"Sole garantito in luglio", così doveva essere Seattle, secondo il taxista. Ovviamente, mentiva, o sbagliava. Nella mia due giorni di Seattle (conferenza), non ho visto il cielo, e tanto meno il sole. Nemmeno per un minuto.
Ma non è stato affatto male.
Intanto, l'albergo: in centro, dalla stanza — allungando la testa — si vedeva anche la baia e la punta dello Space Needle faceva capolino da dietro un altro edificio.
Il cibo niente male. E questo era atteso, visto che a Seattle abbiamo fatto forse la migliore cena americana. Questa volta abbiamo provato il wasabi bistro (ottimo sashimi) e Palomino, un quasi-italiano (antipasti frittissimi, crab cake dignitose e vino con rincaro ridicolo).
A differenza di Santa Barbara, poi, la scelta dei locali post-cena è vastissima. Abbiamo dedicato una serata al Tula's, dove suonava un quartetto jazz non eccezionale ma simpatico e una al Whisky Bar, un classico dive bar. Qui, di nuovo jazz, decisamente meno gradevole, e un round di biliardo.
Piacevole. Al prossimo luglio, Seattle!
1 anno fa
E poi li chiamano viaggi di lavoro...
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