1 anno fa
30 marzo 2006
26 marzo 2006
Carramba!!!!
Domenica. Ore 13.00. Dopo una passeggiata sulla spiaggia accompagnata da un po' di vento e da un sole velato, stiamo per tornare alla macchina quando sento una voce chiamare: "Marco!", mi giro e vedo solo un gruppetto di persone che chiacchierano tra loro, Marco al mio fianco non sente nulla. Di nuovo: "Marco!". Questa volta mi volto in tempo per catturare uno sguardo fugace da parte di un tizio sdraiato su un asciugamano. Anche Marco sente il secondo richiamo e istantaneamente riconosce Terry e Joe, due dei sui vecchi compagni di casa (casa...insomma...quella cosa nella foto) dell'estate 2001. Gran saluti, strette di mano, "che caso rincontrarsi!", "ma cosa fai adesso?", "ti pensavo in Italia", "ti ricordi quell'estate..." e mentre si scambiano aggiornamenti e ricordi io fuggo con il pensiero ai racconti di Marco di quell'estate.
Aveva dovuto lasciare gli apparatamenti dell'università che chiudevano per l'estate e si era trovato a vivere con questi altri cinque ragazzi il cui stile di vita prevedeva più o meno: alzarsi verso le 5 di pomeriggio, giocare col calcetto sistemato nel giardino, uscire per comprare i kegs di birra, party tutta notte, collassare verso l'alba e dormire fino al pomeriggio successivo e via così. Notorie erano poi rimaste alcune avventure particolari, quando per esempio Ryan (da allora chiamato Rambo), si era ferito alla mano durante una di queste feste e si era ricucito artigianalmente, oppure quando Terry, durante un drinking game che consisteva nel saltare da un palo all'altro della staccionata e bere ad ogni sosta sostanziosi sorsi di birra, si era disolcato il ginocchio con successiva necessaria (e costosissima) operazione.
Li fissavo curiosa di vederli finalmente in faccia e un po' sorpresa di trovarmi davanti a dei ragazzi normali.
Scopriamo con nostra (forse più mia) grande sorpresa che, per usare le loro stesse parole, "they are all doing pretty well", chi ha trovato un buon lavoro, chi invece sta finendo il master con l'idea di andare poi a fare l'insegnate alle scuole superiori pubbliche (quasi una missione), per aiutare i ragazzi a scegliere meglio il loro futuro.
Insomma, Marco me li aveva definiti ubriaconi con un po' di poesia, col passare degli anni probabilmente la poesia ha avuto la meglio
25 marzo 2006
Vizi e Virtù
Sono passati quasi tre mesi dal nostro primo post. Tre mesi di vita americana, o meglio californiana, alle prese con i vizi e le virtù di questo paese e dei suoi abitanti. Tempo di primi bilanci? Ci provo!
Rubo la citazione d'apertura a Beppe Servegnini che scriveva: "Gli italiani hanno molti pregiudizi sull'America. Quasi tutti sono veri!"
Però l'America è grandissima, ogni stato molto diverso dagli altri e le generalizzazioni non rendono la realtà. Oltre a questo la dislocazione delle case, delle scuola, la morfologia urbana è così diversa che anche i paragoni sono difficili e fuorvianti.
Per esempio la California ha una bassissima percentuale di persone grasse, la qualità della vita è importante, i supermercati biologici spopolano, l'inquinamento è tenuto sotto controllo da rigidissimi controlli dei livelli di emissioni, la natura è protetta. I maligni potrebbero pensare che dietro a questo ci sia un quasi "fanatismo dell'apparire" applicabile sia al paesaggio che al corpo. Forse per il corpo questo è vero, ma per il resto si respira una maggiore attenzione, direi quasi una consapevolezza matura dell'importanza di alcuni comportamenti. Mi spiego: un californiano non spreca l'acqua, irriga il giardino con quella riciclata, non butta immondizie per terra, partecipa alla vita della comunità (soprattutto nelle sue espressioni più "piccole", comitati di quartieri e board locali) è civico. In maniera a volte ingenua e naive i californiani sembrano amare e occuparsi del posto dove vivono più di noi. Su altri aspetti invece sono indietrissimo, per esempio il risparmio energetico è nullo (luci e condizionatori sempre accesi, riscaldamenti, fornelli e forni rigorosamente elettrici), la raccolta differenziata dei rifiuti una chimera, l'uso dei mezzi pubblici riservato a chi la macchina non se la può permettere.
