27 marzo 2007

Attivi per la vita!

Questi primi giorni di lavoro è stato tutto un cercare di "prendere le misure", di capire come funzionano le cose, chi sono e cosa fanno i colleghi.

Giovedì sono stata avvicinata da una collega che mi ha chiesto se volevo, nella pausa caffè, andare a fare una passeggiata veloce con gli altri.
Presa così su due piedi ho accettato e ...la faccio breve...mi sono trovata iscritta al programma aziendale "Attivi per la Vita".
L'obiettivo generale è promuovere uno stile di vita sano. Ogni partecipante si impegna, per dieci settimane, a migliorare il suo stile di vita.
Per registrare i progressi si accumulano punti: un punto per ogni minuto di camminata o attività fisica svolta, uno per ogni frutto o verdura mangiata, 5 per ogni volta che si lavora il giardino o si va al "mercato dei contadini". Ovviamente è tutto basato sull'honor system, nessuno può, né deve, controllare.
Si possono anche accumulare "bonus point" se si incoraggia un collega, se si mette in comune una ricetta "naturale", se si propone un'attività per tutto il gruppo.

Eh sì, perchè sebbene si competa a livello aziendale con altre aziende, per rendere la cosa più avvincente, al nostro interno siamo divisi in sottosquadre che competono tra loro.

I colleghi compagni di squadra hanno preso questa faccenda molto seriamente, come un'occasione per migliorare il loro stile di vita (che in molti casi qui negli Stati Uniti è completamente insalubre), io, nonstante la mia assoluta correttezza nel registrare i miei punti, non riesco a non vedere un leggero lato fantozziano nelle "passeggiate nel parcheggio in pausa caffè" e nelle email motivazionali che ogni giorno mi arrivano nella posta elettronica.

Comunque la settimana scorsa, complice la presenza dei genitori di Marco, ho accumulato un sacco di "punti-camminata" e oggi mi è arrivata una mail di congratulazione dalla capo squadra con dei punti bonus...la mail è stata mandata, per conoscenza, anche alla mia supervisor...mi valesse qualche ora di ferie in più...

26 marzo 2007

Pausetta


Tutti gli studenti di UCSB sono in vacanza, "spring break" lo chiamano qui. Anche noi andiamo in un po' in vacanza dal blog per trascorrere un po' di tempo con i nostri ospiti che vedete in foto!

20 marzo 2007

medium and message

Il primo vero colpo di questa lunghissima campagna elettorale presidenziale sembra sia stato davvero battuto. Il formato: un video. Il luogo: youtube, ovviamente. Il riferimento culturale: apple. Il risultato: a watershed moment in 21st century media and political advertising (addirittura?).

Ma andiamo con ordine. All'inizio di Marzo, un certo ParkRidge47 pubblica su youtube un video in supporto di Obama e ferocemente critico di Hillary. Il video è uno spoof (per gli evangelici del web2.0: un mashup) di un famoso spot prodotto da Apple per il SuperBowl del 1984 per presentare il nuovo Macintosh. Il tema è orwelliano: il grande fratello dalla voce suadente e monotona, l'enorme schermo televisivo, le schiere di grigi droni, la giovane donna con il martello che spezza l'incatenamento. Il messasggio: "think different". Il mashup rimescola gli ingredienti: il grande fratello è Hillary, la sua nenia l'annuncio della candidatura, la donna salvatrice ascolta l'iPod e porta sulla maglietta il logo della campagna di Barack, il messaggio diventa "vote different".

Il tutto rimane sotto traccia per quasi due settimane, gira nel circolo dei blog, poi il video arriva in cima alla lista dei più visti di youtube e i media mainstream se ne accorgono. Il San Francisco Chronicle pubblica un paio di articoli di analisi, USA today li rilancia, Fox trasmette il video ossessivamente e spara sui "democrats".

Arrivano i primi commenti ufficiali:
Barack: non ne sappiamo nulla e non abbiamo le capacità tecniche per realizzare qualcosa del genere. Ovvero: cosa diamine sto pagando a fare i miei marketing experts? Ma in fondo non ci dispiace troppo.
Hillary: no comment. Ovvero: il video è fatto troppo bene perchè non ci sia lo zampino (e i soldi) di Barack. Ma, ehi, cosa diamine sto pagando a fare i miei marketing experts?
Blogger democratici: potrebbe essere una manovra dei repubblicani per mettere Hillary e Obama ai ferri corti, il video è troppo professionale per essere opera di un attivista.
ParkRidge47: è stato facile.

Cosa portare via da questa vicenda?

