30 gennaio 2008

south carolina e florida



Altro fine settimana (allungato) di primarie, con tanti verdetti.

In South Carolina, Obama fa una landslide, come dicono qui, cioè sbaraglia tutti. Le primarie nello stato del Sud erano state caratterizzate come un confronto tra razza (oltre il 50% degli elettori sono afro-americani) e genere (oltre il 50% degli elettori sono donne). Come si diceva, vince Obama, sia tra le donne che tra gli afro-americani.

Visti i risultati, Hillary deve risolvere (e in fretta) due problemi. Primo, il ruolo di Bill. Nelle ultime settimane, l'altro Clinton ha fatto tantissima campagna, tutta all'attacco contro gli avversari della moglie. Morale: affiorano di nuovo i dubbi sull'eventuale ruolo di Bill alla Casa Bianca ("chi comanda davvero?"), e Bill si becca un invito ufficiale dai vertici del partito a moderare il tenore degli attacchi (nessun ex-presidente era stato così all'attacco, nemmeno, tanto per dire, Bush padre in favore del figlio).
L'altro nodo è come reindirizzare la campagna: i messaggi esperienza-contro-idealismo, donna-contro-uomini non hanno finora funzionato. L'unica carta rimasta sembra quella economica: rievocare (paradossalmente, visto quanto si diceva sopra) i tempi dell'altro Clinton, quando l'economia andava, l'inflazione era sotto controllo, la disoccupazione non esisteva e la borsa pagava le pensioni. Hillary può farcela, riusando magari le strategie della campagna di Bill del 1992, quando al quartier generale dominava un enorme cartello con la scritta "It's the economy, stupid".

Edwards sembra invece aver deciso di abbandonare. Staremo a vedere se e per chi giocherà la carta dell'endorsement (e in cambio di cosa: vicepresidenza? ministero della giustizia?).

Tra i Repubblicani, la Florida decreta la morte politica di Giuliani. Rudy aveva deciso di snobbare le prime primarie e giocarsi tutto nello Stato del sole, dove, azzoppato da scandali, divisioni nello staff, e scarsa raccolta di fondi (nel posto dove più è costoso mandare in onda spot televisivi), raccoglie un misero terzo posto, spianando la strada alla candidatura di McCain.

Aspettando il Super Tuesday...

27 gennaio 2008

Canederlando

Un sabato di pioggia, Federica, Alberto e Nicola a cena...che fare...



Per fare dei canederli col brodo o col ragù
se ciàpa del perzemolo e se lo taja su
farina oio e zigole
luganeghe col speck
pan vecio senza migole
e ‘n toc de formai sgnec

se fa balottole col pan gratà
Do quatrofregole de ai pestà
na meza chicchera de lat e vin
eco i canederli de noi Trentin!






Ensema coi canederli noi altri ghe magnam
na sgionfa de luganeghe e ‘n toc de smacafam
ne pias polenta e finferli la mosa con el lat
polenta co le scodeghe che vanza for dal piat



...il risultato non ha deluso...

22 gennaio 2008

La teoria delle 2 races e la politica come il baseball

Attingiamo al dipartimento la campagna-presidenziale-minuto-per-minuto, anche per rifarci della scena politica italiana, al momento, non troppo esaltante.

Dunque, fine settimana piuttosto pieno, con i caucus democratici in Nevada e le primarie repubblicane in South Carolina. Vediamo come è andata.

Tra le slot machine di Las Vegas ha vinto Hillary, battendo per una manciata di punti percentuali Obama. Il risultato è stato un po' a sorpresa: è vero, Hillary aveva vinto in New Hampshire, rimettendo in piedi la sua candidatura, ma qui Obama aveva ottenuto l'endorsement del potente sindacato dei culinary workers e aveva lottato (e vinto) per permettere che i caucus si potessero svolgere all'interno dei casino, in modo da agevolare il voto dei dipendenti. Risultato: ancora secondo, ancora di poco.
E qui entra in gioco la teoria delle due corse: da una parte quella psicologica, per il momentum, l'entusiasmo dei fan, il convincimento degli elettori e dei contributor. Dall'altra, quella tutta tecnica, del conteggio dei delegati da mandare alla convention nazionale. Insomma, la gara per la percezione contro la gara per i numeri.
Finora i media hanno guardato soprattutto alla prima, contando che se, come di solito avviene, un candidato riesce effettivamente a vincerla, magari ancora nelle battute iniziali della campagna, gli oppositori abbandonano la campagna e tutto il resto diventa irrilevante. Questa volta però Hillary e Obama sono davvero vicini e allora contano davvero i tecnicismi, i conteggi, i baratti e i trucchi del conteggio dei delegati. Ma questo è argomento degno di un altro post. Solo come anticipazione, a Obama che in Nevada annunciava di aver ottenuto un delegato in più di Hillary, il capo dei democratici nello Stato ribatteva che al momento nessuno sapeva l'esatta distribuzione dei delegati e che non sarebbe stata nota fino alla convention dello Stato. E poi noi pensiamo di avere un brutta legge elettorale...