E` alla guida che gli americani raggiungono punte di civiltà quasi imbarazzanti, e qui siamo noi a non avere scusanti per uno stile di guida che invece è arrogante e poco rispettoso dei propri simili. Nessuno ti fa i fari (o di peggio) se un sorpasso in autostrada richede un po' di tempo, i limiti sono rispettati, nessuno tenta di rubarti il parcheggio sotto il naso, i pedoni sono delle divinità che hanno il diritto di attraversare senza rischiare la pellaccia, pur con il semaforo verde si aspetta che l'incrocio si sia liberato prima di attraversarlo ecc... tante piccole cose che rendono "leggere" le centinaia di miglia che l'americano medio percorre.
Ci sarebbero tantissime altre cose da dire mille vizi e virtù da analizzare (le code sono code e non ammassi, alla cassa del supermercato non si viene messi sotto pressione dal cliente successivo che spinge i propri prodotti mentre tu con una mano fai la borsa e con l'altra tiri fuori i soldi per pagare, dall'altro lato la sanità non è un diritto e l'educazione ancora troppo cara per essere considerata "per tutti") ma il post sta diventando un po' lungo e quindi salto alle conclusioni. Per quel che ho potuto osservare quello che manca agli americani sembra essere un po' di fantasia, di creatività, a tratti sembrano ingenui e sicuramente sono, e si sentono, più soli ma ho l'impressione che se noi italiani avessimo un po' più di senso civico ne guadagneremo tutti in qualità della vita.
23 marzo 2006
fog of elections
Una vecchia massima, molto popolare da queste parti, vuole che la verità sia la prima vittima di ogni guerra.
Ultimamente, anche di campagne elettorali mal orchestrate e peggio condotte. Impossibile spiegare altrimenti l'invito del Dipartimento di Stato americano (la Rice, per capirci) a non viaggiare in Italia. Il testo dell'avviso è striminzito e di una vaghezza sospetta: elezioni, no global, l'obbligatorio terrorismo, guerra in Iraq e dispiegamento in Afghanistan.
Gli ingredienti ci sono tutti: mescolate bene, aggiungete un pizzico di armi di distruzione di massa (ah, no, quelle se le sono già giocate), allora un po' di uranio del Niger (eh, no quello lo abbiamo inventato noi), va be', allora dobbiamo accontentarci della temibile manifestazione dell'11 marzo di anarchici con conseguenti "broken windows" e "streets blockages". Non siete convinti? Date un'occhiata agli altri avvisi attualmente validi. La lista ci vede in compagnia di Bangladesh, Uganda, Venezuela, Libia, Ciad, Medio Oriente e Africa, Eritrea, Africa orientale, Asia centrale e Russia. Nel livello più alto non siamo evidentemente entrati un soffio: ancora un po' di differenza con Iraq, Somalia o Colombia forse c'è ancora. Non basta? Provate a cercare "Francia"...
Per fortuna che c'è the Onion a ristabilire la verità!
Ultimamente, anche di campagne elettorali mal orchestrate e peggio condotte. Impossibile spiegare altrimenti l'invito del Dipartimento di Stato americano (la Rice, per capirci) a non viaggiare in Italia. Il testo dell'avviso è striminzito e di una vaghezza sospetta: elezioni, no global, l'obbligatorio terrorismo, guerra in Iraq e dispiegamento in Afghanistan.
Gli ingredienti ci sono tutti: mescolate bene, aggiungete un pizzico di armi di distruzione di massa (ah, no, quelle se le sono già giocate), allora un po' di uranio del Niger (eh, no quello lo abbiamo inventato noi), va be', allora dobbiamo accontentarci della temibile manifestazione dell'11 marzo di anarchici con conseguenti "broken windows" e "streets blockages". Non siete convinti? Date un'occhiata agli altri avvisi attualmente validi. La lista ci vede in compagnia di Bangladesh, Uganda, Venezuela, Libia, Ciad, Medio Oriente e Africa, Eritrea, Africa orientale, Asia centrale e Russia. Nel livello più alto non siamo evidentemente entrati un soffio: ancora un po' di differenza con Iraq, Somalia o Colombia forse c'è ancora. Non basta? Provate a cercare "Francia"...
Per fortuna che c'è the Onion a ristabilire la verità!
22 marzo 2006
L'ultimo chiuda la porta
Il non plus ultra del pazzo mercato immobiliare americano è la gated community: piccoli quartieri circondati da muretti, chiusi da cancellate a volte guardate a vista, case rigidamente uguali, vialetti ben curati, regole ferree di ammissione (censo, età), controllo serrato che nulla possa guastare la tranquillità dei comunitari, avvisi interni che ricordano le "regole e i valori" condivisi. Risultato: interi isolati popolati da persone del tutto simili tra loro: gli over 60 ben messi di qua, gli over 60 dimessi in fondo all'altra via, la corporate people ad un miglio di qui, il complesso per famigliole un po' più in là, e via così. I ricchi (be', alcuni) invece stanno a metà strada tra Goleta e Santa Barbara nello speranzoso Hope Ranch, completo dei suoi campi da golf, spiagge private e country club.
