26 settembre 2007

Eccoli qui!


Ecco la foto della mia mamma e del mio papà!
La California li ha accolti con un caldo più che estivo tanto che mio papà ha sfidato il freddo Pacifico con un bagno lampo.

Beh, inutile dire che stiamo macinando miglia su miglia e che siamo felicissimi di averli qui!

24 settembre 2007

Orto update

Venerdì e sabato ha piovuto, era da marzo che non pioveva e tutti abbiamo accolto l'acqua con gioia...soprattutto il nostro orto che veniva da due giorni di secca (mea culpa).
Le foto sono della sezione fagiolini e zucchine.




Ieri siamo stati a Los Angeles, il motivo principale della visita era andare a prendere i miei che arrivavano all'aeroporto (arrivati, tutto bene), ne abbiamo approfittato per andare a salutare Giacomo ed Isabella, due amici che fanno il PhD a UCLA. Quanto mi sono piaciuti UCLA and Westwood (il quartiere in cui e` inserita). Mi sto ricredendo anche su Los Angeles!

20 settembre 2007

Nell'oceano con i delfini

Delfini a El Capitan Beach

Sabato scorso ci siamo concessi una mattinata rilassante in spiaggia.
Abbiamo scelto di andare a El Capitan Beach, una ventina di minuti a nord di Santa Barbara.
Mentre pensavamo se entrare in acqua o meno hanno cominciato a sfilarci davanti agli occhi dei delfini che nuotavano non troppo lontano dalla riva.
Ovviamente non trovavo la macchina fotografica, poi non si accendeva, poi non trovavo più i delfini, fatto sta che sono riuscita ad immortalare solo le due coppie in rosso nella foto.
Ma è stato un bello spettacolo.
Approfittando del gran caldo abbiamo anche fatto quella che probabilmente è stato l'ultimo bagno della stagione.
Due colleghe mi hanno detto che nel canyon che va dalla spiaggia verso l'interno hanno da poco costruito un "camping" con tende fisse con la struttura in legno, bagni privati, lenzuola di seta, e centro benessere...alla faccia del campeggio!

17 settembre 2007

la parola della settimana: foreclosure

foreclosure sign
La parola di questa settimana è foreclosure. Il dizionario ci dice che deriva dal latino fors (fuori) e clore (chiudere), letteralmente, quindi, significa "chiudere fuori". L'accezione in cui è diventato termine comune, almeno in quest'ultimo tribolato mese, è quella tecnica del pignoramento, che chiude fuori di casa il proprietario insolvente nei pagamenti del mutuo.

Il New York Times ha un'ottima pagina che riassume temporalmente i principali avvenimenti che hanno portato alla crisi dei mutui e quindi all'esplosione del numero di foreclosure. Passato il primo spavento, ci si inizia a chiedere di chi sia la colpa. C'è solo l'imbarazzo della scelta.

La Fed, nella figura del suo celebrato Greenspan, è ora accusata di avere tenuto per anni troppo bassi i tassi di interesse, favorendo credito facile, mutui poco costosi e, di conseguenza, la bolla del mercato immobiliare.
Parecchia gente si è imbarcata in mutui "jumbo" (no down payment, copertura di fino al 100% del bene della casa, tassi bassi ma variabili) su cui ora, a causa di un rialzo dei tassi, piccoli incidenti di percorso (un licenziamento, una malattia, ecc), ricaduta del mercato immobiliare e conseguente prosciugamento della linee di credito basate sulla equity dell'immobile, non riesce più a pagare le rate.
Le banche hanno per anni facilitato in ogni modo lo sviluppo dei mercato dei mutui, (le divisioni mutui erano tra quelle che rendevano profitti a 2 cifre percentuali), rendendo accessibili anche a clienti subprime (i più a rischio di insolvenza) i propri prodotti.
I grandi investitori (hedge fund, investment fund) hanno scommesso che la bolla immobiliare non sarebbe scoppiata mai e hanno allegramente accumulato prodotti finanziari basati sui mutui. Caduti gli ultimi, cadono anche i primi. A volte spettacolarmente, come nel caso del mitico fondo Alpha di Goldman Sachs, per cui è stata necessaria l'iniezione di 3 miliardi di dollari (sì, miliardi) per evitarne il collasso.
Le compagnie di rating, infine, hanno ignorato il problema, continuando ad assegnare valutazioni positive a compagnie e investimenti estremamente a rischio.