Le campagne elettorali si fanno sempre di più con le nuove tecnologie. E questo l'aveva dimostrato Howard Dean nel 2004, che aveva condotto la campagna elettorale (e raccolto gran soldoni) via Internet. Quattro anni dopo, siccome un'immagine vale più di mille parole e abbiamo la banda larga, oltre a leggere i blog, converrà tenere sott'occhio youtube.

L'anonimato di Internet permette di lanciare messaggi che mai un candidato potrebbe permettersi di lanciare (non a questo punto della campagna, almeno). Altro che opinion poll: getto il sasso e vedo l'effetto che fa. Allo stesso tempo, diventa più difficile per un candidato tenere completamente sotto controllo la propria campagna elettorale.

I movimenti grassroot (veri o presunti tali) contengono energie e idee che i gruppi ufficiali non hanno o non possono avere. Certo, i risultati non sono sempre così professionali o eclatanti come in questo caso (attivista? professionista? al soldo di chi?), ma una veloce ricerca su google mostra chiaramente il fermento delle comunità spontanee.

Ma, come sempre, alla fine della strada ci sono le primarie.

17 marzo 2007

X FILE

Da circa dieci giorni, la mattina troviamo sul ballatoio del nostro pianerottolo, sotto la finestra della cucina, un macello composto da piccoli pezzi di rametti, foglie sminuzzate, sassolini ecc... (v. foto).


Regolarmente li spazziamo via per poi ritrovarli uguali la mattina dopo...qualcuno ha un'idea di che tipo di fenomeno possa essere?

14 marzo 2007

Job Market

Nonostante avessi cominciato ad insegnare italiano, non avevo abbandonato la ricerca di un lavoro un po' più stabile e redditizio.
L'ultimo colloquio che ho fatto è andato a buon fine e oggi ho cominciato a lavorare part-time in un ufficio dell'Università della California che cura gli scambi con l'estero di professori e ricercatori.

Al di là della mia personale gioia, è stato interessante vedere cosa vuol dire "mercato del lavoro flessibile e aperto".
Personalmente non sono mai stata una fautrice della "flessibilità", ma se flessibilità deve'essere, lo sia anche in entrata, non solo in uscita.
Qui l'impressione è che il lavoro non manchi, ogni giorno, sui vari websites e sui giornali, si trovano nuovi annunci per lavori di tutti i tipi, qualifiche e disponibilità di orario.

Per ogni curriculum che ho mandato ho avuto un feed-back (una mail, una telefonata ecc...), durante i colloqui ho avuto l'impressione di una grande professionalità e imparzialità. Tutti mi hanno trattato con molto rispetto, ringraziandomi per l'interesse dimostrato nella loro ditta (o compagnia, ufficio) e per il tempo e le energie profuse. Gli studi fatti e le esperienze e competenze accumulate sono tenute in grande considerazione.

Oggi il primo giorno: mi è toccato un benvenuto "all'americana", con caffè e paste e giro ad incontrare, uno ad uno i miei colleghi (calcolando che sono circa 30 l'operazione è durata un'oretta), ho dovuto firmare quintali di carte, ho scoperto che esite una stanza, chiamata "quiet room", dove ci si puo` stendere in caso di attacco di emicrania.
La ciliegina sulla torta: bisogna sempre andare vestiti benino tranne il venerdì...casual friday...come nei film...esiste davvero...vi farò sapere se girano abbigliamenti degni di nota.

PS: bello essere tornati a lavorare...ma la sveglia alle sette è stata durissima...
PS": accumulo 5 ore di ferie al mese e 3 ore di malattia...della serie...ci vediamo in Italia nel 2010!

13 marzo 2007

La trappola di...Oggi!

Domani comincio un nuovo lavoro (per scaramanzia voglio aspettare domani a parlarvene) e quindi oggi avevo deciso di godermi alla grande l'ultima giornata da unemployed.
Mi alzo, caffè, saluto marco che va in università, guardo fuori dalla finestra e realizzo che è un'altra giornata bellissima e calda (come da trend degli ultimi tre giorni).
Decido allora di andare da Borders a cercare un buon libro, portarlo in spiaggia e starmene ad arrostire fino all'ora di raggiungere Marco per pranzo in università. Entro nell'enorme libreria e, prima di arrivare ai libri, lancio la solita occhiata alle riviste di gossip che si possono sfogliare e leggere a piacimento. Questa volta pero` sono risoluta nel non perdere tempo e andare dritta tra i libri senonchè...l'occhio mi cade su delle parole in italiano e intravedo, semi-nascosta tra alcune riviste russe, una copia di OGGI del 7 marzo.
La prendo in mano con una sensazione di lieve vergogna (ma poi realizzo che qui nessuno sa che tipo di rivista è OGGI) e la sfoglio fintamente distratta.
Di comprarla non se ne parla nemmeno, ma una sfogliatina...
...morale...
sono uscita da Borders dopo mezz'ora, giusto in tempo per pranzare con Marco.
Poco male, in spiaggia ci sono andata dopo, con un libro di Scienza Politica per espiare!