Che dire? La community da una parte è una soluzione estremamente pratica: i pensionati che ci stanno di fronte hanno il silezio assicurato alle 10 di sera; un pullmino passa a prendere i meno in forma alla mattina e li porta al supermercato; li si vede passeggiare (quelli più in forma, per lo meno) assieme. D'altra parte, è impossibile non pensare a dei piccoli ghetti, ben decorati e ovattati quanto si vuole, ma asettici e impoveriti di diversità.
Ipotesi azzardata: la fusione in stile 21mo secolo di due vecchie idee americane: isolazionismo e staccionate?
18 marzo 2006
Scioglilingua
Il mio corso d'inglese è finito. Venerdì c'è stata una piccola cerimonia ufficiale di graduation, pranzo e saluti.
Mi fa sempre una strana sensazione salutare le persone con cui, seppur per un breve periodo, ho diviso del tempo, delle emozioni, delle risate e pensare che alcune di queste non le rivedrò probabilmente più.
Giovedì sera siamo stati a festeggiare, in maniera meno formale che venrdì, ad un ristorante libanese. Non avevo mai assaggiato la cucina del middle east e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente impressionata.
Vi scrivo una poesia che ci ha fatto impazzire nella classe di Fluency and Conversation. Cimentatevi! A questo sito trovate la pronuncia (un po' british, direbbe Marco storcendo il naso).
I take it you already know
Of tough and bough and cough and dough?
Others may stumble, but not you
On hiccough, thorough, slough, and through.
Well done! And now you wish, perhaps,
To learn of less familiar traps.
Beware of heard, a dreadful word
That looks like beard but sounds like bird.
And dead: it's said like bed, not bead,
For goodness sake don't call it deed!
Watch out for meat and great and threat
(They rhyme with suite and straight and debt).
A moth is not a moth as in mother
Nor both as in bother, nor broth as in brother,
And here is not a match for there,
Nor dear and fear, for bear and pear.
And then there's dose and rose and lose--
Just look them up--and goose and choose
And cork and work and card and ward
And font and front and word and sword
And do and go, then thwart and cart,
Come, come! I've hardly made a start.
A dreadful Language? Why man alive!
I learned to talk it when I was five.
And yet to write it, the more I tried,
I hadn't learned it at fifty-five.
Mi fa sempre una strana sensazione salutare le persone con cui, seppur per un breve periodo, ho diviso del tempo, delle emozioni, delle risate e pensare che alcune di queste non le rivedrò probabilmente più.
Giovedì sera siamo stati a festeggiare, in maniera meno formale che venrdì, ad un ristorante libanese. Non avevo mai assaggiato la cucina del middle east e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente impressionata.
Vi scrivo una poesia che ci ha fatto impazzire nella classe di Fluency and Conversation. Cimentatevi! A questo sito trovate la pronuncia (un po' british, direbbe Marco storcendo il naso).
I take it you already know
Of tough and bough and cough and dough?
Others may stumble, but not you
On hiccough, thorough, slough, and through.
Well done! And now you wish, perhaps,
To learn of less familiar traps.
Beware of heard, a dreadful word
That looks like beard but sounds like bird.
And dead: it's said like bed, not bead,
For goodness sake don't call it deed!
Watch out for meat and great and threat
(They rhyme with suite and straight and debt).
A moth is not a moth as in mother
Nor both as in bother, nor broth as in brother,
And here is not a match for there,
Nor dear and fear, for bear and pear.
And then there's dose and rose and lose--
Just look them up--and goose and choose
And cork and work and card and ward
And font and front and word and sword
And do and go, then thwart and cart,
Come, come! I've hardly made a start.
A dreadful Language? Why man alive!
I learned to talk it when I was five.
And yet to write it, the more I tried,
I hadn't learned it at fifty-five.
17 marzo 2006
Avocados!
Sto diventando una avocados addicted.
Già coltivavo una passione in Italia, però la difficoltà di reperirne in tutte le stagioni, maturi ad a un costo decente, mi aveva sempre tenuto lontana dalla dipendenza.
Ma qui...è la fiera dell'avocado, da quelli piccoli con la buccia tendente al nero (ottimi per fare il guacamole perché si spappolano facilmente), a quelli maxi (grandi quasi come un piccolo melone) a quelli squisiti organici, o provenienti da giardini di amici che all'esterno non sono ruvidi e dentro saporitissimi.
