Un po' di pensieri sparsi sui disordini inglesi — di Birmingham, in particolare — di questi ultimi giorni, basati su quanto visto qui e sui
feeling e l'atmosfera che si respira (meglio, che io respiro) in questa parte di città.
Alla ricerca di cause
Primo, i fatti di Birmingham — e sospetto, la maggior parte di quelli che stanno accadendo — hanno ben poco a che fare con l'uccisione di Mark Duggan da parte della polizia a Londra. La vicenda di Duggan è ovviamente terribile e molto poco chiara — e i primi risultati delle investigazioni sembrano puntare a responsabilità della polizia — ma non è per questo ci sono i disordini. Insomma, non sembra (ancora?) una rivolta di razza, neri contro bianchi, come avvenne, per rimanere negli stessi quartieri di questi giorni, a
Tottenham, 1985.
In altre parole, meno
riot o
protest e più
mindless violence. I teenager (multiculturali, come la città: bianchi, neri, e asiatici) che hanno
saccheggiato Birmingham negli ultimi due giorni non sembrano farlo guidati da chiari motivi ideologici. Per molti è semplicemte un giorno di shopping gratis, un carnevale fuori stagione. Gli edifici svuotati e vandalizzati in questi giorni sono Adidas, Footlocker, negozi di elettronica, Yves Saint Laurent; non gli edifici del potere, non le banche. Un buon
deal, non uno
statement politico. (Vedere questo
video, piuttosto popolare nelle ultime ore, per una più vivida espressione di questo aspetto.)
È chiaro, però, che alla base dei disordini c'è un disagio serio e vero che deve essere affrontato. L'Inghilterra è uno dei Paesi più diseguali e classisti del mondo; interi quartieri e gruppi sono completamente
disenfranchised, senza nulla da perdere, senza nessun attaccamento alla propria comunità e quartiere — e quindi senza remore a saccheggiarlo. I tagli degli ultimi tempi hanno colpito più duramente le fasce più deboli della popolazione: chiusi i centri per giovani, i programmi di assistenza, tagli alle
charities, l'educazione universitaria, un tempo gratuita, col Labour salita a 1,000 sterline l'anno, è ora balzata a 9,000 sterline. Prospettive: poche e buie. Non c'è però un leader, qualcuno che sia in grado di articolare questi problemi e di guidarne la discussione, fare
policy.
Leadership
A proposito di leadership, si è avvertita, clamorosa, una evidente mancanza di leadership nelle istituzioni, simbolicamente (durante i primi giorni di scontri chi doveva governare faceva vacanze mal coordinate: il primo ministro in Toscana, il sindaco di Londra in America, il ministro dell'economia a Disneyland) e più concretamente.
Cameron sbandiera oggi i risultati delle nuove misure di controllo, ma un successo di lunga durata dovrà necessariamente affrontare i problemi ricordati sopra. In particolare, questi scontri non sono certo un buon inizio per la
big society di Cameron, l'idea su cui ha costruito la sua elezione, ma che finora si è concretizzata principalmente in tagli su tutti i fronti. In particolare, fa impressione rileggere ora le
dichiarazioni, meno di un anno fa, di Theresa May, l'home secretary, in difesa dei tagli alla polizia (ora ulteriormente indebolita e demoralizzata per gli gli scandali e dimissioni legate alla questione di News of the World). Ecco l'inizio:
May has dismissed fears that deep spending cuts could undermine the ability of the police to tackle possible civil unrest, and insisted the British did not respond to austerity by rioting on the streets.
Era il Settembre 2010: profetica al contrario.
Media
I media tradizionali, BBC in testa, perdono, e di gran lunga, il primato dell'informazione. Il migliore
coverage dei fatti di Birmingham lo fa
un sito di un musicista e
Sangat TV, un canale TV sikh. Danno informazioni dirette, correggono in fretta gli errori e i
rumors che inevitabilmente si diffondono in questi momenti concitati, e conoscono il territorio e la comunità. La BBC (quella nazionale, in particolar modo) parla quasi solo di Londra, sbaglia il nome delle strade di Birmingham, e non corregge voci che si è appurato essere false ore prima. (Vedi
qui per una discussione più approfondita di questo aspetto).