18 giugno 2006

17 giugno 2006

breath of god

Il giorno di Italia-USA ai mondiali. Come nelle migliori previsioni, dopo le altisonanti dichiarazioni dei giorni passati, ne esce una partita noiosa e sgarrupata. Sopportabile solo perché guardata a casa di americani amici di Vanni e Giuliano e quindi giustamente arricchita dagli sfottò reciproci.

Visto che tutti si divertono a dare i voti ai giocatori, farò anch'io la mia classifica:

10 meritatissimo punteggio massimo per "breath of God" come è soprannominato qui lo spray magico in dotazione ai nostri. L'afflato divino cura i nostri (cam)peones, ma non giova alla nostra immagine. No, davvero. I telecronisti americani si fanno beffe dei nostri apertamente: "Ah, già rientrato. E passato tutto: guarda come corre". Ma i boati di disappunto da parte del pubblico quando uno dei miracolati rientra in campo si sente anche in Italia? Imbarazzante.

9 per lo splendido tocco di Zaccardo. Non scherzo. Se avesse fatto un gol così Ronaldinho, sarebbero tutti qui ad osannarlo, i ragazzini in cortile a provare ad imitarlo, la Nike a sfornare un altro spot. E invece, solo perchè si chiama Zaccardo e non è brasiliano, tutti giù a criticarlo. Ingiusti.

8 gli anni per cui manderei De Rossi in Siberia a sbollire gli ardenti pensieri. Anche se, in fondo, è già un passo avanti rispetto alla gara di sputi dello scorso mondiale. Magari nella prossima edizione riusciamo finalmente a far fuori un avversario, eh? Comunque, quando i nostri ospiti notavano sarcastici la "fragilità" dei nostri giocatori, almeno potevamo ribattere che, nonostante i mille falli subiti, nessuno di noi era uscito sanguinante. Rocciosi.

Voto 7 ai telecronisti della ESPN, che, evidentemente, di calcio non capiscono moltissimo, ma sanno fare di conto come nessun altro (sospetto si allenino col baseball, che, di fatto, è un esame di statistica mascherato da sport). E così hanno iniziato al 20mo minuto del primo tempo a fare simulazioni per capire in quali casi il team americano sarebbe riuscito a passare il turno. Con tanto di sovraimpressioni sullo schermo che bloccavano la visuale delle azioni. Matematico.

6, solo in virtù delle nuove leggi sulla privacy, ad ESPN, che ogni 10 minuti mandava in sovrapposizione la grafica per ricordare che quelli in blu sono gli italiani e quelli in bianco gli americani. Senza parole.

Voto 5 per i telecronisti della ESPN, sì di nuovo (poi si fa la media), che dopo l'espulsione del primo dei loro hanno iniziato a lamentare un arbitraggio scandaloso: "ha rovinato la partita, sbagliando in continuazione". CNN ci ricorda che nel 2003 lo stesso arbitro "awarded a penalty kick against the Americans in the 2003 Confederations Cup". Mmmh, dov'è che l'ho già sentita questa storia? Magari un giorno vi mandiamo Moggi, così imparate un po' come si fa, ok? Dilettanti.

4 le volte che Gilardino ha toccato palla e altrettante le volte in cui è stato chiamato Gilardiño dai soliti telecronisti. Sì, è un po' sparare sulla croce rossa, ma tant'è. Viva o Brasil!

3 come i tifosi americani ripresi sugli spalti: grassissimi, a petto nudo, con scritte le lettere "U', 'S', 'A' sui loro panzoni. Quand'è che giochiamo contro la Svezia?

2 le volte in cui l'Italia è stata definita una powerhouse del calcio mondiale. Ma dopo i primi 10 minuti non ci credevano più nemmeno quelli di ESPN. Creduloni.

1 come il numero di punti conquistati dagli Stati Uniti in partite di coppa del mondo disputate in Europa. Sì, gli americani vanno pazzi per la statistica.

Non vedo l'ora di riprendere i tornei di calcio intramural dell'università...

16 giugno 2006

Relazioni internazionali


Quarter finito. Finalmente. Per festeggiare, un pomeriggio in spiaggia a cercare di accumulare il sole non goduto negli ultimi tempi. La buona notizia è che anche il clima ultimamente si è messo al meglio: meglio tardi che mai.

Oggi pare sia il giorno dell'incontro D'Alema-Rice. Come al solito, non è che i media locali abbondino di notizie sulla questione, ma qualcosa si riesce a leggere. Vista l'aria che tira in tema di Iraq e affini, non sarà facile...