Al supermercato ce ne sono cassette piene, come le mele da noi e in qualunque locale si vada per prendere un panino, un hamburger, una insalata è possibile aggiungerlo in dosi elefantiache.
Una breve ricetta chilena: prendete un foglio di carta d'alluminio, lo spalmate di filadelfia (uno strato abbastanza spesso), ci appoggiate sopra fette di prosciutto e ancora sopra avocado tagliato a fettine. Poi rollate il tutto fino a farne un salame e lo piazzate nel freezer per 15 minuti. Va servito tagliato a fettine su piccoli creakers rotondi.
Buon appetito!
15 marzo 2006
Angolo Selvaggio
Volevo solo regalarvi la vista di questa splendida spiaggia che abbiamo scoperto a pochi minuti di macchina da noi. Qui le lasciano molto più selvagge e sono piene di conchiglie.
Per me ultimi due giorni di scuola, e finalmente il tempo sembra essersi stabilizzato sul sereno.
Postilla: il NYTimes da vincitore del dibattito Prodi, anche se definisce la trasmissione "boring": siete d'accordo?
11 marzo 2006
Settimana americana
Breve rassegna di quanto successo nell'ultima settimana da questa parte del pond.
Il mister B. locale (coincidenza o segno del destino?) rimane scottato dal suo stesso fuoco. Dopo aver speso bilioni per la sicurezza nazionale, fatto spiare senza "perdere tempo" con i giudici i cittadini per l'incontestabile motivo della lotta al terrorismo, instillato un po' di sano sospetto nei confronti dei medioorientali asse del male, ha ben pensato di testardamente spalleggiare un accordo commerciale che avrebbe consegnato la gestione di alcuni dei prinicipali porti degli USA ad una società controllata dagli Emirati Arabi. Apriti o cielo, ma non è il posto da cui venivano alcuni degli attentatori del 9/11? Well, business is business, pare abbia detto, sottintendendo che se gli Emirati Arabi gli lasciano usare le loro basi militari, forse potevano essere ripagato con un po' di dollari di import-export. Ma e la tanto declamata sicurezza nazionale? La propaganda dei mesi passati ha però prontamente funzionato, seppure con esiti opposti a quelli sperati. E così il Congresso ha bipartisanamente affossato l'accordo. E nel frattempo, in vista delle elezioni di metà periodo, i repubblicani fanno a gara per prendere le distanze da un B. ai minimi storici di gradimento.
Breve guida all'uso per chi non conosce più cosa sia. Gli Enronisti un tempo alla guida della 7ma corporation d'America e poco dopo responsabili della maggiore bancarotta della storia del capitalismo, si ritrovano. In tribunale. Fastow, l'architetto della finanza creativa, vuota il sacco e accusa i capi Skilling e Lay. Risultato: riduzione a 2 degli iniziali 98 capi d'accusa e pena patteggiata a 10 anni di prigione e 24 milioni di danni. Per gli altri: destino senz'altro più duro. Ma tutto sommato, forse nemmeno troppo, a giudizio dei migliaia di impiegati rimasti su una strada e senza risparmi previdenziali.
Effetto boomerang
Il mister B. locale (coincidenza o segno del destino?) rimane scottato dal suo stesso fuoco. Dopo aver speso bilioni per la sicurezza nazionale, fatto spiare senza "perdere tempo" con i giudici i cittadini per l'incontestabile motivo della lotta al terrorismo, instillato un po' di sano sospetto nei confronti dei medioorientali asse del male, ha ben pensato di testardamente spalleggiare un accordo commerciale che avrebbe consegnato la gestione di alcuni dei prinicipali porti degli USA ad una società controllata dagli Emirati Arabi. Apriti o cielo, ma non è il posto da cui venivano alcuni degli attentatori del 9/11? Well, business is business, pare abbia detto, sottintendendo che se gli Emirati Arabi gli lasciano usare le loro basi militari, forse potevano essere ripagato con un po' di dollari di import-export. Ma e la tanto declamata sicurezza nazionale? La propaganda dei mesi passati ha però prontamente funzionato, seppure con esiti opposti a quelli sperati. E così il Congresso ha bipartisanamente affossato l'accordo. E nel frattempo, in vista delle elezioni di metà periodo, i repubblicani fanno a gara per prendere le distanze da un B. ai minimi storici di gradimento.
