29 maggio 2006

La baia

Breve resoconto della parte "turistica"/gastronomica del viaggio della settimana passata.

Il viaggio non inizia sotto i migliori auspici, anzi, inizia sotto una pioggia scrosciante che nemmeno a Trento in autunno... La prima sosta è a Pismo Beach per il pranzo: localetto sushi, cameriere ed avventori orientali, menu per fortuna in inglese: io riparo sul teryaki chicken, ma avrei forse fatto meglio ad osare il crudo pesce. Obbligatoria sosta al caffè lì attaccato (2 dogs o qualcosa di simile), che infrange—mai avrei pensato fosse possibile—il record di lentezza nella preparazione della nostra bevanda preferita. A discolpa dell'addetta (vagamente punk e più certamente assonnata) una dotazione di macchinari non all'altezza. Niente cappuccino perché la schiuma non viene, mi butto sul rabid dog (non scherzo, si chiama così): 2 shot di espresso in una tazza di caffè americano. Bella botta e poi via, di nuovo verso nord.

L'albergo è il claremont: ambiente raffinato, passato altolocato, posizione strategica ai confini tra Berkeley e Oakland sulla parte est della baia, e gran vista dello skyline di San Francisco nei giorni limpidi. La sera ci buttiamo in un indiano a portata di passeggiata: cibo ok ma servizio migliorabile. La sera successiva puntiamo dritti al Blue Nile, splendido ristorante etiope su Telegraph—si mangia con le mani, ambiente vagamente esotico ma non stucchevole e il cibo che buono!— solo per trovarlo chiuso. Per fortuna un tailandese nei pressi fa un degno sostituto. La sera dopo esco con Stefano e il suo collega italiano e andiamo ad un buon ristorante medio-orientale su College Av.: ci buttiamo sul piatto degustazione—una decina di piattini di assaggi diversi— e ce ne andiamo dopo aver praticamente spazzolato tutto.

Mercoledì è già ora di tornare in giù, ma questa volta accompagnati da un bel tempo che—sorpresa—continua anche a Santa Barbara.

28 maggio 2006

Musica Popolare

Questa volta un post trentino.
Concerto per celebrare i 20 anni del coro della SOSAT, ospite Giovanna Marini accompagnata da Patrizia Nasini.
Due ore di canzoni, passando da quelle del coro, classiche ma con arrangiamenti sempre più curati, a quelle popolari interpretate con voci bellissime dalle due cantanti. Canzoni di mondine, di manifestazioni, della resistenza. Canzoni che mettono letteralmente i brividi, così vecchie ma così attuali.
Meraviglioso il finale. Coro e cantanti insieme!
Il tutto sulla cima del Doss Trento in questa calda serata pre-estiva!!!
...emozionante...

20 maggio 2006

Celebrations

Settimana eventful per il lab quella appena passata: Collin ha preso il suo master e Fredrik e Darren hanno difeso con successo il loro PhD.

Appena il tempo di festeggiare da Dargan's e domani, off we go, a San Francisco per Security & Privacy. A tra un po'...

14 maggio 2006

Mother's day


Alla cena dell'altro giorno, ricordavo il veloce rientro in Italia all'inizio di Aprile e il discorso, velocemente ma inesorabilmente, è tornato sulle elezioni italiane. Le conoscenze dei miei interlocutori erano perlomeno selettive: incertezza sul nome di Prodi, ma notevole confidenza con Berlusconi. Inutile dire che l'ex premier non è noto per la tanto celebrata visita americana di qualche tempo fa. Ciò che colpiva erano due aspetti: il controllo dei media - ok, me l'aspettavo - e il fatto che a lungo abbia rifiutato di concedere la vittoria al centro-sinistra - l'ha poi fatto (pare che qui le elezioni si considerino concluse nel momento in cui lo sconfitto lascia strada al vincitore)?
E via così, senza altre sorprese, fino alla fatidica definizione: "your Bush". Il vostro Bush. A cui non so mai come replicare: se "non vogliatevi troppo male", oppure, "be', non esageriamo".

