18 agosto 2006

Accidenti, Barzini!

Spiego il titolo un po' enigmatico. La Barzini in questione è l'autrice di un libretto cultural-culinario intitolato Una casalinga a Hollywood in cui racconta dei suoi anni losangelini e delle sue ricette americane. Sotto la spinta di certi amici esteti eno-gastronomici l'avevo acquistato prima di ritornare in qua. Per i curiosi, i giudizi di chi l'ha letto variano dal simpatico-ma-ehi-potevamo-scriverlo-anche-noi al carino-ma-che-razza-di-ego-ha.
Ma non divaghiamo. Al libro in questione addossiamo la responsabilità di due fregature nel giro di pochi giorni. Ed ecco spiegato l'accidenti del titolo.

Ecco la prima, e qui mi assumo la mia parte di colpa. Preso da un raptus cuochesco—"è ora che migliori le mie abilità in cucina: oggi faccio io"—impongo la preparazione di un piatto tipicamente americano, la baked potato, ovviamente descritto nel suddetto libro. Nulla di strepitoso: patata cotta in forno e poi condita con burro, panna acida e erba cipollina a volontà. Spesa mirata da Vons e qui facciamo l'errore: ci lasciamo tentare dalla jumbo patato (no, davvero, si chiamava così), che, secondo il cartellino descrittivo, è appositamente pensata per fare baked potato. Putroppo, più che pensata si è rivelata manipolata geneticamente a quello scopo: peso specifico incredibile e dimensioni pantagrueliche. Ma soprattutto una sospetta resistenza al calore, come avremmo scoperto poi. L'assenza del forno a microonde e la presenza di un forno elettrico hanno fatto il resto. Abbiamo tenuto le patate in forno per una buona ora e mezza, raggiungendo, ormai disperatamente affamati, la temperatura di 400 gradi Fahrenheit (non ho ancora osato controllare quanto fa in Celsius). E quella resistiva ammorbidita solo in superficie, ma dura come nulla fosse nelle altre parti. Insomma, non una gran cena. Non so se sia correlato, ma da allora la Fra non mi ha più chiesto di cucinare...

La seconda fregatura è un po' più sordida. La solita Barzini descrive con un certo dettaglio il disposal, che sarebbe il tritarifiuti incorporato nel lavello della cucina. Oggetto invero piuttosto comodo, sul cui uso però ognuno ha la propria teoria: meglio usarlo il meno possibile, no meglio farlo andare ogni tanto, solo con alcuni cibi e non con altri. La Barzini mi ha convertito dal primo partito al secondo: da un po' avevo preso a cibarlo con una certa prodigalità di caffè e resti della frutta. E infine, sempre loro, bucce di patate. Adesso, non so dire se sia un complotto, ma le patate hanno prontamente e ermeticamente intasato il lavandino, riempitosi così di un orribile residuo terroso. Ero già pronto ad aprire la casa a pagamento ("Venghino, venghino a vedere l'unica palude in un lavandino"), quando un altro oggetto tipicamente americano, lo sturalavandino a pressione, ci ha salvato.

Evviva le casalinghe!

2 commenti:

  1. Anonimo13:13

    Non so se sia correlato, ma da allora la Fra non mi ha più chiesto di cucinare...


    Astuta mossa, Marco, ma ci vuol bem altro per riuscire a ingannare il sottoscritto circa le tue reali intenzioni! ;-)

    Fede

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  2. Anonimo07:58

    la Barzini - di nome Benedetta - faceva l'indossatrice, per cui non so come possa dispensare consigli culinari (l'anoressia delle mannequin è nota). Anyway, i 400° F sono appena 160° celsius (a Siviglia il termometro della macchina segnava 106° F ed erano circa 43° C.....

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