29 settembre 2006

Moving parte 1

L'altro ieri (venerdì, per intenderci) era il giorno del grosso del trasloco, dico del grosso perchè come molti di voi avranno sperimentato, in un giorno, per quanto organizzati, non si riesce a fare tutto.
Ci siamo svegliati con una nebbia che nemmeno Bologna dei tempi peggiori, e dopo una veloce puntata a Cofee Bean per un caffè, siamo andati all'Office della nuova casa a fare il Check-in. Completate alcune formalità giusto il tempo di scaricare la macchina, notare il colore orribile della cucina e verificare che tutto fosse a posto, che siamo corsi a prendere il camionicino che avevamo prenotato.
All'una e mezza stavamo già caricando, con Davide (grazie!) tutta la nostra casa nel camion. Dopo un pomerigio di carico e scarico, stravolti, siamo andati a riportare il U-hual Van. Qui, con l'ultimo filo di ragione che ci era rimasto, abbiamo evitato che ci truffassero dei soldi e dopo una doccia veloce e una cena da Elephant Bar, ci siamo addromentati sfiniti sul materasso per terra...(to be continued)...

Scopri la differenza



Ultimo numero di Newsweek, edizione europea a sinistra, versione statunitense a destra...

28 settembre 2006

Tortello


Il tortello di patate è sbarcato a Santa Barbara. Grazie alla ricetta di Luisa e alla ottima sbucciatura delle patate di Marco ci siamo gustati questo meraviglioso piatto.
E domani si trasloca!
Pensateci

27 settembre 2006

Breve aneddoto

L'università è dotata di un vasto centro sportivo che si chiama Rec Center in cui ci sono piscina, palestra con attrezzi e vari corsi organizzati. Marco ha la membership di diritto in quanto studente graduate che paga le tasse, io invece ho diritto ad uno sconto in quando spouse di studente graduate.
Ieri in pausa pranzo ci siamo prensentati per fare la tessera per me.
Spieghiamo la situazione e la cassiera ci chiede se abbiamo una prova che siamo sposati. "Ovviamente no!" Ci chiede allora se abbiamo lo stesso cognome. "No, I'm sorry"...a quel punto l'illuminazione. Io e Marco ci scambiamo un'occhiata d'intesa e solleviamo orgogliosi la mano sinistra con annessa fede fresca!
Ah, you boys have rings, dice la ragazza con sollievo. Fatto. La settimana prossima passo a ritirare la tessera!!!

PS: Eravamo pronti a mostrarle i nomi incisi dentro le fedi ma non ce n'è stato bisogno!

25 settembre 2006

terzo mondo (tecnologico)

Ebbene sì, la California della Silicon Valley a volte sa essere terzo mondo tecnologico. E quando si mostra in questo suo lato oscuro, lo fa nel più drastico e incontestabile modo (per capirci, qui dovreste pensare alle scimmie di 2001 Odissea nello spazio attorno al monolite nero).

Tanto per cambiare, il culprit è la compagnia dei cellulari, nel caso specifico cingular. Le cose, ad onor del vero, non erano iniziate brillantemente.

Un anno fa, negozio di cingular sotto casa, parlo con Marshall, il saleman on duty.
M: Ok, your contract is all set. Do you need a phone? We have good very deals.
Io: No, thanks, I have mine. It still works fine.
M: Look, we have huge discounts right now, and...
...alcuni minuti di sale pitch cui resisto senza troppe difficoltà. Al che Marshall, esausto, sfodera l'arma finale:
M: Look, this model even comes with text messages!
Io: (Devo aver capito male). Text messages?
M: Yeah! (con eccitazione. Fa per iniziare a spiegarmi cosa sono)
Io: (What?! Cos'è sono finito in Ritorno al futuro? Text messaggio da almeno 10 anni! Freddino) Uh, no thanks, mine does that, too.

Il fatto, poi, che per una compagnia il cui motto è "Raising the bar", dove bar va inteso come le barrette della ricezione (aumentiamo la ricezione!), e che vanta di avere le "fewest dropped calls of any wireless carrier" (non perdete una chiamata!), dicevo, il fatto che la ricezione in casa fosse appena accettabile davanti alla porta del soggiorno e pessima in stanza (distanza inferiore ai 10 passi), doveva farmi capire in che razza di posto fossimo capitati.

Per non essere accusato di masochismo, eviterò di rivelare il salas...ehm conto mensile che questo servizio ci costava. In ogni caso, finalmente il contratto è finito e abbiamo deciso di passare ad un più flessibile prepagato. (Per l'onore della cronaca, sempre con la stessa compagnia: a detta di tutti è quella con la copertura migliore. Figuriamoci le altre.) Quindi si va in negozio, si spiega la situazione, si cambia contratto ed è fatta, giusto? Eh, magari. Il tutto ha richiesto 2 negozi, 3 visite, 4 persone, un numero indefinito di chiamate al customer service e parecchie ore. Con ordine.