Ultimamente prevale il "non esageriamo".

Il loro Berlusconi - così siamo pari - continua, infatti, ad essere al centro delle news di attualità. Questa volta il merito è del controverso ordine dato alla NSA di raccogliere dati sulle telefonate interne bypassando il sistema di checks and balances tipicamente previsto per queste operazioni. Anche qui, ci si potrebbe perdere per ore a discutere della legittimità del programma: proibito da un bill che esplicitamente proibisce di spiare cittadini americani senza warrant di un giudice - dicono i detrattori; permesso perché non viene registrato il contenuto della conversazione - si difende l'agenzia; necessario per la lotta al terrorismo - la trita replica del governo.

Ma vi risparmierò i busillis e riporto, invece, due splendide battute lette in questo giorno della mamma che meglio raccolgono la questione e i sentimenti di queste giornate di metà maggio:

The NSA would like to remind everyone to call their mothers this Sunday. They need to calibrate their system.


"You know what was really great about the old (phone) service ... Sometimes, I'd lose my place in the conversation and I'd go 'Where was I?' and then a helpful government voice would come on ..."

International potluck dinner

Be', non ho ancora ricevuto proteste per food poisoning o simili, quindi deduco che il ragù non fosse male...

Scherzi a parte, l'occasione della cena di ieri a casa di Dick (uno dei prof per cui lavoro) era salutare il norvegese Andre, che è stato qui come visiting scholar per circa nove mesi ed è di ritorno in patria tra meno di una settimana.

La formula della festa era appunto la potluck dinner: ognuno doveva portare un cibo caratteristico del paese d'origine. Io ho portato pasta e ragù e come backup in caso di insuccesso la torta al cioccolato; Vika l'insalata russa e una specie di fagotto di pane ripieno di funghi; i norvegesi ci avevano a lungo illusi (e spaventati) prospettando una moltitudine di stinky fishes ma è comparso un più tranquillo salmone; Wil si è cimentato in un piatto coreano a base di pasta; c'erano molte varietà di riso nei piatti di origine giamaicana e peruviana; una combinazione vegetariana da parte di Greg; teriyaki chicken, salsicce e altri appetizer sono stati forniti da parte dei padroni di casa; Darren ha portato un cibo tipico del Minnesota (credo); e c'era probabilmente molto altro che non sono riuscito ad assaggiare per ovvi limiti digestivi.

La sezione dolci non era affatto male, con crepes alla marmellata di mirtilli, la mia torta al cioccolato (scambiata per brownies, ma poco male), cioccolata alle noci norvegese, torte tipicamente americane.

Per nulla trascurabile nemmeno l'aspetto bevande, con punte di originalità nei mojito e nelle grappe nostrane (di cui si dice che Dick possieda la più notevole collezione dell'intera central coast).

Adesso per un po', digiuno!

Ragù

Ieri sera Marco dovrebbe essersi esibito in una "autentica italian pasta al ragù" per i suoi compagni di laboratorio e professori...dico dovrebbe perchè non ho ancora avuto notizia di come è andata!
Aspettiamo la descrizione in dettaglio.

09 maggio 2006

Shake ups


Il Bush in calo - anzi in caduta libera - di consensi prova a rimettersi in carreggiata rinnovando il suo staff. A farne le spese sono una serie di personaggi di primo e secondo piano.

Card è stato uno dei primi silurati: dall'esterno, piuttosto anonimo chief of staff; famoso, almeno qui, per essere stato quello che la mattina del 9/11 avvisò Bush degli attacchi terroristici.

Non va bene nemmeno a Rove, uno degli uomini ombra dell'amministrazione, consigliere politico, stratega elettorale, sempre nelle retrovie ma costantemente all'orecchio del presidente: lascerà i compiti di policy development.

Tagliato anche McClellan, il press secretary che rimarrà celebre per alcuni "terzo grado" subiti in conferenza stampa coi giornalisti, che, qui - alcuni almeno - fanno il loro dovere e non risparmiano le domande cattive. Dice che ora avrà una vita meno stressante e non ho alcuna difficoltà a credergli.

