07 agosto 2006

Cernilli alla mano alla conquista della Central Coast!


Iniziamo con lo spiegare il criptico titolo. O meglio, iniziamo dicendo che questo post lo scrivo io, e che io sono Giovanni, il fratello della Francesca. Anzi, in verità, se non avessi già scritto iniziare tre volte in dieci parole, mi piacerebbe davvero iniziare replicando alle malignità comparse in questo blog riguardo la mia trasvolata oceanica e le presunte ali democristiane che mi avrebbero sin qui sospinto. Ma lasciamo queste questioni agli avvocati e ritorniamo, noi, al titolo.
Daniele Cernilli è considerato il massimo esperto di enologia italiano, co-fondatore della rivista Gambero Rosso e curatore della monumentale guida Vini d'Italia. Per me praticamente a metà tra una idolo e uno spirito guida. Il Nostro ha di recente inserito, in un agile libretto, un capitolo dedicato all'universo vinicolo Californiano. Queste pagine sono state oggi la nostra guida nella scampagnata tra le bassisime vigne della Central Coast, zona collinare nell'entroterra di Santa Barbara, di recente in grande espansione (qualitativa e quantitativa) tanto da far vacillare il primato della ben piu' nota Napa Valley.

Due le cantine esaminate per un totale di undici vini degustati. Alcune considerazioni generali e sparse:


  • Se un vino non è fruttato, loro (gli yankee per intenderci) non sono contenti. Quindi spruzettano qua e là, anche nei rossi più austeri, piccoli quantitativi di uve bianche tipicamente fruttate come il sauvignon e lo chardonnay. Mah...;
  • I bianchi assaggiati erano generalmente migliori dei rossi. I primi sembravano più sinceri, i secondi ci apparivano un po' più falsi. Cosa intendiamo esattamente con falsi e sinceri non lo sappiamo nemmeno noi, ma attribuiamo questa ermeticità alla mancanza dl lessico specialistico;
  • La Fra, dopo il secondo giro di degustazioni, ha abbandonato la guida della nostra autovettura, a tutti noi è parsa una saggia decisione;
  • Anche l'infallibile Cernilli ha preso un piccolo granchio scrivendo del Bien Nacido come se fosse un unico vino, mentre è invece una area coltivata a vigne dalla quale provengono molteplici vini;
  • Il proprietario della Au Bon Climat (cantina dal nome tipicamente americano), presentatoci dal commesso come uno dei più grandi enologi del mondo, sembra Franco Califano con più capelli e un po' di barba:
  • Forse anche per colpa del look del proprietario, il Pinot Nero della Au Bon Climat era, secondo me e Marco (e siamo quindi passibili di smentita immediata) eccessivamente astringente in bocca (da notare che l'uso del concetto di astringenza ci proietta d'un sol passo nell'universo dei degustatori professionisti);
  • Il Pinot Nero della Sanford Winery era invece molto buono, ed anche molto costoso. Non aggiungo altro perché ne ho preso una bottiglia e mio papà legge questo blog...Ciao papà!

Ah, dimenticavo. In una cantina abbiamo incontrato due giovani degustatori francesi. Riconosciutoci come italiani, al momento di uscire hanno abbassato la testa, non si sa se per la recente sconfitta o se per darci una testata...!

6 commenti:

  1. Anonimo04:45

    Gio, non ti smentisci mai!

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  2. Anonimo12:10

    Stamattina avevo commentato ma evidentemente il blog non l'ha preso.
    Mi dispiace,
    comunque, da questo post si ricava una vaga (eh eh) idea, del significato della parola:
    GODERSELA
    Bpp

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  3. Anonimo23:54

    Siete splendidi... ma come sono andate le olimpiadi a Las Vegas?

    Sulle capacità democristiane e primirepubblichine del Gio credo si potrebbero scrivere alcuni trattati ad uso didattico!

    P.S.
    Gio, conservo gelosamente un pezzo di "Serrano Pata Negra de Bellota"...

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  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  5. Anonimo15:44

    Gio sei il fancazzismo fatta persona!!

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  6. Anonimo09:55

    Caro Gio, quanto ti voglio bene...
    DC46Trento

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