22 marzo 2006

L'ultimo chiuda la porta


Il non plus ultra del pazzo mercato immobiliare americano è la gated community: piccoli quartieri circondati da muretti, chiusi da cancellate a volte guardate a vista, case rigidamente uguali, vialetti ben curati, regole ferree di ammissione (censo, età), controllo serrato che nulla possa guastare la tranquillità dei comunitari, avvisi interni che ricordano le "regole e i valori" condivisi. Risultato: interi isolati popolati da persone del tutto simili tra loro: gli over 60 ben messi di qua, gli over 60 dimessi in fondo all'altra via, la corporate people ad un miglio di qui, il complesso per famigliole un po' più in là, e via così. I ricchi (be', alcuni) invece stanno a metà strada tra Goleta e Santa Barbara nello speranzoso Hope Ranch, completo dei suoi campi da golf, spiagge private e country club.

Che dire? La community da una parte è una soluzione estremamente pratica: i pensionati che ci stanno di fronte hanno il silezio assicurato alle 10 di sera; un pullmino passa a prendere i meno in forma alla mattina e li porta al supermercato; li si vede passeggiare (quelli più in forma, per lo meno) assieme. D'altra parte, è impossibile non pensare a dei piccoli ghetti, ben decorati e ovattati quanto si vuole, ma asettici e impoveriti di diversità.

Ipotesi azzardata: la fusione in stile 21mo secolo di due vecchie idee americane: isolazionismo e staccionate?

2 commenti:

  1. Anonimo01:02

    Quando dalla soffitta riesco a distinguere i tacchetti a spillo della vicina rombare lungo le scale, una sega circolare mordere il legno condita da improperi contro la divinità, una console far ruggire i motori di un gran premio, folate fumose di sostanze illecite provenire dai ragazzi di sotto, chiacchere di anziani sulla panchina, discussioni degli alpini per la organizzazione del carnevale, risate da birra dal bar di fronte, urla dei bambini in piazza, le campane della chiesa suonare... mi viene da pensare che per quanto fastidiosa la diversità sia un pò l'anima dello stare insieme.

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  2. Anonimo02:43

    Ciao Marco,

    qui federico da Berlino. Per un'analisi del fenomeno da te segnalato, consiglio Marco D'Eramo, Il Maiale e il Grattacielo, Feltrinelli, 2004. Il libro parla di Chicago, ma le considerazioni sono più generali.
    Un saluto,
    Fede

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