmaci che avrebbero potuto prevenire o curare un attacco di cuore e due diabetici su cinque vengono lasciati a loro stessi, perché i controlli di routine per tenere d'occhio questa malattia cronica non vengono eseguiti (dati dei Centres for Disease Control and Prevention). La fotografia che ne esce si concilia difficilmente con quella del paese più ricco e avanzato del mondo.

Le assicurazioni sanitarie private sono costose (sopratutto se si vuole una buona copertura), per questo motivo di solito vengono incluse come benefit nel contratto di lavoro (se si ha almeno un contratto part-time)...
...se sei disoccupato o sei stato licenziato (o il tuo contratto non prevede l'assicurazione)... rimani senza copertura, e se non puoi permetterti di pagartene una, andrai a fare compagnia al più di un quarto degli americani, che non è assicurato e intasa l'unica assistenza a cui si ha diritto e cioè quella d'urgenza.

L'esperienza mia personale e delle persone attorno a me non può che confermare questi dati. Da disoccupata mi ero fatta una assicurazione da viaggiatrice, poco costosa che copriva solo le emergenze. Da quando lavoro all'Università, invece, ho una signora-assicurazione-sanitaria che comprende il servizio dentistico ed oculistico (cosa rara per la media delle assicurazioni). Il mio datore di lavoro paga per la mia insurance $400 al mese, io collaboro con $20 a mese.

Bene allora, tutto pagato? No! Ogni volta che faccio una visita (di qualsiasi tipo) pago $15, ogni volta che devo andare al pronto soccorso pago $50, le spese dentistiche sono coperte al 80% (ciò vuol dire che una carie è costata 84 dollari a me e 110 alla mia assicurazione).

Ve beh, però, visto che tutti pagano, almeno le cose funzionano? Non molto, a dire il vero. Per un appuntamento con la dottoressa di base (necessario per poter poi essere inviati da qualsiasi specialista) ho chiamato il 2 agosto e andrò l'11 ottobre (sai, ci sono pochi medici a Santa Barbara, mi è stato detto), per il dentista ho telefonato il 1 luglio e l'appuntamento mi è stato dato per il 9 agosto.

Questo post dovrebbe essere lunghissimo per raccontarvi, per esempio, dello studente di dottorato che, finito il suo PhD, si trova momentaneamente senza assicurazione, con l'incubo di ammalarsi e non poter pagare le spese, oppure per raccontarvi dei 20 moduli-liberatorie-consensi informati che ho dovuto firmare prima di fare una visita dentistica (per evitare che poi denunci), oppure delle persone che non si curano perch´ costa troppo...
...ma alla fine vi dirò solo che oggi ho ricevuto un bigliettino, super elegante, scritto a mano dal mio dentista che mi ringraziava per averlo consigliato ad altri due amici...spero che la prossima volta mi valga almeno una riduzione dell'attesa!

20 agosto 2007

Perspectives

Se penso che vivo qui da poco più di un anno non riesco a capire se mi sembra molto o poco, ma se penso che sono passati due anni da quando sono venuta qui la prima volta, in vacanza/esplorazione, mi sembra passato un secolo.

Ricordo benissimo ogni momento: la strada da Los Angeles che mi sembrava puntare verso il nulla, la signora che doveva affittarci una stanza che all'ultimo momento si tira indetro, le enorme distanze, tutti questi nomi sconosciuti, non riuscire ad orientarmi.
E invece alla fine tutto diventa familiare, i paesaggi, la gente, le strade e sembra impossibile non averci vissuto da sempre.

Sono le stesse emozioni che ho sentito a Plymouth in Erasmus...e allora chiudo con una citazione non dotta dal film l'Appartamento Spagnolo

When arriving in a city,
we see streets in perspective.

Sequences of buildings with no meaning.

Everything is unknown, virgin.

Later we'll have lived in this city.

We'll have walked in its streets.

We'll have been to the end of the perspectives.

We'll have seen all the buildings.

We'll have lived stories with people.

When we'll have lived in this city,

we'll have taken this street
a tons of times.


times...


After a moment, everything belongs
to you because you've lived there.


(Quando arriviamo in una città
vediamo le strade in prospettiva.
Sequenze di edifici senza significato.
Tutto è sconosciuto, vergine.
Dopo, avremo vissuto in questa città
avremo camminato nelle sue vie,
saremo arrivati alla fine di quella prospettiva;
avremo visitato i suoi edifici,
avremo condiviso eventi con le persone.
Quando avremo vissuto in questa città,
percorso le sue strade una tonnellata di volte...
...dopo un momento tutto ti appartiene,
semplicemente perchè in quella città ci hai vissuto.)

