Newsweek ci informa con un articolo dal tono allarmato che nei college americani si sta diffondendo la exercise bulimia: il bisogno compulsivo di workout, ovvero, passare almeno 2 ore al giorno faticando e sudando in palestra, mettendo a repentaglio vita sociale, carriera accademica e salute.
Se il dubbio vi avesse a questo punto colti, tranquilli: non siamo assolutamente stati contagiati da questa malattia. Tuttavia, sabato scorso abbiamo deciso di sfruttare l'abbonamento alla palestra dell'università, fatto in un momento infausto di entusiasmo salutista. Confermiamo, al di là di ogni ragionevole dubbio, l'esistenza del fenomeno. La ragazza asiatica che usava il tapis roulant (qui detto treadmill) accanto a me lo teneva pericolosamente inclinato al massimo, le mani saldamente aggrappate alla barra, e raggiungeva una velocità forsennata, che la obbligava a muovere avanti e indietro le gambe, senza quasi sollevarle dal rullo, in un movimento comicamente simile ad un acceleratissimo passo alternato, ben noto ai fondisti.
La vicina di Francesca non era degna di minori attenzioni. Mentre la Fra approcciava l'attrezzo (per la cronaca, l'ellittico), si toglieva lo zaino, estraeva il giornale da leggere durante l'esercizio, sceglieva il programma di allenamento (dal promettente nome "GLUTEAL 1"), la scatenata vicina, iPod fisso al braccio, sudatissima ma, come sempre avviene qui, con la faccia ancora fresca (doping?), aveva già bruciato 1000 calorie, percorso 5 miglia al massimo livello e massima resistenza. Sembra che questo non abbia in alcun modo avuto effetto emulativo sulla Francesca, che, a detta di numerosi testimoni, si sarebbe poi tranquillamente trasferita sul materassino degli addominali, dove è rimasta, sollevando ogni tanto una gamba, per non destare sospetti. Mentre io correvo le mie ultime miglia, la Fra si è trasferita sulla ciclette, Newsweek ben fisso sul manubrio, e ritmo da gita in ciclabile del lung'Adige. Pare che uno dei guardiani della palestra le abbia chiesto se poteva riposarsi sulla panchette invece che occupare un ambitissimo attrezzo...
Scherzi a parte, ci sembra un tipico processo di questo paese: dividere il mondo in cose che fanno bene e altre che fanno male, promuovere all'eccesso le prime e demonizzare le seconde, per poi accorgersi che le cose buone prese all'eccesso possono essere ugualmente pericolose. Basterebbe un sano equilibrio.
1 anno fa
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