Per aggiungere al danno la beffa, il mercato immobiliare di Santa Barbara rimane, noncurante di tutto ciò, in continua crescita: ci toccherà affittare ancora per un po' visto che il prezzo mediano di una casa qui supera il milione di dollari...

15 settembre 2007

Benvenuto Nicola

Un breve post per dare il benvenuto a Nicola, figlio di Federica e Alberto, nato ieri pomeriggio.
E` bellissimo e mamma e papa` stanno bene!

Congratulazioni!

14 settembre 2007

back from down under - part 3

Ovvero, la (temibile) foresta tropicale.

Per ingannare l'ultimo giorno (non si può volare il giorno successivo ad un'immersione), abbiamo fatto un giro nella rain forest che circonda Cairns.
La guida era un omone decisamente esperto dei luoghi, fauna e flora, e con indiscutibile parlantina. Oltre a lui, stipati su una efficiente ma poco comoda jeep, c'eravamo noi 3, una coppia di inglesi di Southampton in luna di miele e un texano.

Abbiamo fatto un gran giro: lasciato Cairns verso le 9 e siamo rientrati all'albergo alle 6. Abbiamo fatto sosta in vari punti della foresta: è sostanzialmente una foresta tropicale—qui tra gennaio e maggio piove una gran quantità d'acqua—e la natura qui è rigogliosa come in poche altre parti al mondo. Una cosa sorprendente è che il limite tra la foresta e i bushes (zona con vegetazione secca, piuttosto arida) è molto netto e repentino: letteralmente, si supera un tornante e si passa dall'una all'altra regione.

Avevamo letto che l'Australia è un paese pericoloso: la foresta è senz'altro uno dei posti che maggiormente contribuiscono a questa fama. In cima alla lista dei pericoli accuratamente e trucemente descritti dalla guida è lo stinging tree: una pianta apparentemente innocua, le cui foglie però sono dotate di delle specie di aghi di vetro contenenti un potente veleno. Se le tocchi, anche attraverso i vestiti, o anche per via indiretta, per esempio, toccando un bastone che ne è venuto a contatto, le scaglie si infilano nella pelle e liberano il veleno. Il che produce un dolore intollerabile che dura per 3 mesi. Non a caso, il nome aborigeno della pianta è gympie gympie, che vuol dire "male male". Ovviamente, non esiste antidoto, ma solo una serie di rimedi temporanei (urinare sulla ferita sembra la soluzione degli aborigeni, gli occidentali ricorrono ai pain killer). Altrettanto ovviamente, basta un nonnulla per far riemergere il dolore originario: stare in una stanza con l'aria condizionata troppo fredda (il freddo contrae la pelle, le scaglie sono compresse e il veleno residuo è liberato), bagnare il posto della puntura (l'acqua fa fuoriuscire altro veleno). Altro rimedio degli aborigeni, noncuranti della triste, anzi dolorosa ironia del procedimento, è usare il succo estratto dalle radici della pianta
come narcotico. Ovviamente, se ingerito in quantità eccessive il succo
frigge il cervello.

Altra piantina di tutto rispetto è una specie di felce dotata di sottili "liane uncinate". L'idea è che la pianta ha bisogno di luce per crescere e per salire verso l'alto attacca le liane alle piante circostanti e le usa come appoggio per svilupparsi in altezza. Le liane, per quanto sottili, non più di qualche millimetro, sono estremamente resistenti, oltre che estremamente solide nell'aggancio. Morale: nella foresta si gira con i finestrini chiusi, perché se una liana si aggancia al braccio di una persona mentre la jeep procede spedita è in grado di tagliare di netto l'arto. Effetto simile, ma ancora più pulp, se, anziché al braccio, si attacca alle palpebre.

