1 anno fa
29 novembre 2006
Grazie Gio
Di solito evitiamo di usare il blog per cose, diciamo personali, però quando ieri mattina ci e` arrivata una busta contenente degli affettati buonissimi spediti dal mio fratellino, abbiamo capito che l'occasione era speciale.
Grazie Gio!!! Da me, Marco, Luca e Davide!
Dopo quasi cinque mesi di astinenza ci siamo divorati lardo di colonnata, culatello di zibello e crudo di parma, accompagnati dal pane fatto in casa da me (per la prima volta...quando ho visto che lievitava mi è venuto da commuovermi!!!).
27 novembre 2006
Thanksgiving a Washington DC
Non vi tedierò su come abbiamo fatto ad arrivare in tempo all'aeroporto di Los Angeles avendo dei limiti di tempo strettissimi e partendo proprio nel giorno (22 novembre) che CNN qualificava come "travel nightmare". Comunque ce l'abbiamo fatta e dopo 5 ore di volo (gli Stati Uniti sono proprio larghi!!!) siamo atterrati a Washington DC.
La prima sensazione: l'inverno! Dopo mesi di "always sunny California", è stato piacevole sentire il naso infreddolirsi e l'aria pungente sulle orecchie.
L'ospitalità di Andy e Tanya è stata squisita e generosa. Sono state ottime e preziose guide delle nostre giornate nella capitale, trascorse tra camminate kilometriche e piacevoli chiacchierate serali.
Whashington è stata una sorpresa, elegante, monumentale, viva, molto simile, per molti versi, alle nostre grandi città europee e molto diversa da qualsiasi cosa avessimo visto qui sulla West Coast.
Memorabile la cena del ringraziamento a base di tacchino, salsa di cranberry, una specie di pudding di mais, green beans casserole, stuffing, jelly alle fragole, pane e una splendida Apple Pie.
Vedere la casa bianca, la tomba di Kennedy, i gradini da cui Martin Luther King ha pronunciato il suo "I have a dream", l'Hotel Watergate ci ha fatto sentire un po' parte della storia e della cultura, seppur per molti versi controversa, di questo paese.
La prima sensazione: l'inverno! Dopo mesi di "always sunny California", è stato piacevole sentire il naso infreddolirsi e l'aria pungente sulle orecchie.
L'ospitalità di Andy e Tanya è stata squisita e generosa. Sono state ottime e preziose guide delle nostre giornate nella capitale, trascorse tra camminate kilometriche e piacevoli chiacchierate serali.
Whashington è stata una sorpresa, elegante, monumentale, viva, molto simile, per molti versi, alle nostre grandi città europee e molto diversa da qualsiasi cosa avessimo visto qui sulla West Coast.
Memorabile la cena del ringraziamento a base di tacchino, salsa di cranberry, una specie di pudding di mais, green beans casserole, stuffing, jelly alle fragole, pane e una splendida Apple Pie.
Vedere la casa bianca, la tomba di Kennedy, i gradini da cui Martin Luther King ha pronunciato il suo "I have a dream", l'Hotel Watergate ci ha fatto sentire un po' parte della storia e della cultura, seppur per molti versi controversa, di questo paese.
23 novembre 2006
Benvenuta Giulia!
Oggi a Washington ci è arrivata la bellissima notizia della nascita di Giulia! Benvenuta a te e complimenti a mamma e papà
19 novembre 2006
Viaggio ad est
Mercoledì partiamo per Washington, vi racconteremo dell'autunno, degli edifici di pietra che ci mancano tanto e, speriamo, del super tacchino!!!
16 novembre 2006
US newspapers
Riceviamo da Paolo A. e volentieri pubblichiamo una simpatica caratterizzazione dei giornali americani e dei loro lettori.
- The Wall Street Journal is read by the people who run the country.
- The New York Times is read by people who think they run the country.
- The Washington Post is read by people who think they should run the country.
- USA Today is read by people who think they ought to run the country but don't really understand the Washington Post. They do, however, like the smog statistics shown in pie charts.
- The Los Angeles Times is read by people who wouldn't mind running the country, if they could spare the time, and if they didn't have to leave L.A. to do it.
- The Boston Globe is read by people whose parents used to run the country.
