09 maggio 2006

Shake ups


Il Bush in calo - anzi in caduta libera - di consensi prova a rimettersi in carreggiata rinnovando il suo staff. A farne le spese sono una serie di personaggi di primo e secondo piano.

Card è stato uno dei primi silurati: dall'esterno, piuttosto anonimo chief of staff; famoso, almeno qui, per essere stato quello che la mattina del 9/11 avvisò Bush degli attacchi terroristici.

Non va bene nemmeno a Rove, uno degli uomini ombra dell'amministrazione, consigliere politico, stratega elettorale, sempre nelle retrovie ma costantemente all'orecchio del presidente: lascerà i compiti di policy development.

Tagliato anche McClellan, il press secretary che rimarrà celebre per alcuni "terzo grado" subiti in conferenza stampa coi giornalisti, che, qui - alcuni almeno - fanno il loro dovere e non risparmiano le domande cattive. Dice che ora avrà una vita meno stressante e non ho alcuna difficoltà a credergli.

Ultimo in ordine temporale, è Porter Gross, (ex ormai) capo della CIA, incaricato di guidare l'agenzia nella transizione del dopo 9/11. Lascia, pare, in disaccordo con Negroponte, lo zar dell'intelligence americana, che ha preteso lo spostamento di alcune funzioni della CIA sotto il proprio diretto controllo. E, come è praticamente sempre successo negli ultimi tempi, la scelta di Bush per il successore - Hayden, generale dell'Air Force - ha scatenato una marea di polemiche, in perfetto stile bipartisan: in questo caso, sull'opportunità che sia un militare a guidare un'agenzia civile e sulla sua visione non esattamente garantista del diritto alla privacy.

E sullo sfondo, ormai incombenti, le elezioni di novembre.

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