11 marzo 2007

SummerTime


Oggi a Goleta si è registrato il record di caldo di sempre: 29 gradi reali, 31 percepiti (più di 80 Farenheit). Ovviamente ne abbiamo approfittato per una scappata in spiaggia.

Già da domani le temperature dovrebbero calare e riassestarsi su 21 gradi standard.

Informazione di servizio: oggi qui è cambiata l'ora (con tre settimane d'anticipo rispetto al resto del mondo), ora ci separano SOLO 8 ore anzichè 9.

Altra informazione di servizio: l'abbiamo trovata! La pizza era buonissima! La pizzeria si chiama VIA VAI, è a Montecito (il sobborgo per ricchi, ma i prezzi sono abbastanza popolari), e con il conto ci hanno portato tre caramelle italiane...conquistati!

10 marzo 2007

Pizza!

Non aver ancora trovato una pizzeria degna di questo nome, sta facendo un po' calare il "grado di gradimento" di Santa Barbara.
Questa sera ne testeremo una, candidata a diventare "la nostra pizzeria preferita"

Me l'ha consigliata il mio alunno d'italiano durante un dialogo dal tema "I ristoranti".

Il dialogo è stato più o meno il seguente:

Io: Lei va spesso al ristorante?
Lui: sì , due volte in settimana vado a mangiare la pizza!
(io rizzo le antenne)
Io: la pizza!?
Lui: sì, è molto similare alla pizza italiana: piccola (mmhhmm...), sottile (io mi illumino...), crunchy (mi prenderà in giro?..), con il bordo nero(la cosa si fa vermente interessante).
Io: Che lei sappia il forno è a legna?
Lui: (dubbioso e scuotendo la testa) Nooo...
Io: (super delusa, tornando a concentrarmi sulla lezione) ah, capisco....
Lui: però nel forno c'è albero!
Io: EVVAI!!!!!!!

07 marzo 2007

Tormentoni

Dal dipartimento ogni-paese-ha-i-suoi, un breve resoconto su due tormentoni che ci stanno martellando da alcune settimane e che senz'altro sono arrivati anche in Italia.

Il primo, l'affair pannoloni. Un perfetto triangolo amoroso degno del migliore (o peggiore, a seconda dei punti di vista) Truffaut. Lei, astronauta della NASA, in curriculum un paio di spedizioni nello spazio; lui, un collega; l'altra, un capitano dell'Air Force. Lei, separata da poco, si innamora di lui, che però ha una storia con l'altra. E fin qui niente di terribile. Lei, però, in preda alla gelosia, tende un'imboscata alla rivale, assalendola violentemente. I pannoloni? Per riuscire nel suo piano e raggiungere in tempo l'altra, lei ha guidato ininterrottamente per oltre 900 miglia (quasi 1500 chilometri), indossando un pannolone, per evitare anche le soste "fisiologiche". Da qui il tormentone, non tanto sulla vicenda in sè quanto sull'oggetto misterioso. Come sarà stato il pannolone in questione? Non sarà mica stato di quelli in dotazione alla NASA per le missioni nello spazio, particolarmente contenitivi a quanto si dice? Questo sì sarebbe stato illegale: uso di materiale pubblico a fini privati...

Il secondo, ovviamente, la morte di Anna Nicole Smith e il conseguente circo mediatico. Molti problemi legali e di eredità: chi è il "custode" del corpo? Domanda apparentemente macabra e poco interessante, ma in realtà chi ha deciso del funerale si è garantito anche i diritti per l'esclusiva televisiva. I pretendenti in questo caso erano due: la madre e il compagno-amico-avvocato. Il secondo problema è quello della paternità della figlia di 5 mesi. In questo caso, i pretendenti sono 4+1: il già noto compagno-amico-avvocato, il fidanzatino dell'anno scorso, l'immancabile guardia del corpo, l'improbabile Frédéric Prinz von Anhalt marito dell'impronunciabile Zsa Zsa Gabor, e, infine, l'ipotesi CSI, il miliardario marito texano della Smith, deceduto a 92 anni un po' di tempo fa, dopo, però aver congelato il suo "patrimonio genetico".

Visto che solo la soporifera C-SPAN evita di trattare l'argomento, vi terremo informati!

M&F

05 marzo 2007

Bloody Sunday


Foto cortesia del New York Times.