Una terza piantina, di cui non ricordo il nome, è del tutto innocua esternamente, ma il suo succo può paralizzare le vie respiratorie. Ovviamente, non è necessario berne copiosamente per ottenere questo effetto: basta invece, per esempio, portare a contatto delle labbra un dito su cui si è poggiata
una goccia del pericoloso succo.

Il meglio (ma niente foto: per fortuna non lo abbiamo visto) è il cassowary, una specie di uccello preistorico sopravvissuto all'estinzione le cui dita sono razor-sharp e che, se incontrato, in un caso su due si allontana, nell'altro caso (quello sfigato) attacca a testa bassa. In questo caso, usa le zampe come spade e colpisce all'altezza della pancia, strappando le viscere al malcapitato di passaggio. L'unico consiglio datoci dalla guida è stato di abbracciare un albero, usandolo sostanzialmente come scudo. Inutile invece correre visto che la bestia raggiunge facilmente i 60 km/h.

Davide ed io abbiamo anche fatto il bagno in un lago di origine vulcanica. L'acqua era freddina, ma, ci è stato garantito, non ospitava coccodrilli. Fatto sta che, per il fresco o il pensiero dei rettiloni, il bagno è stato decisamente breve!

Non tutto il viaggio è stato pericoloso. Una pianta piuttosto comune, e per una volta, innocua per gli uomini, è una specie di fico che cresce sopra un altro albero e poco a poco lo soffoca. Le radici del fico crescono dall'alto verso il basso, alla ricerca della terra, e abbracciano, nascondendolo e soffocandolo, l'albero ospite. Il risultato è un incredibile, e a volte enorme, intreccio e groviglio di vegetazione.
Abbiamo anche visto dei canguri selvatici: quando si accorgono della presenza della jeep rimangono immobili (e sono piuttosto difficili da individuare nella vegetazione) e poi tipicamente fuggono via con dei veloci salti.

Per finire in bellezza, usciti dalla foresta e rientrati nella civiltà il buon guidatore ha pensato bene di allietarci con una serie di storie dell'orrore australiane, tutte rigorosamente vere, tipo l'escursionista inglese che si perde nella foresta e sopravvive per 4 giorni; i 3 tipi rapiti da un pazzo nell'outback (la zona desertica interna) di cui solo uno sopravvive; gli attachi con lance degli aborigeni; e variazioni sul tema.

Aiutoooo!

Esagerazioni a parte, il tour, organizzato da Wilderness Eco Safaris è stato davvero interessante: consigliato a chiunque passi per Cairns!

13 settembre 2007

back from down under - part 2



Sottotitolo: Dove si va allo zoo e ci si immerge.

Canguro

Terminata la conferenza, insieme a Davide e Giovanni, iniziamo a spostarci verso nord. Facciamo tappa a Brisbane: città molto moderna, in rapida evoluzione, attraversata dall'omonimo fiume e ricca, almeno per quello che abbiamo visto, di ristoranti, locali e punti di aggregazione.

Koala

Nei pressi di Brisbane, abbiamo visitato il Currumbin Wildlife Sanctuary, una specie di zoo contenente la maggior parte degli animali tipici dell'Australia: canguri, koala, coccodrilli, diavoli della Tasmania, dingo, wombat, wallaby e una quantità e varietà infinita di uccelli.

Barca

Il giorno successivo ci siamo spostati a Cairns. La costa è a circa un'ora di barca dalla barriera corallina ed è quindi un posto perfetto per fare SCUBA diving. La nostra barca è partita da Port Douglas e ha fatto rotta verso il Blue Ribbon, una zona particolarmente ricca della barriera. Lì ci hanno aspettato 3 fantastiche immersioni: le foto rendono solo parzialmente l'idea, ma chiunque abbia fatto SCUBA o snorkeling capirà la meraviglia dei colori e la varietà dei pesci che abbiamo visto.

