22 gennaio 2008

La teoria delle 2 races e la politica come il baseball

Attingiamo al dipartimento la campagna-presidenziale-minuto-per-minuto, anche per rifarci della scena politica italiana, al momento, non troppo esaltante.

Dunque, fine settimana piuttosto pieno, con i caucus democratici in Nevada e le primarie repubblicane in South Carolina. Vediamo come è andata.

Tra le slot machine di Las Vegas ha vinto Hillary, battendo per una manciata di punti percentuali Obama. Il risultato è stato un po' a sorpresa: è vero, Hillary aveva vinto in New Hampshire, rimettendo in piedi la sua candidatura, ma qui Obama aveva ottenuto l'endorsement del potente sindacato dei culinary workers e aveva lottato (e vinto) per permettere che i caucus si potessero svolgere all'interno dei casino, in modo da agevolare il voto dei dipendenti. Risultato: ancora secondo, ancora di poco.
E qui entra in gioco la teoria delle due corse: da una parte quella psicologica, per il momentum, l'entusiasmo dei fan, il convincimento degli elettori e dei contributor. Dall'altra, quella tutta tecnica, del conteggio dei delegati da mandare alla convention nazionale. Insomma, la gara per la percezione contro la gara per i numeri.
Finora i media hanno guardato soprattutto alla prima, contando che se, come di solito avviene, un candidato riesce effettivamente a vincerla, magari ancora nelle battute iniziali della campagna, gli oppositori abbandonano la campagna e tutto il resto diventa irrilevante. Questa volta però Hillary e Obama sono davvero vicini e allora contano davvero i tecnicismi, i conteggi, i baratti e i trucchi del conteggio dei delegati. Ma questo è argomento degno di un altro post. Solo come anticipazione, a Obama che in Nevada annunciava di aver ottenuto un delegato in più di Hillary, il capo dei democratici nello Stato ribatteva che al momento nessuno sapeva l'esatta distribuzione dei delegati e che non sarebbe stata nota fino alla convention dello Stato. E poi noi pensiamo di avere un brutta legge elettorale...

Altre considerazioni degne di nota: Obama sembra in difficoltà tra l'elettorato latino, molto considerevole qui al west, e la cosa non sorprende più di tanto viste i rapporti non sempre idilliaci tra le comunità afro-americane e quelle sud americane. Vedremo come e se saprà reagire. Edwards perde e male e questa è un po' una sorpresa in uno Stato che vanta union molto forti. Sarà difficile per lui riprendersi.

Tra i repubblicani in South Carolina, ha vinto McCain, che quindi ha sepolto i fantasmi che lo inseguivano dal 2000, quando qui dovette di fatto concedere la candidatura a Bush. Ed ecco spiegato il baseball. Come nel baseball, l'esame di statistica mascherato da sport, dove ciò che realmente sembra contare non è la giocata, l'atto tecnico, la trovata tattica, ma invece la percentuale di battute del battitore, il rapporto tra il numero di strike e di ball del pitcher, e il numero di vittorie di una squadra negli ultimi 87 anni nelle giornate di sole con vento contrario, dicevo, come nel baseball, anche in politica spesso e volentieri si tirano fuori gli annuari e si ricorda a McCain che, tra i Repubblicani, chi ha preso la South Carolina ha poi vinto la nomination nel 100% dei casi (dal 1980 in poi). Speriamo McCain non sia scaramantico...

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