Falso in bilancio
Breve guida all'uso per chi non conosce più cosa sia. Gli Enronisti un tempo alla guida della 7ma corporation d'America e poco dopo responsabili della maggiore bancarotta della storia del capitalismo, si ritrovano. In tribunale. Fastow, l'architetto della finanza creativa, vuota il sacco e accusa i capi Skilling e Lay. Risultato: riduzione a 2 degli iniziali 98 capi d'accusa e pena patteggiata a 10 anni di prigione e 24 milioni di danni. Per gli altri: destino senz'altro più duro. Ma tutto sommato, forse nemmeno troppo, a giudizio dei migliaia di impiegati rimasti su una strada e senza risparmi previdenziali.
09 marzo 2006
Outing
Ebbene sì, lo devo confessare. Dopo essermi preso le reprimende del presidente dell'A.N.D.O. V.A.I. (Amici Non Danzatori Organizzati in Varie Associazioni Internazionali), mi sembra giusto rivelarlo pubblicamente. Oggi mi sono graduated insieme alla Fra e ad uno sparuto gruppetto di compagni di avventura, come ballerino swing in Jitterbug Lindy Hop style. Otto settimane di duro lavoro, ogni giovedì sera, dalle 6 alle 7:15 mi hanno ben impresso i rudimenti del charleston e del Jitterbug stroll: jockey position, jig walk, cross kicks, tandem, swing out, circles, swing turns, e chi più ne ha più ne metta.
Maestri e compagni di avventura meritano un paio di parole. Steve e Anna (Ena) i due insegnanti: insieme sulla bilancia equilibrano un lottatore di Sumo, ma hanno un'agilità, leggiadria, senso del ritmo e espressività da far invidia a chiunque. Guanita (forse) era l'improbabile sorella scarsa di Anna che ha sostituito in un paio di occasioni.
L'assatanata era una pazza scatenata lanciata su mille danze iper-competitiva, ti metteva addosso una pressione inaudita, minacciandoti con occhi furiosi in caso del più impercettibile errore nei passi.
Il piacione quarantenne presentatosi come super ballerino pieno di mosse e contromosse pericolosamente latineggianti si è però rivelato una scamorza nel temibile swing out dove si è guadagnato a pieno titolo il soprannome di "real men leave at 5" data la sua incapacità di lasciar andare la partner al quinto tempo come richiesto dal passo. Famoso anche per le continue domande su come si deve tenere il piede sinistro nel secondo tempo del terzo passo, se piatto o leggermente divaricato...
Il pazzo è comparso solamente nelle ultime lezioni (per fortuna), ma a parte l'inconsultezza dei movimenti, del tutto casuali ed esagerati, e la preoccupante fissità dello sguardo, non ha causato problemi.
C'era poi Patti, rassicurante infermiera del Cottage Hospital di Goleta: con lei sapevamo che nulla di male sarebbe potuto capitarci. La sua amica è invece meno fortunata e ha dovuto droppare il corso a metà causa infortunio in bici con conseguente lesione del ginocchio.
Nunu (forse, anche lui) d'origini israeliane, onesto ballerino, alle prese con la tesi di dottorato.
La svogliata era così soprannominata per l'aria di sufficienza con cui svolgeva i vari passi e la stanchezza atavica che la contraddistingueva. Ogni tanto intervallava passi di danza classica assolutamente fuori contesto.
Mai nel loro contesto due asiatiche di cui sempre mi sono fatto ripetere il nome, senza alcuna possibilità di capirlo e quindi memorizzarlo.
Ma per finire, dulcis in fundo, last but not least, rullo di tamburi, il rapper in tutta la sua maestà. Il mio vero alter ego, impedito come il sottoscritto nei movimenti, ma avvantaggiato dall'evidente frequentazione con la musica rap e i suoi ritmi. Svantaggiato invece, dai bragoni larghissimi e dalle scarpe numero 47 che ne impedivano un poco i movimenti. Ho subito capito che era colui che la Fede definirebbe "il fratello che non ho mai avuto", quando, alla prima lezione, in netta difficoltà sul triple step, veniamo ambedue chiamati in disparte da Steve e costretti a ripetizioni personalizzate. Perlomeno, dalla seconda lezione in poi, non abbiamo più avuto bisogno dell'insegnante di sostegno.
Scherzi a parte, è stato un piacevole diversivo, con una compagnia stranamente assortita ma simpatica. Chissà, magari ci tocca ripeterlo?
Pizza!!!
Dopo quasi due mesi di astinenza, ieri siamo andati nell'unica vera pizzeria di Santa Barbara e con gusto ci siamo sbafati due Margherite. Abbiamo anche bloccato la mia amica norvegese che stava per ordinare pizza con prosciutto crudo, funghi, pesto e ketchup...ahhhh...orrore e sgomento!!!
