26 febbraio 2007

San Francisco



Il tempo non è stato dei migliori, ma San Francisco rimane una città meravigliosa, accogliente, elegante, vivace.
Peccato che ieri, nel ritorno, la pioggia e la nebbia ci abbiano impedito di percorrere la California 1, una strada panoramica lungo l'oceano.
Ci godiamo altri due giorni di compagnia degli zii. Torniamo mercoledì

20 febbraio 2007

latitanza



È vero. È da un po' che postiamo meno del passato. Il motivo? Ultimamente, le nostre giornate sono occupate da un pensiero fisso, un'attesa spasmodica, una speranza che consuma tutte le energie. Stiamo aspettando un pregiato salume (vedi immagine, il nome non è qui ricordabile visto che siamo letti da minorenni), mostrato e brandito via webcam, e infine promesso, e ancora non arrivato nella nostra cassetta della posta... Come dice il proverbio, chi ha orecchie per intendere... ;-)

Scherzi a parte, sabato scorso sono arrivati gli zii della Fra (carichi oltre ogni immaginazione di provviste e leccornie italiche, in totale sprezzo dei doganieri locali) e quindi passiamo un po' più tempo con loro e un po' meno davanti al computer!

17 febbraio 2007

Students march for peace


Foto cortesia di kidicarus222: http://www.flickr.com/photos/kidicarus222/391947015/.



Con un po' di ritardo rispetto al resto del mondo (evvia, un paio d'anni, in fondo che sono?), anche dalle nostre parti si sono viste le prime consistenti proteste contro la guerra in Iraq. Giovedì, un gruppo di manifestanti, piuttosto numeroso e piuttosto rumoroso, ha marciato attraverso il campus al grido di "No more war" e interrotto il traffico sull'autostrada che porta all'università.

I più esperti di cose locali hanno commentato l'evento osservando che la situazione finora era stata fin troppo sottotono, soprattutto per un campus che negli anni '60 e '70 era stato secondo solo a Berkeley per livello di contestazione. Punto alto della protesta allora era stato l'incendio della sede di Isla Vista di Bank of America.

Le proteste di questi giorni sono state decisamente più contenute: le lezioni sono continuate normalmente, sono comparsi dei cartelli neri che segnalavano la manifestazione nei punti di maggior passaggio del campus, e poi il corteo colorato, vociante e molto pacifico, l'interruzione del traffico (ma non nell'ora di punta), il confronto (pare tutto sommato civile, nonostante le descrizioni vagamente sensazionalistiche) con la polizia. I giornali riportano la notizia dell'arresto di due manifestanti (i più riottosi?) tra cui una professoressa del dipartimento di Women's Studies di UCSB, scarcerati prontamente grazie all'intervento del Chancellor (il rettore). Certo è che gli animi adesso sembrano decisamente rianimati.

A quanto pare non c'è stata una chiara "rivendicazione" partitica della manifestazione. Però i giovani repubblicani sono riusciti a distinguersi, organizzando un contro-barbeque "100% americano": musica country e grande cartellone con scritta "salviamo un americano, arruoliamo un hippie". Olè.

Molto familiare, infine, a noi italiani la "battaglia delle cifre": 1000 partecipanti secondo gli organizzatori, 800 per la polizia: tutto il mondo è paese!

14 febbraio 2007

Culidritti

I gucciniani capiscono subito di cosa parleremo, gli altri non pensino male!

Uno degli ultimi report dell'Unicef sul grado di felicità e benessere dei bambini, segnala che, nei 21 paese più industrializzati del mondo, quelli dove i bambini sono più infelici sono gli Stati Uniti e l'Inghilterra. Ai primi posti l'Olanda, i paesi Scandinavi, la Spagna e, all'ottavo posto, l'Italia.
Che questo non fosse il luogo ideale dove crescere dei bambini ci era apparso chiaro fin da subito.
La rete famigliare è molto disgregata, i genitori lavorano entrambi molto, le ferie sono poche. Mancano luoghi di aggregazione. Il sistema scolastico è super-competitivo e tende a classificare, fin dalle elementari, chi ce la farà e chi no.
Le distanze e la quasi assenza del trasporto pubblico rendono praticamente impossibili spostamenti autonomi dei bambini creando, secondo me, tanta solitudine.
Si mangia malino, e, soprattutto, il pasto non è considerato come un momento "per la famiglia", durante cui sedere attorno ad un tavolo e raccontarsi come sta andando. Spesso viene preparato inserendo nel microonde qualcosa di pre-fatto, e viene consumanto davanti alla TV, ognuno per conto proprio.
Le relazioni interpersonali sono scarse.