12 giugno 2006

world cup

Ebbene sì, la coppa del mondo è arrivata anche in queste terre abbandonate dal dio del pallone e dedite agli strani culti del basket, football, baseball e (perfino) hockey.

La partita (meglio, il secondo tempo, causa penultima lezione del corso) l'ho vista allo UCEN, nella grande sala dei fast food: proiettore contro la parete, colori molto sbiaditi, palla praticamente invisibile a meno di non indovinarne la traiettoria, commento a basso volume e americano (non il massimo: come se Bruno Pizzul commentasse una partita di cricket, per intenderci). Discreto pubblico: un centinaio di persone, una 15ina i connazionalii.

Una nota è subito evidente: calcisticamente non siamo molto simpatici. Certo, c'è il fascino della piccola squadra che lotta con la favorita, il davide contro golia, la speranza del risultato a sorpresa. Ma non giustifica il fatto che a tifare Italia fossimo praticamente solo noi "immigrati". Mi sembra statisticamente improbabile che tutti gli altri 80 fossero immigrati ghanesi. Due consigli, quindi, ai nostri per risultare più simpatici fuori dai confini patri:

  • Quando cadete sotto i temibili colpi degli avversari, piombando a terra come trafitti da uno spietato cecchino o tramortiti dallo scontro con un tir o con i polpacci mangiati da un feroce leone, state a terra per un po' e prendetevi almeno un paio di minuti prima di tornare a trotterellare per il campo. Qui—non me lo spiegherei altrimenti—lo spray magico, quello che fa passare istantaneamente il terribile dolore, ancora non è arrivato e se vi ristabilite subito, gli autoctoni (maliziosi o forse invidiosi per i progressi della nostra medicina) penseranno che forse poi l'intervento subito non era poi così criminale e inizieranno sghignazzare e fare battutine.
  • Moggi, la prossima volta, cerca di farti beccare lontano dalle competizioni internazionali, ok? Altrimenti i maliziosi di cui sopra inizieranno a sostenere che il liscio di Kuffour è stato troppo preciso per essere casuale e gli italiani pagano bene e gioca nella Roma ed ecc. ecc.


Gli americani riesco ancora a metterli in riga ricordando il loro 3 a zero, con tutti gli altri però è un po' più difficile... E speriamo in bene per sabato!

04 giugno 2006

Commencements



Puntuale come ogni anno, è iniziata la stagione dei commencement, le grandi celebrazioni per la graduation: i laureati in toga scura, i cappelli che volano in aria, la marcia per il campus, le bici abbandonate perché da domani si inizerià a guadagnare abbastanza per comprarsi la macchina, e così via, come si vede nei film.

I campus più prestigiosi fanno a gara per assoldare le celebrità più in vista per tenere il discorso finale, l'address ai laureati e alle loro famiglie. Ormai il commencement address è di fatto un genere retorico ben codificato, con le sue regole e variazioni sul tema: la battuta iniziale, il costo dell'educazione, gli insegnamenti da praticare nella vita, lo slanciarsi nel mondo là fuori senza timori, il fallimento e il successo.

Qualche speaker, però, riesce ancora ad andare oltre gli schemi. Due esempi: Al Franken, il comico, ad Harvard nel 2002—ogni frase una battuta, satira su tutto e tutti—e, qualche giorno fa, Bloomberg, il sindaco di New York, alla Johns Hopkins—con un discorso fortemente politico e critico sull'indipendenza e il valore della scienza.

Update: ho trovato anche il discorso di Stephen Colbert al Knox college. Lui è il comico che aveva fatto splendida satira alla cena di gala per la stampa alla Casa Bianca.

01 giugno 2006

Italians

Nostro malgrado, conquistiamo spazio su un paio di pubblicazioni che tipicamente non ci dedicano molta attenzione.

The Onion, il giornale satirico, fa un breve ma pungente accenno politico. Non saprei esattamente come interpretarlo, ma non sembra che la posizione di capo del governo italiano sia esattamente tenuta in altissima considerazione...

Wired, il giornale di cultura tecnologica, ospita un pezzo di Schneier che si conclude con una rievocazione della famosa "legge delle scontrino" nostrana. Giudizio non troppo positivo sulla legge e nemmeno sull'ambiente:
In Italy, tax fraud used to be a national hobby. (It may still be; I don't know.)


Viene il sospetto che si possa usare il secondo articolo per spiegare la battuta di theonion...