14 novembre 2006

Wine Tasting Course

Avendo a Trento amici amanti ed esperti di vini e vivendo così vicini alla Santa Ynez Wine Valley, questo term abbiamo deciso di iscriverci ad un corso di wine tasting (invece che quello di ballo!!!). Volevamo così acquisire qualche competenza e termine tecnico da sfoderare sia in occasione delle visite alle wineries sia nelle attese serate natalizie trentine.
Ci siamo presentati alla prima lezione armati di bicchieri e creakers (come consigliato dal volantino), letteralmente assetati di conscenza.
I primi cinque minuti promettono bene: il docente è francese (ne deduciamo, ahimè frettolosamente, che ne sappia di vini in confronto ai rozzi americani), sembra anche simpatico, i compagni di corso sembrano decisamente più cool di quelli del corso di ballo...insomma...tutto bene.

La sensazione positiva viene smentita più in fretta di quanto avremmo mai voluto.

Il signor docente (a cui di francese è rimasto solo il cognome e l'accento) è un produttore locale di vini che ha trovato nella California (e nei suoi assetati abitanti), una miniera d'oro e che, in cambio del profitto, ha abdicato a qualsiasi principio enologico.
Con nostro grande disappunto scopriamo che durante il corso ci farà assaggiare solo ed esclusivamente vini suoi (della serie: come possiamo farci una cultura se i vini sono tutti della stessa cantina?).
Edouard comincia fin subito a deliziarci con del relativismo totale: non importa come assaggiate il vino, non importa in che bicchieri lo bevete, non importa nemmeno il colore (che è solo un'illusione). Morale: non esistono vini buoni e vini cattivi, vini con un particolare sapore o retrogusto, esistono solo vini che piacciono o che non piacciono e i sapori dipendono dalla papille gustative di ognuno.
Beh, vi assicuro che i suoi rossi sono imbevibili, delle specie di succhi di mirtillo o ciliegia o lampone superalcolici e serviti freddissimi (secondo noi per evitare di gustare fino in fondo lo schifo).

Dopo la prima lezione avevamo notato una certo non so che di familiare nel suo modo di parlare e gesticolare: l'illuminazione è stata totale: è tale e quale al Mago Oronzo!!!!!! Jeans alla caviglia, scarpe puntute nere, improbabile maglietta della salute bianca e leggermente ingiallita. Il suo "I tell you something" assomiglia sinistramente all'oronziano "Ashcolta questa".

Non contento di ciò il personaggio ci delizia con estemporanee divagazioni (ripetute al limite dell'imbarazzo) che spaziano su tutto lo scibile umano (dal marketing alla medicina, dall'evoluzionismo alla morale).
Beh, stiamo raccogliando le chicche che di volta in volta ci presenta e vi riporteremo le più significative.
Per intanto vi segnaliamo (come lui ha ripetuto ormai una quindicina di volte) che qualsiasi vino, da quelli frizzanti ai superdolci, esprime il suo miglior potenziale accompagnato a "one baguette, some gorgonzola cheese and salad", e che, in mancanza delle botti di quercia (che costano un po'), si può optare per botti di un legno più scarso e aggiungere chips (pezzetti) di legno buono per insaporire il tutto.

Che debacle!

4 commenti:

  1. Anonimo09:05

    gli avete fatto presente che tra gli aromi (rigorosamente codificati!) che si sentono nei vini c'è anche ....la pipì di gatto??? Sicuramente i suoi vini non ne mancano...

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  2. Io avrei optato per il corso di ballo :)
    Comunque non mi sarei stupita se a fine lezione avesse tantato di vendervi il suo vino :)

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  3. Anonimo13:31

    Forse, prima di una quasi certa proposta d'acquisto, potreste riprendere i corsi di ballo.....(sicuramente più salutari!)

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  4. Anonimo00:10

    Evviva il vino... ma qui insegnano che la valutazione deve essere oggettiva! Se poi parliamo di chips...

    Un bacio
    B.


    P.S.
    Ieri sera Chianti Classico cantina Villa Chigi.

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