Pesci

12 settembre 2007

back from down under - part 1

Obbligatorio reportage della vacan... *ehm* viaggio di lavoro australiano.

Il viaggio è andato molto bene, nonostante l'inizio tutt'altro che splendido: volando attraverso la linea della data, ci siamo bruciati in pieno il lunedì del Labor Day, uno di quei pochi giorni di holiday americani. Bruciati nel senso che siamo passati direttamente dalla domenica al martedì. Non chiedetemi come sia possibile, è successo.

La vista dalla camera del Crown Plaza, Surfers Paradise
Siamo poi arrivati a Surfers Paradise (è il nome della città. No davvero), sulla Gold Coast. Sarà anche il paradiso del surfista, fatto sta che dopo 5 anni di siccità i nostri 3 giorni di permanenza lì sono stati accompagnati da pioggia costante e vento fastidioso. A testimonianza, la foto dalla stanza con minaccioso nuvolone nero lungo chilometri. Il maltempo non ci ha comunque impedito di fare un'uscita di surf pomeridiano a Rainbow beach. Gli esperti di surf, guardando le onde, commentavano in deliquio "guarda che shape".

Ma il lavoro, dicevo. La conferenza è stata interessante e la presentazione è andata bene. L'albergo era carino e ci era anche capitata una camera con gran vista sull'oceano.

Avvenimenti degni di nota di questi primi 3 giorni:

  • Incontro col romano: durante uno dei giri di esplorazione delle spiagge alla ricerca del break migliore, incontriamo un mitico romano, che, sentendoci parlare in Italiano, ci apostrofa con "Ma che, siete italiani?" (immaginate il pesante accento della capitale) "Eran 4 quattro giorni che non sentivo parlare italiano". E noi a pensare "Be' sai, in Australia può capitare".
    Rainbow Bay Beach, Coolangatta
    Poi gli chiediamo un po' di informazioni sui posti migliori per surfare e gli chiediamo cosa faccia da quelle parte e lui risponde "Mah, io faccio surf", con lo stesso tono di quello che diceva "vedo gente, faccio cose". Splendido, è diventato per qualche giorno il nostro modello di vita.
  • Pranzo con le bestie: come attrazione della conferenza ci viene offerta una specie di lezione sulle bestie australiane.
    Coccodrillo al Currumbin Wildlife Sanctuary



    Si presentano due ranger di un parco vicino armati di, nell'ordine (di pericolosità, si intende):


    1. piccolo coccodrillo (quello nella foto è il papà): lunghezza circa mezzo metro, bocca saldamente legata con del nastro adesivo, forza mandibolare sufficiente a strappare di netto un dito;
    2. enorme serpente (non ho capito come si chiamasse ma era tipo un pitone): non velenoso, ma una strizzata di quello è sufficiente a mettere fuori gioco una persona ben stazzata. La ranger, incurante del pericolo, se lo teneva avvolto addosso; io, ovviamente, me ne sono tenuto ben lontano;
    3. cavallette giganti: almeno 15 centimetri di lunghezza, grosse ali, ma peso eccessivo per permettergli di volare.

  • Dopocena con gli aborigeni: sempre a cura del servizio intrattenimento della conferenza, un gruppo di aborigeni si esibisce in una serie di danze tradizionali. Momento clou l'accensione del fuoco per sfregolamento di bastoncini e paglia: l'operazione richiede 2 tentativi prima di aver successo e un buon 10 minuti di lavoro per poi, alla prima scintilla, essere bloccato dall'addetta dall'albergo che temeva l'accensione dell'allarme anti-incendio. Non è più l'Australia di una volta...


To be continued per il resoconto dei giorni successivi: zoo, immersioni e foresta tropicale!

09 settembre 2007

Update

Questa triste serie di post senza foto sta fortunatamente per finire con il ritorno (martedì) di Marco e soprattutto della macchina fotografica.

