È mattina, giornata splendida, la Fra e il Gio mi accompagnano al dipartimento perché voglio depositare in laboratorio un paio di cose. Salgo le scale, deposito, due chiacchiere con Collin e poi giù di nuovo. E qui iniziano le sorprese. Un enorme poliziotto sta sigillando la porta di uscita col nastro giallo "crime scene". Uh, oh. Vedo dall'altra parte della porta, tenuti a distanza da un altro tratto di nastro i miei due. Be', almeno a loro non è successo nulla. Infilo una delle uscite laterali, aggiro l'edificio e arrivo davanti alla crime scene. Nessun morto per terra, né gesso a segnalare la presenza di un cadavere, o cartellini per gli indizi. La scena fa comunque molto CSI: manca solo Orazio, in compenso la ragazzina che lavora al chiosco del caffè viene fatta rapidamente allontanare con tutto il suo armamentario e nessuno entra o esce. Suspicious object in the corridor è la diagnosi dei poliziotti. La cura: edificio chiuso per due ore, uffici vicini ugualmente evacuati, un sacco di tempo perso (da noi prontamente recuperato in piscina ;-)).
Giorno dopo. Il mistero si dipana rapidamente. Collin mi spiega che il misterioso oggetto era (udite udite) una batteria attaccata alla presa della corrente. Ma no. In qualche mente allenata da anni di threat level, breaking news e terror target list sballate: batteria + cavi + corrente = bomba. Peccato che in un dipartimento di ingegneria: batteria + cavi + corrente = batteria in ricarica. No comment.
The only thing we have to fear is fear itselfdiceva nel 1932 Roosevelt ai suoi fellows Americans nel discorso inaugurale della sua prima presidenza. Ogni tanto non guasta ripeterselo.
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