17 settembre 2007

la parola della settimana: foreclosure

foreclosure sign
La parola di questa settimana è foreclosure. Il dizionario ci dice che deriva dal latino fors (fuori) e clore (chiudere), letteralmente, quindi, significa "chiudere fuori". L'accezione in cui è diventato termine comune, almeno in quest'ultimo tribolato mese, è quella tecnica del pignoramento, che chiude fuori di casa il proprietario insolvente nei pagamenti del mutuo.

Il New York Times ha un'ottima pagina che riassume temporalmente i principali avvenimenti che hanno portato alla crisi dei mutui e quindi all'esplosione del numero di foreclosure. Passato il primo spavento, ci si inizia a chiedere di chi sia la colpa. C'è solo l'imbarazzo della scelta.

La Fed, nella figura del suo celebrato Greenspan, è ora accusata di avere tenuto per anni troppo bassi i tassi di interesse, favorendo credito facile, mutui poco costosi e, di conseguenza, la bolla del mercato immobiliare.
Parecchia gente si è imbarcata in mutui "jumbo" (no down payment, copertura di fino al 100% del bene della casa, tassi bassi ma variabili) su cui ora, a causa di un rialzo dei tassi, piccoli incidenti di percorso (un licenziamento, una malattia, ecc), ricaduta del mercato immobiliare e conseguente prosciugamento della linee di credito basate sulla equity dell'immobile, non riesce più a pagare le rate.
Le banche hanno per anni facilitato in ogni modo lo sviluppo dei mercato dei mutui, (le divisioni mutui erano tra quelle che rendevano profitti a 2 cifre percentuali), rendendo accessibili anche a clienti subprime (i più a rischio di insolvenza) i propri prodotti.
I grandi investitori (hedge fund, investment fund) hanno scommesso che la bolla immobiliare non sarebbe scoppiata mai e hanno allegramente accumulato prodotti finanziari basati sui mutui. Caduti gli ultimi, cadono anche i primi. A volte spettacolarmente, come nel caso del mitico fondo Alpha di Goldman Sachs, per cui è stata necessaria l'iniezione di 3 miliardi di dollari (sì, miliardi) per evitarne il collasso.
Le compagnie di rating, infine, hanno ignorato il problema, continuando ad assegnare valutazioni positive a compagnie e investimenti estremamente a rischio.

Per aggiungere al danno la beffa, il mercato immobiliare di Santa Barbara rimane, noncurante di tutto ciò, in continua crescita: ci toccherà affittare ancora per un po' visto che il prezzo mediano di una casa qui supera il milione di dollari...

3 commenti:

  1. interessante analisi

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  2. Anonimo00:48

    mi 'consola' vedere che i prezzi sono come quelli di Roma, dove i prezzi delle case hanno ormai superato ogni possibile parametro...

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  3. Anonimo03:48

    un'unica precisazione: non si chiamano mutui jumbo, ma ninja: no income, no job and assets (niente reddito, niente lavoro e proprietà). Più genericamente sarebbe definirli subprime, ovvero mutui concesse a persone con un tasso inferiore al "prime rate", di cui i mutui ninja sono la fascia più bassa. I mutui "jumbo" sono prestiti di solito commerciali o per residenze di lussa dell'importo di milioni di dollari.

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