06 marzo 2006
E` arrivato il premier! Chi?
Berlusconi parla al Congresso!
Vista l'enfasi posta sulla notizia dai giornali italiani, che nelle loro edizioni web titolavano "Berlusconi day al Congresso", "Discorso interrotto da 16 applausi", "Standing ovation per il premier" e via dicendo, siamo stati attenti a come la cosa veniva riportata qui.
I media americani si sono dimostrati decisamente meno interessati al fatto. Le prime pagine di CNN, New York Times e Los Angeles Times non hanno riportato nulla, e anzi persino trovare traccia dell'evento e` stato abbastanza difficile.
L'evento in se` qualche attenzione la meritava: non e` certo tipico che Senato e Camera degli Stati Uniti si riuniscano in sessione comune per ascoltare un leader straniero.
Forse il problema e` che il nostro premier fa notizia per altre cose: "Berlusconi mounts political media blitz", "'Cyclone Silvio' of Italy Is on the Air, Everywhere", "Berlusconi Changes Rules to His Benefit" (New York Times)" e "Berlusconi: I'm Christ of politics (CNN)". E forse Bush, in perenne calo di consensi e alle prese con uno scandalo dietro l'altro non ha tutti gli interessi a vantare questa amicizia.
A parte questo, il discorso pronunciato da Berlusconi sembrava scritto nel primo dopoguerra, in piena ricostruzione con i soldi del piano Marshall, era retorico e a tratti persino adulatorio.
Non mi stupisce che non abbia smosso nulla qui!
Infine la chicca, un fatto - a quanto pare taciuto in Italia, ma riportato qui da parecchie agenzie di stampa - che da solo basterebbe a decretare il fallimento della trasferta berlusconiana: nell'aula del Congresso molti posti, sia da parte repubblicana che democratica, erano vuoti e sono stati riempiti da portaborse e staffer.
Se siete interessati all'argomento trovate una nostra analisi un po' piu` approfondita sul prossimo numero di Questotrentino!
Vista l'enfasi posta sulla notizia dai giornali italiani, che nelle loro edizioni web titolavano "Berlusconi day al Congresso", "Discorso interrotto da 16 applausi", "Standing ovation per il premier" e via dicendo, siamo stati attenti a come la cosa veniva riportata qui.
I media americani si sono dimostrati decisamente meno interessati al fatto. Le prime pagine di CNN, New York Times e Los Angeles Times non hanno riportato nulla, e anzi persino trovare traccia dell'evento e` stato abbastanza difficile.
L'evento in se` qualche attenzione la meritava: non e` certo tipico che Senato e Camera degli Stati Uniti si riuniscano in sessione comune per ascoltare un leader straniero.
Forse il problema e` che il nostro premier fa notizia per altre cose: "Berlusconi mounts political media blitz", "'Cyclone Silvio' of Italy Is on the Air, Everywhere", "Berlusconi Changes Rules to His Benefit" (New York Times)" e "Berlusconi: I'm Christ of politics (CNN)". E forse Bush, in perenne calo di consensi e alle prese con uno scandalo dietro l'altro non ha tutti gli interessi a vantare questa amicizia.
A parte questo, il discorso pronunciato da Berlusconi sembrava scritto nel primo dopoguerra, in piena ricostruzione con i soldi del piano Marshall, era retorico e a tratti persino adulatorio.
Non mi stupisce che non abbia smosso nulla qui!
Infine la chicca, un fatto - a quanto pare taciuto in Italia, ma riportato qui da parecchie agenzie di stampa - che da solo basterebbe a decretare il fallimento della trasferta berlusconiana: nell'aula del Congresso molti posti, sia da parte repubblicana che democratica, erano vuoti e sono stati riempiti da portaborse e staffer.
Se siete interessati all'argomento trovate una nostra analisi un po' piu` approfondita sul prossimo numero di Questotrentino!
04 marzo 2006
scopri l'errore
03 marzo 2006
Potluck dinner
Mega evento dell'International Program: cena internazionale con cibi da tutto il mondo da noi preparati!
Il luogo era suggestivo, una casa a picco sull'oceano, l'orario un po' scandinavo (dalle 5.30 alle 8.30), gli alcolici banditi!
Devo dire che, nonstante il clima un po' da oratorio, è stato divertente. Si sono subito creati gruppetti etnici ben distinti: coreani da una parte, giapponesi dall'altra, arabi e poi il mix europei (noi e la norvegese) e sud americani (brasiliani e cileni)!