Un piccolo esempio. Gli appartamenti in cui viviamo si affaciano su un cortile interno. Sotto di noi abitava una famiglia con tre bambini che passavano la loro intera giornata a giocare con "il bimbo biondo" dell'appartamento di fronte. Circa due mesi fa questa famigliuola comincia ad impacchettare le sue cose ed un giorno se ne va. Il giorno dopo vediamo il "bimbo biondo" attraversare di corsa il cortile, come tuttte le mattine, e bussare sulla porta a vetri dei bambini di sotto. Dopo un momento di stupore realizza che l'appartamento è vuoto. Piangendo corre dalla mamma chiedendo spiegazioni e lei, con aria serafica, risponde: They are gone! (Se ne sono andati!)...senza un saluto, senza una cena tutti insieme, senza aver dato la possibilità ai bimbi di salutarsi...ora il "bimbo biondo" è alla ricerca di nuovi amici...quasi quasi volevo offrirmi!

Comunque, al di là delle semplificazioni, che sono sempre sbagliate, teniamoci strette alcune nostre peculiarità, la nostra capacità di creare relazioni, passare del tempo insieme, di cenare con i nostri bambini, di non essere ossessionati troppo dal lavoro. Ci sono tante cose che nel sistema americano funzionano bene (meglio che da noi)...cerchiamo di importarle senza però sposare in toto questo modello di sviluppo, o meglio ancora, cerchiamo una nostra strada per mettere a posto le cose che non vanno, ma non dimentichiamoci mai di quanto è arricchente una cena con amici o una domenica con i nonni.

11 febbraio 2007

The Lord of the Rings

Ieri io e Marco abbiamo colmato una falla nella nostra cultura cinematografica.
Approfittando di una giornata di pioggia torrenziale, ci siamo fatto una maratona "Il Signore degli Anelli", 9 ore!
Da non amanti del genere devo dire che siamo rimasti piacevolmente incollati alla TV per tutta la durata dei tre episodi!

Ora ci serve una domenica all'aria aperta per riprenderci!

06 febbraio 2007

SuperBowl

Domenica abbiamo vissuto un rito tipicamente americano: il SuperBowl, edizione XLI per la precisione. La tradizione vuole che famiglie e amici si ritrovino per passare il pomeriggio tra birre patatine e ali di pollo. Al solito, l'evento sportivo è solo un scusa di contorno per mangiare. Divago un attimo: mi ricorda le attività a tema del glorioso vespa club la bandella...

Tutto inizia la mattina con visita al più vicino supermercato. I bene informati ci dicono che questo è il secondo weekend dell'anno più redditizio per i supermercati americani. Noi ingenui eravamo gli unici in una coda di proporzioni inaudite a non avere nel carrello solamente birre e panini da hotdog. C'è mancato poco che la cassiera ci chiedesse se stavamo bene.

Causa mancanza BBQ, ci siamo rifugiati a vederlo da sharkeez a downtown: più televisori che in un negozio di elettronica, gran pitcher di birra, controlli severi all'entrata per evitare che il posto fosse sovra-affollato e permesso speciale di entrata per i minori accompagnati dai genitori.

Lo spettacolo ufficiale, ad onore del vero, non ci ha troppo colpito: scenografia iniziale un po' cheap, inno cantato da Billy Joel in maniera tutt'altro che trascinante, presentatori con cravatta al limite da denuncia per offesa al pubblico pudore, intermezzo di Prince.

L'atmosfera all'interno del pub era, invece, simpatica: camerieri in divisa da football, tifosorie avverse allo stesso tavolo (impossible non fare il paragone con i "tifosi" di casa nostra), sensazione di socialità. Ovviamente, tutti attenti anche e soprattutto alle pubblicità. 30 secondi di pubblicità: 3 milioni di dollari. I nostri 6 milioni preferiti:


La partita? Pioveva. Ah, e ha vinto Indianapolis, tra mille colpi di scena.

05 febbraio 2007

Pay Roll!

Ho trovato un lavoretto.
Da venerdì sono on pay roll (sul libro paga) di una scuola di lingue a downtown Santa Barbara (di cui non posso fare il nome) in cui insegno italiano quattro ore a settimana. Il metodo che usano in questa scuola è basato sull'uso esclusivo della lingua target (l'italiano in questo caso). A forza di ripetere frasi e di memorizzare vocaboli l'alunno dovrebbe imparare a parlare.
Ai miei due allievi la cosa non risulta cosi` facile e quindi ogni tanto, di nascosto dalla direttrice e dalla segretaria, inserisco delle furtive frasi in inglese...spero che questo non mi costi il licenziamento ;)
Il materiale che abbiamo in dotazione poi non aiuta. Pubblicato nel 1976 il libro base mi imprrebbe di insegnare espressioni tipo "inserire il nastro nel magnetofono" e "salutazioni". Per fortuna, dopo aver spiegato lo stato delle cose alla direttrice, ho ricevuto il permesso di fare un po' quello che voglio. Questo significa piu` lavoro per me ma anche lezioni molto piu` divertenti.

01 febbraio 2007

Film!



Tre film visti al Filmfestival che ci sentiamo di consigliarvi:

The lives of the Others (Le vite degli altri).
Avenue Montaigne (Un po' per caso un po' per desiderio).
Golden Door (Nuovomondo).

Tre film europei, diversi tra loro ma piacevoli e intelligenti.