Altre considerazioni degne di nota: Obama sembra in difficoltà tra l'elettorato latino, molto considerevole qui al west, e la cosa non sorprende più di tanto viste i rapporti non sempre idilliaci tra le comunità afro-americane e quelle sud americane. Vedremo come e se saprà reagire. Edwards perde e male e questa è un po' una sorpresa in uno Stato che vanta union molto forti. Sarà difficile per lui riprendersi.

Tra i repubblicani in South Carolina, ha vinto McCain, che quindi ha sepolto i fantasmi che lo inseguivano dal 2000, quando qui dovette di fatto concedere la candidatura a Bush. Ed ecco spiegato il baseball. Come nel baseball, l'esame di statistica mascherato da sport, dove ciò che realmente sembra contare non è la giocata, l'atto tecnico, la trovata tattica, ma invece la percentuale di battute del battitore, il rapporto tra il numero di strike e di ball del pitcher, e il numero di vittorie di una squadra negli ultimi 87 anni nelle giornate di sole con vento contrario, dicevo, come nel baseball, anche in politica spesso e volentieri si tirano fuori gli annuari e si ricorda a McCain che, tra i Repubblicani, chi ha preso la South Carolina ha poi vinto la nomination nel 100% dei casi (dal 1980 in poi). Speriamo McCain non sia scaramantico...

21 gennaio 2008

Caldo e Freddo

Se non avesse vinto la pigrizia e avessi scritto ieri questo post, il titolo sarebbe stato solo "caldo", e il tema una sfacciata celebrazione della settimana di gennaio piu` calda che abbia mai passato. Avrei aggiunto due foto (che blogger al momento non mi lascia caricare), una del pranzo in spiaggia in pataloni corti di sabato e l'altra del bagno nella hot tub di domenica sera.

Invece ho aspettato fino ad oggi, e si è messo a piovere, e Mastella farà cadere il governo, e domani si ritorna a lavorare (oggi era il Martin Luther King's day-vacanza)...e la voglia di celebrare la sunny California mi è passata.
In compenso ho provato a fare dei biscotti, tipo cantucci ma più morbidi, seguendo una ricetta della mammma di Marco, e spero che domani mattina siano ancora soffici e addolciscano il nostro risveglio.

15 gennaio 2008

la parola della settimana: severance



La parola della settimana è severance: letteralmente l'atto di terminare una connessione o relazione (l'etimo è il verbo latino separare) e, tecnicamente, il bonus corrisposto ad un impiegato al momento in cui questi lascia il proprio posto di lavoro.

Anche nella meritocratica America, non sempre l'entità del bonus è correlata alla bontà dell'operato passato, tanto più se il bonus in questione è la severance pay.

Esempio di questi giorni: cosa succede ad un CEO la cui azienda perde miliardi di dollari (circa 11, all'ultimo conteggio) nel mercato dei mutui, ha un andamento in borsa come quello della figura (un anno fa un'azione valeva $45, adesso ne vale $5), manda a casa migliaia di dipendenti (12.000 persone, più o meno), e l'unica cosa che la separa dalla bancarotta è un'offerta d'acquisto di Bank of America? Se l'azienda è Countrywide — quartier generale e tanti uffici ad un tiro di schioppo da qui — e il CEO in questione è l'abbronzatissimo Mr. Mozilo, c'è il rischio che riesca ad andarsene a casa con in tasca un assegno da $115 milioni, 2 pensioni, voli gratuiti sul jet aziendale, e (questo è il meglio) conti pagati al country club fino al 2011.

Sembra che K. Lewis, il grande capo di BoA, abbia commentato "I would guess that he'll want to go have some fun."