Abbiamo scoperto alcune cose interessanti:
Piccola nota di colore: una delle insegnanti del corso è il volto di Carrie di Sex & the City sul corpo di Maga Magò: uno spettacolo!
Il luogo era suggestivo, una casa a picco sull'oceano, l'orario un po' scandinavo (dalle 5.30 alle 8.30), gli alcolici banditi!
Devo dire che, nonstante il clima un po' da oratorio, è stato divertente. Si sono subito creati gruppetti etnici ben distinti: coreani da una parte, giapponesi dall'altra, arabi e poi il mix europei (noi e la norvegese) e sud americani (brasiliani e cileni)!
Abbiamo scoperto alcune cose interessanti:
- in Norvegia gli alunni dell'ultimo anno delle superiori festeggiano durante tutto l'ultimo mese di scuola, la cosidetta RUSS. Comprano dei pullman e li trasformano in case, si vestono tutti uguali con una salopette rossa e un buffo cappellino e più prove superano durante quel mese (dalle più caste tipo baciare un poliziotto o dormire all'interno di una rotonda, fino all più "disinvolte"...e qui lascio alla vostra immaginazione) più pendagli possono attaccare alla mazzoccole del cappellino. Da quello che ci ha detto Madelen l'intera Norvegia vive un mese di delirio. Mentre ce lo raccontava, si ripetiva stupita, maybe Norway is not so boring
- Il cileno e il brasiliano, che pure non vivono in paesi noti per la loro "bacchettonaggine" sono sorpresi dalla disivoltura delle ragazze americane e dai party selvaggi che ogni sera si tengono in Isla Vista, il quartiere vicino al capus.
- è innegabile: i popoli latini si assomigliano davvero tanto: ci piacciono le stesse cose (col brasiliano si parlava di danza e calcio), ci stupiscono le stesse cose (retaggi di dominazioni cattoliche?), gesticoliamo allo stesso modo e costruiamo le frasi in inglese come nella lingua d'origine. Risultato? Tra noi ci capiamo benissimo, con gli autoctoni un po' meno...
- Dopo aver preso un colpo, per esprimere dolore, noi diciamo aia, gli americani ouch o au, i norvegesi un buffissimo avvv
- I norvegesi, sempre loro, impazziscono per il gruppo di teeneager che canta musica d'opera in versione pop (?), che si chiamano "Il Divo" e che credono essere italiani. Abbiamo subito controllato, ma i loro nomi Carlos, David e soprattutto Sebastien e Urs ci fanno pensare che forse proprio italiani non sono. Per fortuna.
- I brasiliani ci spingono un po' ad ira perché hanno pure loro il complesso del "quest'anno dobbiamo per forza vincere la coppa del mondo di calcio". Cosa ci distingue? Che loro, a differenza di noi, la vincono per davvero.
Piccola nota di colore: una delle insegnanti del corso è il volto di Carrie di Sex & the City sul corpo di Maga Magò: uno spettacolo!
01 marzo 2006
Underage
Gli Americani hanno una dedizione - rassicurante o sinistra a seconda dei casi - per il rispetto delle regole e dei protocolli.
Breve scenetta illustrativa.
Il luogo: da Elsie's, il secondo posto più vicino ad un centro sociale che si possa trovare a Santa Barbara, così dicono. Ai trentini ricorda il Picaro ma con un patio esterno e un tavolo da biliardo; ai bolognesi il Corto Maltese, molto rimpicciolito, e sempre coi suddetti patio e tavolo. Insomma, baretto cozy e tranquillo, dove trovare del discreto vino e in cui chi vuole riesce anche a fumarsi una sigaretta (rarità) . Nelle serate open mic chi vuole si alza e suona e il biliardo è sempre gestito col "sistema oratorio": ci si segna su una lavagnetta e chi vince rimane dentro.
La scena: noi appena entrati. La cameriera su dei pattini molto anni '60, età indefinita ma non più giovanissima, ci si para rapida di fronte e chiede l'ID. Abbiamo fatto la patente apposta, la mostriamo. Accurato controllo: sì, più di 21 anni, potete bere e potete restare nel locale. Luca ha la sola carta di identità italiana: sguardo sospettoso, no, non è falsa, è italiana. Dov'è la data di scadenza? Qui dietro. Ma non trovo "expire". E ci credo, c'è scritto "scadenza" che vuol dire quello, ma in italiano; ma poi che ti serve la data di scadenza se vuoi controllare solo l'età? Oh be' è fatta, possiamo rimanere.