- The New York Daily News is read by people who aren't too sure who's running the country, and don't really care as long as they can
get a seat on the train. - The New York Post is read by people who don't care who's running the country either, as long as they do something really scandalous,
preferably while intoxicated. - The San Francisco Chronicle is read by people who aren't sure there is a country, or that anyone is running it; but whoever it is,
they oppose all that they stand for. There are occasional exceptions if the leaders are handicapped minority, feministic atheist dwarfs, who also happen to be illegal aliens from ANY country or galaxy as long as they are democrats. - The Miami Herald is read by people who are running another country, but need the baseball scores.
14 novembre 2006
Wine Tasting Course
Avendo a Trento amici amanti ed esperti di vini e vivendo così vicini alla Santa Ynez Wine Valley, questo term abbiamo deciso di iscriverci ad un corso di wine tasting (invece che quello di ballo!!!). Volevamo così acquisire qualche competenza e termine tecnico da sfoderare sia in occasione delle visite alle wineries sia nelle attese serate natalizie trentine.
Ci siamo presentati alla prima lezione armati di bicchieri e creakers (come consigliato dal volantino), letteralmente assetati di conscenza.
I primi cinque minuti promettono bene: il docente è francese (ne deduciamo, ahimè frettolosamente, che ne sappia di vini in confronto ai rozzi americani), sembra anche simpatico, i compagni di corso sembrano decisamente più cool di quelli del corso di ballo...insomma...tutto bene.
La sensazione positiva viene smentita più in fretta di quanto avremmo mai voluto.
Il signor docente (a cui di francese è rimasto solo il cognome e l'accento) è un produttore locale di vini che ha trovato nella California (e nei suoi assetati abitanti), una miniera d'oro e che, in cambio del profitto, ha abdicato a qualsiasi principio enologico.
Con nostro grande disappunto scopriamo che durante il corso ci farà assaggiare solo ed esclusivamente vini suoi (della serie: come possiamo farci una cultura se i vini sono tutti della stessa cantina?).
Edouard comincia fin subito a deliziarci con del relativismo totale: non importa come assaggiate il vino, non importa in che bicchieri lo bevete, non importa nemmeno il colore (che è solo un'illusione). Morale: non esistono vini buoni e vini cattivi, vini con un particolare sapore o retrogusto, esistono solo vini che piacciono o che non piacciono e i sapori dipendono dalla papille gustative di ognuno.
Beh, vi assicuro che i suoi rossi sono imbevibili, delle specie di succhi di mirtillo o ciliegia o lampone superalcolici e serviti freddissimi (secondo noi per evitare di gustare fino in fondo lo schifo).
Dopo la prima lezione avevamo notato una certo non so che di familiare nel suo modo di parlare e gesticolare: l'illuminazione è stata totale: è tale e quale al Mago Oronzo!!!!!! Jeans alla caviglia, scarpe puntute nere, improbabile maglietta della salute bianca e leggermente ingiallita. Il suo "I tell you something" assomiglia sinistramente all'oronziano "Ashcolta questa".
Non contento di ciò il personaggio ci delizia con estemporanee divagazioni (ripetute al limite dell'imbarazzo) che spaziano su tutto lo scibile umano (dal marketing alla medicina, dall'evoluzionismo alla morale).
Beh, stiamo raccogliando le chicche che di volta in volta ci presenta e vi riporteremo le più significative.
Per intanto vi segnaliamo (come lui ha ripetuto ormai una quindicina di volte) che qualsiasi vino, da quelli frizzanti ai superdolci, esprime il suo miglior potenziale accompagnato a "one baguette, some gorgonzola cheese and salad", e che, in mancanza delle botti di quercia (che costano un po'), si può optare per botti di un legno più scarso e aggiungere chips (pezzetti) di legno buono per insaporire il tutto.
Che debacle!
Ci siamo presentati alla prima lezione armati di bicchieri e creakers (come consigliato dal volantino), letteralmente assetati di conscenza.
I primi cinque minuti promettono bene: il docente è francese (ne deduciamo, ahimè frettolosamente, che ne sappia di vini in confronto ai rozzi americani), sembra anche simpatico, i compagni di corso sembrano decisamente più cool di quelli del corso di ballo...insomma...tutto bene.
La sensazione positiva viene smentita più in fretta di quanto avremmo mai voluto.
Il signor docente (a cui di francese è rimasto solo il cognome e l'accento) è un produttore locale di vini che ha trovato nella California (e nei suoi assetati abitanti), una miniera d'oro e che, in cambio del profitto, ha abdicato a qualsiasi principio enologico.
