13 aprile 2008

visti da fuori

Da quando ci siamo abbonati al Los Angeles Times, le nostre domeniche mattine alternano telefonate su skype a letture di articoli, editorial e magazine vari. Confermiamo che il giornale, qui, è consegnato davanti alla porta (tirato con precisione metronomica e discreta violenza verso le 6:00 del mattino, come ho scoperto, con un certo spavento, in una mattinata d'insonnia) e, nell'edizione domenicale, pesa parecchi chili.

Questa mattina, il Times dedica all'Italia un lungo articolo da prima pagina che analizza il Paese alla vigilia delle elezioni. Il titolo—"Un'altra elezione amara per gli Italiani" e, più ammiccante nell'edizione online, "In Italia, il crimine paga e può portarti in Parlamento"— e una foto di Berlusconi in comizio al Colosseo non fanno presagire nulla di allegro.

L'articolo si sviluppa sostanzialmente attorno a due considerazioni.
Primo, l'Italia ha un evidente problema di classe dirigente, che non riesce a governare stabilmente, non sa creare ricambio al proprio interno, non vuole darsi regole (per esempio, per eliminare i condannati in Parlamento e veline in lista). L'articolo cita "La casta" e i numeri sui costi della politica, e presenta i personaggi di queste elezioni: Berlusconi è il 71enne tycoon che bada ai propri interessi personali; Veltroni l'ex comunista riciclatosi come moderato; Grillo il comico che scompagina il sistema e cerca di portare buon senso.

When they vote this weekend, Italians can choose among any number of convicted felons or the odd TV go-go dancer on the ballot. Not to mention the personal friends, relatives and, in one case, the physical therapist of party leaders putting together potential governments. Crime does not disqualify you from running for office in this country, nor are qualifications necessarily necessary.


Secondo, l'Italia ha un problema di spirito—per mancanza di un termine migliore: la gente è arrabbiata, ma non traduce queste sensazioni in volontà di cambiamento. È disillusa. È forse questo punto che più stupisce gli Americani, abituati a pensarci incasinati e poco rispettosi delle regole, ma allo stesso tempo ingegnosi e in grado di cavarsela sempre.

So instead the response is one of resignation, apathy and impotence: Italian voters feel they have no real choice and the government will not benefit them, and that in turn drives them further away from an activist role in democracy. A rotten ruling class with a vested interest in the status quo blocks any real reform.


Senz'altro, la realtà è più complessa e ha più sfaccettature di quante emergano in questo articolo. Però, a noi, da lontano, sembra che il Times su alcuni aspetti ci abbia azzeccato.

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