Ultimo in ordine temporale, è Porter Gross, (ex ormai) capo della CIA, incaricato di guidare l'agenzia nella transizione del dopo 9/11. Lascia, pare, in disaccordo con Negroponte, lo zar dell'intelligence americana, che ha preteso lo spostamento di alcune funzioni della CIA sotto il proprio diretto controllo. E, come è praticamente sempre successo negli ultimi tempi, la scelta di Bush per il successore - Hayden, generale dell'Air Force - ha scatenato una marea di polemiche, in perfetto stile bipartisan: in questo caso, sull'opportunità che sia un militare a guidare un'agenzia civile e sulla sua visione non esattamente garantista del diritto alla privacy.

E sullo sfondo, ormai incombenti, le elezioni di novembre.

06 maggio 2006

Déjà vu

Pro e contro sulle misure volte a fermare l'immigrazione illegale, una sorpresa e qualche considerazione finale.

Pro
  • "We are forced to pay for the "net cost" of undocumented aliens because the federal government failed to secure the nation's borders"
  • "By cutting benefits to undocumented aliens, [...] could eliminate an incentive to migrate"
  • "we should end those services to illegal immigrants. We are rewarding people for violating US law"
  • "It is time to send a message to illegal immigrants who disregard our laws"
  • "I'm against all those girls coming over here [to have children] so they can get a check, free [food] stamps, medical and everything."
  • "American values are being overrun by an uncontrolled influx of Third World citizens"
Contro
  • "it will neither save money nor stop illegal immigration but will introduce other problems that will affect everybody, not just undocumented immigrant"
  • "it would add to the state's already nightmarish bureaucracy."
  • "would create an underclass of illiterate and impoverished residents ... that would create new risks to public health and new breeding grounds for crime"
  • "can anyone calculate the political cost of again turning away immigrants this time"
  • "transform hundreds of thousands of our hard-working, tax-paying, minimum-wage gardeners and nannies into prison inmates at a cost of tens of billions of dollars"
  • "who is going to pick the fruit in the fields?"
  • "the work force that's being targeted is our work force. And we'd be crazy to come out against our work force"
  • "it's confusing to people that the US is building iron fences after so much talk of us becoming partners."
  • "is also a mandate for ethnic discrimination"
  • "it does not make sense to turn schoolteachers and nurses into Border Patrol agents."

Niente di nuovo o particolarmente sconcertante, si direbbe, visti i tempi che corrono. Dove sta la sorpresa, allora? Che le citazioni non vengono da questi giorni, ma risalgono a parecchi anni fa. Veloce passo indietro: siamo nel 1994, Clinton è l'inquilino della Casa Bianca, Pete Wilson governatore della California. I cittadini del golden state sono chiamati alle urne per votare la Proposition 187, che prevede, tra l'altro, che agli immigrati illegali venga negato l'accesso al sistema educativo e sanitario pubblico (tranne che per le emergenze) e che i sospetti vengano prontamente denunciati alle autorità competenti.
Per la cronaca, i favorevoli alla proposta risulteranno (larga) maggioranza, ma le norme non entreranno mai in vigore, a lungo bloccate in battaglie giudiziarie a livello federale.

Park, professore qui a UCSB, e autore di un articolo (e libro) da cui le citazioni sono tratte, nota due tratti fondamentali del dibattito che allora si sviluppò. Primo, dato per scontato che gli illegali sono del tutto privi di diritti, il discorso si sposta sulla loro utilità. L'illegale non è una "persona", ma una "risorsa umana", da espellere, incarcerare o migliorare, a seconda dei diversi punti di vista. Secondo, nel dibattito si deve registrare la quasi completa assenza della voce dei protagonisti: gli illegali.

Oggi, sul primo punto, siamo fermi a 12 anni fa (e anche andando più indietro le cose non cambierebbero sostanzialmente). Limitatamente al secondo aspetto, invece, le cose sembrano essere ben diverse.

02 maggio 2006

Un giorno senza immigranti...