13 gennaio 2008

senza preservativi aggiunti



Per un attimo Maurizio Maggi dell'Espresso ci fa davvero preoccupare sulla crisi del mercato immobiliare americano. Nel suo articolo sull'ultimo numero del 2007 scrive che a Miami si vendono "molto bene i cosiddetti condoms". Tiriamo un sospiro di sollievo scoprendo, alla riga successiva, che gli immobiliaristi continuano, in realtà, a vendere gli appartamenti di lusso nei grattacieli con vista oceano (condos) e che non si sono dati al mercato dei preservativi (condoms).

Incertezza linguistica o lapsus freudiano?

08 gennaio 2008

Tears for fears



Secondo i pundit di CNN, autodefinitisi "the best political team on TV", è stata la dimostrazione d'emozione (genuina o simulata?) di Hillary a convincere le donne del New Hampshire ad andare alle primarie e votare per lei. Più probabile, per quanto meno suggestivo, che abbia invece funzionato il lavoro di campagna iniziato mesi e mesi fa e il network di amicizie e contatti che l'altro Clinton, Bill, aveva lasciato qui dai tempi delle sue presidenze.

Fatto sta, Hillary — senza il cognome, come si fa chiamare lei, per distanziarsi dal marito, di volta in volta, prezioso asset o ingombrante fardello — mette qualche risicato punticino percentuale tra lei e Barack Obama e torna a respirare dopo la batosta dell'Iowa. E già si parla — potere delle suggestioni — di lei comeback kid (la ragazzina che ha fatto la rimonta), riandando con la memoria all'altro Clinton, Bill, che così si definì qui, nel 1992, dopo che, quando ormai tutti lo davano per spacciato, riuscì a conquistare un vitale secondo posto, dando inizio, di fatto, all'era Clinton.

Cosa succederà adesso? Difficile dirlo. Una delle prossime tappe chiave, però, è la South Carolina, che con il suo elettorato largamente di colore, dirà se Obama è in grado di assicurarsi il voto degli afro-americani.

Appuntamento a fine gennaio!

06 gennaio 2008

la parola della settimana: snafu



La parola della settimana è snafu: per definizione, uno stato confuso o caotico e, per etimologia, l'acronimo dall'espressione "situation normal: all fouled up", che si potrebbe tradurre con "sempre il solito casino". Apparentemente, l'espressione era tanto comune tra i militari americani durante la seconda guerra mondiale da dare anche il nome, Private Snafu per l'appunto, al protagonista di una serie di cartoni animati di addestramento per reclute.

Lo snafu che ci ha toccato in questi giorni è, per fortuna, ben meno drammatico. La tempesta che ha attaccato la California è arrivata dalle nostre parti un po' infiacchita e, se è vero che in 3 giorni di attività ha scaricato più acqua che nei 12 mesi precedenti, finora è assomigliata più ad un persistente, cocciuto e umidiccio acquazzone, che ad un thriller ambientalista dell'ultimo filone hollywoodiano.


Nonostante questo, come sempre qui quando scende un po' d'acqua, la situazione è immediatamente diventata d'emergenza, con gli autoctoni ben bardati nei loro stivali impermeabili, l'andatura imprevedibile alla guida (o schizofrenicamente veloce o inspiegabilmente lenta), gli incroci allagati e la corrente elettrica tagliata al complesso di edifici cui fa parte il nostro appartamento. Per 17 ore. Sì, diciasette. Una notte e mezza giornata...

Visto che siamo in campagna elettorale: il mio voto a chi interra i cavi elettrici!

PS: grazie a Fede e Abe per aver salvato le nostre vettovaglie ospitandole nel loro frigo!

02 gennaio 2008

Vacation


E` un paio di giorni che volevo scrivere questo post, ma poi i preparativi pre-partenza mi avevano distratto.
L'anno scorso, di ritorno dall'Italia scrivevo "pensieri", un post dal contenuto un po' melanconico. Il rientro di quest'anno mi stimola tutt'altro tipo di pensieri. Sono stati 18 giorni di famiglia, amici, cucina sopraffina, giorni di scarpinate in centro, cappuccini con tanta schiuma e fiumi di chiacchiere. Giorni divertenti, ricchi ma non stressanti.
Sono rientrata con un po' di magone, poco, ma soprattutto felicissima delle vacanza passate.

La foto in onore della cena migliore (non me ne vogliano gli altri)!