Per il momento vi segnalo che:

1) l'orto procede e s'inverdisce non solo di giorno in giorno, ma d'ora in ora (da questa mattina a questa sera erano spuntate 4 piante di fagioli);

2) oggi era la giornata di manutenzione generale della zona degli orti ed è stato divertente lavorare e mangiare con i nostri colleghi ortolani;

3) ieri Barak Obama è venuto a Santa Barbara per una cena di fundraising a casa di Ophra. Questa mattina ho scoperto che, prima della cena, ha anche fatto un comizio nel campo sportivo del locale City College. Nonostante io legga giornali e blog locali, non l'ho saputo...uffa, mi sarebbe piaciuto andarci e cominciare a farmi un'idea su questa prossima campagna presidenziale;


4) domani inizia un'altra settimana di lavoro. Pfuff!

06 settembre 2007

Hairspray

In attesa di veder comparire un post da downunder vi segnalo un film molto carino che ho visto questo pomeriggio in un cinema semi-deserto (che gioia andare al cinema di pomeriggio): Hairspray.
Un musical, divertente, intelligente, con un cast bravissimo, tra cui un John Travolta-donna al suo meglio, e una colonna sonora indimenticabile,
Garantisco che la voglia di ballare alla fine del film sarà alle stelle!

04 settembre 2007

La semina

Marco mi ha lasciata senza macchina fotografica e quindi non posso mostrarvi le prove, ma domenica io, Federica e Alberto abbiamo seminato e piantato.
Certo non si può dire che noi si sia tirato indietro sulla varietà.
Abbiamo piantato erbe aromatiche (basilico, rosmarino, menta, erba cipollina, prezzemolo), verdure (insalatina, rucola, sapinaci, bietole, zucchine, carote, peperoni, melanzane, peperoncini e fagiolini e pomodori), e poi alcune zucche...
se solo la metà dei semi produce qualcosa possiamo mettere su un banchetto!

Vi tengo aggiornati!

02 settembre 2007

Il Ranch

Due settimane fa, alla Baby Shower per Federica (una specie di festa che si organizza per le amiche in dolce attesa in cui si portano regali per il bambino e di solito si fanno giochini vari a sfondo bambinesco — non è stato questo il caso, per fortuna), abbiamo conosciuto un gruppo di neo, o presto-mamme, con rispettivi mariti. Tutte persone molto simpatiche, con storie interessanti e, guarda caso, quasi tutte straniere (o almeno una metà della coppia non americana).

Ci siamo poi rivisti con loro la settimana dopo al compleanno di Federica e un paio di giorni fa abbiamo ricevuto un invito per passare un pomeriggio al ranch.

Federica mi aveva parlato di questo posto meraviglioso: Lauren Spring Ranch, a mezz'ora da Goleta, sulle montagne, composto da tre o quattro casette, una piscina, una jacuzzi affacciata sull'oceano, uno stagno e tanta tanta pace.


Ci vive una di queste coppie, lui italiano, ex-proprietario di un ristorante a Salt Lake City, lei americana, ostetrica.
Qui al ranch si occupano di cucinare quando arrivano i gruppi ospitati in questa struttura. Non sono da soli a gestirla, ci sono altre 6 o 7 persone, che vivono stipendiate, per mandare avanti la struttura.
La padrona sembra essere una signora ricchissima, tutta yoga e new age che ogni tanto (quest'anno non più di tre volte) organizza questi raduni di gruppi vari. Chicca di costume: il ranch negli anni Ottanta era di Jane Fond

La vita lassù sembra essere il paradiso anche perchè, quando i gruppi non ci sono, è sufficiente occuparsi dell'orto e degli animali.


Abbiamo passato un pomeriggio bellissimo e riposante, tra bagni in piscina, carne alla griglia e partitelle a calcio. A me è servito a rilassarmi e a non pensare troppo che questa sera Marco parte per l'Australia...sigh...sigh...me tapina!