... o "the great american boycott", a seconda dell'animosità del propugnante, erano gli slogan delle proteste del primo maggio. Il motivo? Non certo il labor day - che da queste parti si festeggia all'inizio di settembre - ma le recenti proposte legislative in materia di immigrazione.

Il tema è intricatissimo, per numeri, storia, leggi, economia, affetti.

I numeri: 12 milioni di immigranti undocumented (senza documenti: illegali); oltre la metà impiegata, che fa circa il 5% della forza lavoro attiva; alcuni settori economici completamente dipendenti dagli illegali: il 25% del settore agricolo, quasi il 30 delle costruzioni, cifre simili per il settore della lavorazione del cibo; 14 milioni di famiglie con almeno un componente illegale.

Le comunità: qui in California l'immigrato per definizione è il Messicano, che ha portato le sue feste (il cinquo de mayo), la sua religione (cattolica), e la sua lingua (spagnola) che mischiata a quella degli autoctoni ha dato vita allo spanglish. E che per la forse la prima volta nella storia americana può uscire dai suoi quartieri e continuare a parlare, fare affari, vivere nella propria lingua: ogni servizio, dall'amministrazione dell'Università, alla banca, all'assicurazione della macchina, tutto esiste in versione espanol. Con tanti saluti all'idea del melting pot ma anche alla realtà delle enclavi etniche, le Little Italy, le Chinatown.

Le proposte di legge: tre sostanzialmente. Una ferma al Senato: prevede che gli undocumented ottengano stato legale lavorando sei anni, pagando una multa, sottoponendosi a background check e imparando l'Inglese. Cittadinanza guadagnata, la definiscono i sostenitori; amnistia, dicono i critici, distribuita su sei anni. Una proposta, di natura opposta, in stallo alla Camera: immigrazione illegale elevata allo stato di felony (cioè, crimine serio) e costruzione di un muro sul confine messicano (in aggiunta ai pezzi già esistenti) i due punti salienti. Questa è il motivo immediato delle proteste di questi giorni. L'ultima, più che proposta, raccomandazione, infine, è di matrice presidenziale: Bush, un occhio all'economia e uno all'elettorato di origine messicano, si attesta su una linea moderata: niente punizioni, un programma di visti per lavoratori, possibilità di mettersi in coda per ottenere la cittadinanza. Ma, al momento, non ha grande capitale politico da spendere.

Di qui, le sfilate e gli scioperi del mese passato, il boicottaggio dagli acquisti dell'1 maggio, le proclamazioni delle settimane degli immigrati. Il risultato per ora: centinaia di migliaia di persone in piazza, sfilate pacifiche, con gran sventolio di bandiere americane. Da queste parti non vedevano qualcosa del genere dai tempi del Vietnam.

01 maggio 2006

Satira

Strepitosa cena dei corrispondenti della Casa Bianca, presenti Bush e moglie e imitatore di Bush. E, punto alto della serata, Colbert, un comico della TV americana, con battute spietate su tutta l'amministrazione. Leggetevi il transcript o guardate il video (RealPlayer, la parte interessante inizia circa 1:06:30): merita.

I miei passaggi preferiti:
  1. I believe the government that governs best is the government that governs least. And by these standards, we have set up a fabulous government in Iraq.
  2. So the White House has personnel changes. Then you write, "Oh, they're just rearranging the deck chairs on the Titanic." First of all, that is a terrible metaphor. This administration is not sinking. This administration is soaring. If anything, they are rearranging the deck chairs on the Hindenburg!
  3. I believe in democracy. I believe democracy is our greatest export. At least until China figures out a way to stamp it out of plastic for three cents a unit.
  4. Now, I know there are some polls out there saying this man has a 32% approval rating. But guys like us, we don't pay attention to the polls. We know that polls are just a collection of statistics that reflect what people are thinking in "reality." And reality has a well-known liberal bias. Sir, pay no attention to the people who say the glass is half empty, because 32% means it's 2/3 empty. There's still some liquid in that glass is my point, but I wouldn't drink it. The last third is usually backwash.