Entra una coppia di Italiani col figlio al seguito. Circa 4 mesi d'età. Bravamente dormiente e in carrozzina. Tutto intabarrato contro il freschino di questi giorni. Ma - inevitabilmente - stessa trafila: Ma il bambino ha meno di 21 anni? Evidentemente sì. Eh no, allora, non potete restare. Senta, non parla nememno, è un po' dura che si metta a bere. No è underage, è illegale: se arriva la polizia... Se arriva la polizia si fa una risata: mangia dorme e poco altro cosa vuole che... Se non uscite chiamo i servizi sociali.
Ovviamente i nostri lasciano. Caso isolato? In fondo, la cameriera sui pattini anni '60 non è che ispiri proprio fiducia...
E invece no: cadesse il cielo, ma le procedure si rispettano. Diluvia da giorni e all'esterno tutto è allagato? Al ristorante ti chiederanno comunque se preferisci mangiare fuori o dentro. Non capisci qualcosa e chiedi di ripetere? Ti diranno esattamente le stesse parole, solo con un tono di voce più alto. Sei appena arrivato in America e il tuo bagaglio consiste di due valige? Il manager dell'appartamento si premunirà di ricordarti nei più minuti dettagli tutti gli obblighi assicurativi cui devi attenerti se intendi installare in casa un acquario superiore ai 10 galloni (ma dico, un acquario? E di 40 litri? Ma se non ho ancora il letto!). Al supermercato compri una birra, mostri il passaporto (eh sì la solita questione dell'età) e riveli col tuo inconfondibile accento italiano di essere un turista di passaggio? Ti chiederanno se hai la fidelity card o se vuoi farla. E' gratis.
Breve scenetta illustrativa.
Il luogo: da Elsie's, il secondo posto più vicino ad un centro sociale che si possa trovare a Santa Barbara, così dicono. Ai trentini ricorda il Picaro ma con un patio esterno e un tavolo da biliardo; ai bolognesi il Corto Maltese, molto rimpicciolito, e sempre coi suddetti patio e tavolo. Insomma, baretto cozy e tranquillo, dove trovare del discreto vino e in cui chi vuole riesce anche a fumarsi una sigaretta (rarità) . Nelle serate open mic chi vuole si alza e suona e il biliardo è sempre gestito col "sistema oratorio": ci si segna su una lavagnetta e chi vince rimane dentro.
La scena: noi appena entrati. La cameriera su dei pattini molto anni '60, età indefinita ma non più giovanissima, ci si para rapida di fronte e chiede l'ID. Abbiamo fatto la patente apposta, la mostriamo. Accurato controllo: sì, più di 21 anni, potete bere e potete restare nel locale. Luca ha la sola carta di identità italiana: sguardo sospettoso, no, non è falsa, è italiana. Dov'è la data di scadenza? Qui dietro. Ma non trovo "expire". E ci credo, c'è scritto "scadenza" che vuol dire quello, ma in italiano; ma poi che ti serve la data di scadenza se vuoi controllare solo l'età? Oh be' è fatta, possiamo rimanere.
Entra una coppia di Italiani col figlio al seguito. Circa 4 mesi d'età. Bravamente dormiente e in carrozzina. Tutto intabarrato contro il freschino di questi giorni. Ma - inevitabilmente - stessa trafila: Ma il bambino ha meno di 21 anni? Evidentemente sì. Eh no, allora, non potete restare. Senta, non parla nememno, è un po' dura che si metta a bere. No è underage, è illegale: se arriva la polizia... Se arriva la polizia si fa una risata: mangia dorme e poco altro cosa vuole che... Se non uscite chiamo i servizi sociali.
Ovviamente i nostri lasciano. Caso isolato? In fondo, la cameriera sui pattini anni '60 non è che ispiri proprio fiducia...
E invece no: cadesse il cielo, ma le procedure si rispettano. Diluvia da giorni e all'esterno tutto è allagato? Al ristorante ti chiederanno comunque se preferisci mangiare fuori o dentro. Non capisci qualcosa e chiedi di ripetere? Ti diranno esattamente le stesse parole, solo con un tono di voce più alto. Sei appena arrivato in America e il tuo bagaglio consiste di due valige? Il manager dell'appartamento si premunirà di ricordarti nei più minuti dettagli tutti gli obblighi assicurativi cui devi attenerti se intendi installare in casa un acquario superiore ai 10 galloni (ma dico, un acquario? E di 40 litri? Ma se non ho ancora il letto!). Al supermercato compri una birra, mostri il passaporto (eh sì la solita questione dell'età) e riveli col tuo inconfondibile accento italiano di essere un turista di passaggio? Ti chiederanno se hai la fidelity card o se vuoi farla. E' gratis.
Iscriviti a:
Post (Atom)