Domenica scorsa si è celebrata la ricorrenza di uno dei momenti chiave del Civil Rights Movement: le marce da Selma a Montgomery, Alabama. È il marzo 1965, oltre 600 persone si mettono in marcia da Selma alla volta della capitale dello Stato per manifestare in favore del diritto di voto. Ma poco dopo la partenza, i manifestanti vengono caricati dalla polizia: le immagini televisive fanno il giro della nazione, la violenza della carica (da cui Bloody Sunday) sciocca il pubblico americano e conquista larghi favori al movimento. Selma rappresenta il picco di dieci anni di lotta: dal rifiuto di Rosa Parks sul bus di Montgomery, alla guardia nazionale di Faubus contro gli studenti neri, al discorso sul Civil Rights di Kennedy, all'I have a dream di Martin Luther King a Washington DC.

In questo periodo di campagna presidenziale (non manca poi molto!), Selma ha attirato i due candidati democratici più importanti: Barack Obama e Hillary Clinton. Barack è la stella nascente: padre africano, madre americana, cresce a Chicago, da soli due anni al Senato, si fa notare con un discorso strepitoso alla Convention democratica del 2004 e diventa poi famoso con due autobiografie best-seller. Gran retorica, richiamo costante ai principi "alti" del sogno americano, rifiuto delle beghe e degli attacchi politici, lo "skinny boy with the funny name" dovrà dimostrare in questo anno e mezzo prima delle elezioni di saper farsi valere anche sul terreno (spesso fangoso) della politica quotidiana e nelle questioni meno nobili del giorno dopo giorno. Pur afro-americano, il primo, in effetti, ad avere serie possibilità di accedere all'officium presidenziale, non gode, paradossalmente, dell'appoggio indiscusso della comunità nera: non esce dal classico percorso dei civil rights, è, per dirla con Colbert, african african-american.

Di Hillary si sa tutto e niente. Amici influenti, tasche gonfie, l'intelligenza e il carisma di Bill (asset o liability?), i voti guidati più dai sondaggi che dal cuore, la fallita riforma del Medicare alle spalle, un'autobiografia noiosetta data alle stampe anni fa, la capicità di alienare la gente per la sua apparente rigidità e freddezza.

Hillary è data in vantaggio nei sondaggi, ma il gap si sta chiudendo. Barack e HIllary hanno tenuto i loro discorsi a pochi blocchi di distanza, si sono scambiati un abbraccio (una pacca sulla spalla per Bill) e chiuso così (forse) alcuni scambi meno teneri di alcuni giorni fa.

È venuto il tempo di vedere il primo presidente nero o il primo presidente donna?

04 marzo 2007

01 marzo 2007

caffeination



Da queste parti, i posti apparentemente più simili ai nostri bar sono i caffè: il capitalista Starbucks, il meno corporate Peet's Coffee, il più popolare Java Jones, i piccoli caffè a conduzione familiare (pochi ormai). A giudicare da quanti se ne trovano, praticamente uno ogni pochi blocchi in qualsiasi città, si direbbe che gli americani siano innamorati del caffè.

Già, il caffè. Com'è? Be', diverso dal nostro. Certo, esiste l'espresso, ma francamente non vale la pena. Alla fine, una volta fatta l'abitudine, il loro coffee, latte, cappuccino non sono poi male. Se poi siete proprio assonnati, ci si può buttare sul red eye, una notevole miscela di espressi di vario tipo che promette di tenervi allerta per un numero indefinito di ore. Naturalmente, qualsiasi cosa si ordini si può avere solo in dose da cavallo, bollentissimo (da cui la necessità della fascettina di cartone attorno al bicchiere), e da bere sorso dopo sorso per ore e ore.

Il caffè come locale è ugualmente diverso dai nostri bar. I caffè sono il regno della lentezza. Qualsiasi cosa ordiniate ci vorranno almeno 5 minuti prima di averla: riduci in polvere i chicchi di riso, aggiungi la giusta quantità di latte, portala alla corretta temperatura, fallo montare quanto basta... Avete capito. A fianco ai classici tavolini e sedie, potete accomodarvi su sfondati e avvolgenti sofa. Una volta seduti, si è indisturbati padroni del proprio spazio per ore e ore: nessun cameriere che viene a chiedere un po' scocciato se si desidera qualcos'altro, nessun cliente che vi fissa minacciosamente per guadagnare un posto a sedere. Regno dei nullafacenti? Al contrario, in fondo, per quanto quasi slow food, si è pur sempre nella produttiva america: Internet wireless (spesso gratis, non a Starbucks!), ampi tavolini e relativa tranquillità attirano studenti coi loro libri di testo e portatili, professionals coi cellulari e PDA, artisti che disegnano al computer.

Stufi di stare in ufficio? Fate una pausa caffè!