18 agosto 2007

la parola della settimana: sundowners


Foto credit: NASA/GSFC/LaRC/JPL, MISR Team

Con questo post proviamo ad inaugurare una serie (per quanto possibile) periodica —pensiamo ad un articolo la settimana/10 giorni—dedicata alle parole o espressioni inglesi che, per qualche motivo, ci sono improvvisamente diventate familiari, ci hanno incuriosito, confuso o sorpreso. Insomma, un misto tra Bartezzaghi, Rieducational Channel e le lezioni di inglese di Mr. Brown per Le Iene.

Iniziamo con sundowner. Letteralmente, "quelli del sole calante". Wordnet ci dice che ha 2 significati principali:
  • barbone, vagabondo, che arriva al calare del sole in un certo posto per scroccare vitto e alloggio;

  • aperitivo, degustato rigorosamente di sera.

Dalle nostre parti, i sundowners sono invece i venti che, all'inizio della sera, spingono aria calda dalle zone interne verso la costa. Il loro effetto è un aumento sensibile delle temperature, qui tipicamente temperate dalla presenza dell'oceano, e diminuzione dell'umidità. La versione popolare, a quanto pare sconfessata dalla meteorologia, riconduce questi effetti all'attraversamento del deserto del Mojave.
Più a sud, nell'area di Los Angeles, prendono il nome di "venti di Santa Ana", forse dal nome delle montagne di Santa Ana, nella Orange County, o, più poeticamente, dallo spagnolo vientos de Sanatanas, venti di Satana.

In questi giorni dominati dallo Zaca Fire, i sundowners sono i venti che spingono le fiamme, cenere e fumo verso sud, ovvero verso la città. Anche per questo, i locals sarebbero d'accordo con Raymond Chandler, che diceva:
Those hot dry winds that come down through the mountain passes and curl your hair and make your nerves jump and your skin itch. On nights like that every booze party ends in a fight. Meek little wives feel the edge of the carving knife and study their husbands' necks. Anything can happen.

16 agosto 2007

Zaca Fire 2


L'immagine è presa da http://santabarbarasblog.com/

Lo Zaca fire non si ferma, anzi, si allarga. La settimana scorsa sembrava che minacciasse alcune zone di Santa Barbara e siamo stati invitati a preparare un evacuation plan e ad essere pronti ad essere senza energia per alcune settimane. poi venti sono cambiati e il fuoco ha cominciato a bruciare nell'altra direzione.

Ciò non toglie che l'aria sia spesso piena di cenere, le temperature molto calde, e la colonna di fumo che si vede spuntare da dietro le montagne, poco rassicurante.

13 agosto 2007

Imbarcate

E` vero, abbiamo un po' trascurato il blog, torneremo.

Per ora una foto di gruppo finale con chi ci ha tenuto compagnia per questo mesetto.



Oggi le abbiamo riaccompagnate a Los Angeles (sigh!). Stavamo per tenerle qui ancora un po' dopo la favolosa cena che ci hanno cucinato ieri...(chissa` perche` hanno aspettato l'ultimo giorno per farci conoscere questo loro interessantissimo lato:))

06 agosto 2007

non chiamatela Frisco

"San Francisco è il luogo adatto per riposarsi dall'America" recita la nostra guida, ed è anche per questo motivo che ci torniamo sempre volentieri.
Questo week end il tempo nebbioso, tipico dell'estate, ci ha fatto scoprire nuovi panorami e scorci bellissimi.
Una cena in un ristorante alla marina di Berkeley con Stefano e alcuni altri amici italiani ha coronato il nostro fine settimana.
Per tornare a Santa Barbara abbiamo guidato per la panoramica e selvaggia Highway 1, passando per Big Sur e per la spiaggia di Piedras Blanca, casa di una simpatica colonia di leoni marini.

E così comincia una nuova settimana, l'ultima con le nostre ragazze...che non ci hanno ancora raccontato nulla della famosa festa ;)

01 agosto 2007

SCOUT- 100 anni di avventure


Gli scout compiono 100 anni.
Ieri sera io, Bea, Arianna e Flaminia (tutte scout doc) siamo andate in spiaggia a cantare il canto della promessa. Il panorama era del tutto nuovo, ma, per un breve istante, l'atmosfera dolce e misteriosa delle sere di bivacco si e` ricreata.

E se ora sono qui, se ho accettato la sfida di vivere così lontano, lo devo anche a questa esperienza che negli anni mi ha insegnato a buttare il cuore oltre gli ostacoli e a cantare e ridere anche nelle difficoltà.

Cento di questi anni, Buona Strada e Buona caccia!

“Non spaventatevi dell’apparente immensità del vostro compito. Essa sparirà non appena avrete compreso lo scopo a cui tende.
Allora non avrete che tenerlo davanti ai vostri occhi adattando i particolari in modo conseguente...procurate di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’avete trovato ...
...guardate lontano, e anche quando credete di star guardando lontano, guardate ancora più lontano”
Baden-Powell