Con nostro grande disappunto scopriamo che durante il corso ci farà assaggiare solo ed esclusivamente vini suoi (della serie: come possiamo farci una cultura se i vini sono tutti della stessa cantina?).
Edouard comincia fin subito a deliziarci con del relativismo totale: non importa come assaggiate il vino, non importa in che bicchieri lo bevete, non importa nemmeno il colore (che è solo un'illusione). Morale: non esistono vini buoni e vini cattivi, vini con un particolare sapore o retrogusto, esistono solo vini che piacciono o che non piacciono e i sapori dipendono dalla papille gustative di ognuno.
Beh, vi assicuro che i suoi rossi sono imbevibili, delle specie di succhi di mirtillo o ciliegia o lampone superalcolici e serviti freddissimi (secondo noi per evitare di gustare fino in fondo lo schifo).
Dopo la prima lezione avevamo notato una certo non so che di familiare nel suo modo di parlare e gesticolare: l'illuminazione è stata totale: è tale e quale al Mago Oronzo!!!!!! Jeans alla caviglia, scarpe puntute nere, improbabile maglietta della salute bianca e leggermente ingiallita. Il suo "I tell you something" assomiglia sinistramente all'oronziano "Ashcolta questa".
Non contento di ciò il personaggio ci delizia con estemporanee divagazioni (ripetute al limite dell'imbarazzo) che spaziano su tutto lo scibile umano (dal marketing alla medicina, dall'evoluzionismo alla morale).
Beh, stiamo raccogliando le chicche che di volta in volta ci presenta e vi riporteremo le più significative.
Per intanto vi segnaliamo (come lui ha ripetuto ormai una quindicina di volte) che qualsiasi vino, da quelli frizzanti ai superdolci, esprime il suo miglior potenziale accompagnato a "one baguette, some gorgonzola cheese and salad", e che, in mancanza delle botti di quercia (che costano un po'), si può optare per botti di un legno più scarso e aggiungere chips (pezzetti) di legno buono per insaporire il tutto.
Che debacle!
11 novembre 2006
I wanna be a radio star...
Hollywood è vicina... Chissà che dopo queste apparizioni non mi chiamino per un provino ;-)
07 novembre 2006
Job Interview
Oggi ho avuto la mia prima job interview americana.
Avevo mandato il CV in una sera di qualche settimana fa, in preda alla stufezza per la prolungata inattività e, del tutto insapettatamento, giovedì scorso mi hanno chiamato per fissarmi un colloquio.
Nei tre giorni che ho avuto per "prepararmi" ho cercato di recuperare il maggior numero di informazioni possibili da tutti quelli che in qualche maniera potevano darmi qualche dritta (a dire il vero l'ansia mi avrebbe spinta anche a fermare persone per strada, ma alcuni momenti di lucidità me lo hanno impedito). Risultato della consultazione: dress up! Vestiti elegante e formale! e non dire, per nessun motivo nemmeno sotto tortura che ancora non hai il permesso di lavoro a meno che proprio non te lo chiedano stra-direttamente...la politica è "don't ask, don't tell!".
Questa mattina (una delle giornata piu` calde della stagione, quasi 30 gradi) dopo una notte tormentata e una scarsa colazione, e dopo aver ripetuto quel po' che potevo prepararmi, indossando il vestito della laurea con sopra una maglietta per nascondere la scollatura (non avevo trovato nulla di meglio da comprare), sono partita.
Le possibilità di fare una figura penosa erano abbastanze alte visto che il mio inglese ha ancora ampissimi margini di miglioramento.
Devo dire che nel complesso è stato interessante e, come tutte le cose, meno spaventose di quello che si può pensare.
Sono passata tra le grinfie della Human Resources Selector che mi ha fatto delle domanda da manuale: "dimmi tre tue qualità positive, dimmi tre motivi per cui non dovremmo assumerti, dimmi cosa pensi di poter dare alla nostra compagnia ecc...". Poi sono stata data in pasto all'Editorial Commitee che mi ha fatto domande per circa un'oretta. Tutti avevano in mano il mio curriculum, lo fissavano un po' e poi mi chiedevano qualcosa.
Nel compesso mi sembra che il mio inglese abbia retto abbastanza (a parte qualche passato e qualche s dela terza persona lasciata per strada...)
