Qui, il vepee è il vicepresidente, e, come si diceva qualche tempo fa, uno dei prossimi passi della campagna elettorale è proprio la scelta del running mate, del vice.
La scelta è tutt'altro che semplice: il vice dovrebbe riaffermare i punti di forza del candidato presidente, complementarne i punti deboli, attirare le parti dell'elettorato meno rappresentate dal presidente, ma senza alienarne la base elettorale. Il joke è che Obama sarebbe alla ricerca di un ibrido tra una donna (per attirare l'elettorato femminile), un latino (per conquistare la minoranza messicana), e un verace americano del sud (per fare breccia tra gli stati meridionali).
Formata una prima lista di possibili candidati, la scelta avviene attraverso vere e proprie commissioni che esaminano ogni aspetto delle possibili scelte. L'obbiettivo è principalmente evitare gaffe e scelte imbarazzanti. I democratici ne sanno qualcosa. Nel 1972, McGovern sceglie come vice Eagleton, che rivelerà solo settimane dopo di essere stato più volte sottoposto a trattamenti di elettroshock per combattere attacchi depressivi. Eagleton diventa il bersaglio degli attacchi repubblicani, viene allontanato in fretta e furia, ma il danno è fatto. McGovern finirà per perdere (malamente) contro Nixon.
Un altro ticket sfortunato è Mondale-Ferraro del 1984. Ferraro è la prima donna ad essere nominata per una posizione così prestigiosa, ma l'effetto novità è presto spazzato via da una serie di scandali finanziari riguardanti il marito. Anche in questo caso, i democratici vengono sconfitti largamente, a vantaggio di Reagan.
Tra i repubblicani, la storia più curiosa è quella di Dick Cheney, che chiamato a dirigere la commissione incaricata di trovare il vice di Bush jr., decide che il candidato migliore è... lui stesso. E il resto, lo sappiamo.
1 anno fa