Ora il processo di selezione consiste nel fare un test a casa, rimandarglielo e, se lo valutano positivamente, tornare lì per una prova pratica di 2 ore.
Sono stati tutti molto educati e cortesi. Gli impigati che passavano mentre facevo anticamera, mi chiedevano se avevo bisogno di aiuto, se dovevano chiamarmi qualcuno, se mi stavano facendo aspettare troppo ecc...
...per ora non posso raccontarvi di più perchè il processo è ancora in corso...vi terrò aggiornati!
Avevo mandato il CV in una sera di qualche settimana fa, in preda alla stufezza per la prolungata inattività e, del tutto insapettatamento, giovedì scorso mi hanno chiamato per fissarmi un colloquio.
Nei tre giorni che ho avuto per "prepararmi" ho cercato di recuperare il maggior numero di informazioni possibili da tutti quelli che in qualche maniera potevano darmi qualche dritta (a dire il vero l'ansia mi avrebbe spinta anche a fermare persone per strada, ma alcuni momenti di lucidità me lo hanno impedito). Risultato della consultazione: dress up! Vestiti elegante e formale! e non dire, per nessun motivo nemmeno sotto tortura che ancora non hai il permesso di lavoro a meno che proprio non te lo chiedano stra-direttamente...la politica è "don't ask, don't tell!".
Questa mattina (una delle giornata piu` calde della stagione, quasi 30 gradi) dopo una notte tormentata e una scarsa colazione, e dopo aver ripetuto quel po' che potevo prepararmi, indossando il vestito della laurea con sopra una maglietta per nascondere la scollatura (non avevo trovato nulla di meglio da comprare), sono partita.
Le possibilità di fare una figura penosa erano abbastanze alte visto che il mio inglese ha ancora ampissimi margini di miglioramento.
Devo dire che nel complesso è stato interessante e, come tutte le cose, meno spaventose di quello che si può pensare.
Sono passata tra le grinfie della Human Resources Selector che mi ha fatto delle domanda da manuale: "dimmi tre tue qualità positive, dimmi tre motivi per cui non dovremmo assumerti, dimmi cosa pensi di poter dare alla nostra compagnia ecc...". Poi sono stata data in pasto all'Editorial Commitee che mi ha fatto domande per circa un'oretta. Tutti avevano in mano il mio curriculum, lo fissavano un po' e poi mi chiedevano qualcosa.
Nel compesso mi sembra che il mio inglese abbia retto abbastanza (a parte qualche passato e qualche s dela terza persona lasciata per strada...)
Ora il processo di selezione consiste nel fare un test a casa, rimandarglielo e, se lo valutano positivamente, tornare lì per una prova pratica di 2 ore.
Sono stati tutti molto educati e cortesi. Gli impigati che passavano mentre facevo anticamera, mi chiedevano se avevo bisogno di aiuto, se dovevano chiamarmi qualcuno, se mi stavano facendo aspettare troppo ecc...
...per ora non posso raccontarvi di più perchè il processo è ancora in corso...vi terrò aggiornati!
04 novembre 2006
Generi di conforto
Una domanda per i nostri amici sull'altra costa: ma come è che a voi gli alimenti arrivano senza problemi e a noi succede questo?!
Quelle fette di prosciutto fanno un'invidia...
Quelle fette di prosciutto fanno un'invidia...
03 novembre 2006
City lights
Dopo i bagordi di halloween, abbiamo deciso di regalarci un po' di poesia. Ieri sera Lawrence Ferlinghetti recitava alla Campbell Hall a UCSB e non abbiamo assolutamente voluto mancare. A dire il vero, conservavamo i biglietti già da un mese e mezzo.
Spettacolo notevole. Lui incredibile: zero scenografia, a 87 anni riesce a tenere tutti incollati alle sue parole, declamando da dietro un podietto. E la scoperta di un inglese molto musicale. Per nulla affettato come i nostri lettori. Bello. Due accenni alle prossime elezioni, molti all'Italia del padre e di North Beach a San Francisco. E alla fine grande e al solito ordinata fila per il book signing. Gli americani altrettanto solitamente organizzati trascinavano intere borse traboccanti di libri da firmare.
Il nostro incontro con Ferlinghetti si è risolto in due parole: "We saw you in Trento a few months ago". "Oh yes. That was a great reading". Anche questa.
02 novembre 2006
Iscriviti a:
Post (Atom)