Il primo negozio l'abbiamo visitato due volte. Una prima volta abbiamo parlato con un lui (H qui sotto), oggi una lei (S): (apparentemente) competente il primo, meno la seconda. Effetto finale, immutato: un buco nell'acqua:
Noi: Hi, our 1-year contract is expiring and we want to switch to a pay as you go service, keeping the same number.
H: Sure, no problem. What is your phone number?
S: Sure, no problem. What is your phone number?
Noi: 805 252-xxxx
H: Good, I can access your account. Oh, I see your contract expires in a week.
S: Good, I can access your account. Oh, I see your contract is expired yesterday.
(Fin qui tutto bene. Da qui in poi l'evoluzione del dialogo diventa rapidamente impredicibile)
H: You have to come back in a week and we can easily do that.
(Bene, non ci sono problemi)
S: Unfortunately, I cannot do that. You have to go to the store at the camino real. They're authorized to do that. I'm not. They should be open until 9pm.
(Mmmh, strano visto che il tuo collega poteva farlo)
Noi: All right. Are you sure they're open?
S: I'm almost sure thay are.
(almost? Controlla online, please)
S (compone un numero al telefono): Oh, if I call them I get a busy signal: they must be in.
(Ok. Dimmi che sei stata appena assunta, vero?)

Be', saliamo in auto, e arriviamo all'altro negozio. 6:55. Mettiamo il piede dentro e uno dei due commessi si butta sulla porta per chiuderla a chiave. Orario di chiusura: 7pm. Almost sure: accento su almost, evidentemente. Ok, rispieghiamo il tutto a uno dei due commessi, Damian.
D: I will have to call the customer service
Noi: Sure, no problem.
(va al telefono, passano i minuti)
D: The customer... his number is 805... Marco...
(Ok, forse ce la facciamo. Passano altri minuti)
D: ...from post-paid to pre-paid...
(Mmmh)
D: ...Damian...Camino Real store...
(Occhei)
D: ...Damian...Camino Real store...
(Di nuovo? Ma che è, uno scherzo?)
(La Fra sostiene che a questo punto Damian abbia iniziato a fare strane facce, ma non posso confermare)
D: Which plan you wanted?
Noi: The simple one
D: ...simple...
(altri minuti)
D (trionfante, riattacca la cornetta): Ok, so you are fully on your new pay as you go contract. This is your receipt.
Noi (trionfanti e stremati): Thanks.

Usciamo. Dubbio: non è che ci ha raccontato una panzana per cacciarci dal negozio? Controlliamo la ricevuta. Dice: ora: 9:30 (sbagliato di almeno un'ora), cachier: Aaron (mmmh, decisamente no). Arriviamo a casa e proviamo a ricaricare il credito. Ovviamente, il telefono non ne vuole sapere di fare la chiamata al numero verde... Perfetto! #$@##!

Update: Un'ora e mezzo dopo e svariati insulti ai personaggi di cui sopra (ma soprattutto alla compagnia), veniamo riammessi alla rete telefonica e possiamo ricaricare il cellulare.

Cosa dite, si potrà ricaricare il credito al bancomat? ;-)

24 settembre 2006

Move-out/Move-in

Mentre il nostro appartamento si riempie di scatoloni in attesa del fatidico trasloco e gli scaffali si svuotano dei libri, cd e soprammobili, per quasi 30.000 nuove freshmen (matricole) di UCSB oggi era il giorno del move in. Domani infatti cominciano le lezioni. Accompagnando Marco on Campus (sì, ogni tanto lavora anche di domenica!) avevo notato uno strano movimento. Era per lo più causato da difficoltose manovre in retro di grosse macchinone, giudate da orgogliosi papà, piene di ogni cosa possa servire nei primi mesi di vita universitaria in un dorm ad uno studente americano.
Per scappare da quella confusione, da attribuirsi in particolare ai genitori (chiaramente più agitati dei figli) ho deciso di rifugiarmi (cosa americanissima) in un vicino mall (centro commerciale).
Sfatiamo il luogo comune che i centri commerciali americani siano brutti e squallidi: non è vero. Sono la riproduzione di pseudo-piazzette circondate da negozi.
In questo mall in particolare c'è Border, una grandissima libreria dove mi posso dedicare ad uno dei miei passatempi preferiti: leggere tutte le riviste scandalistiche (che curiosamente hanno gli stessi titoli delle nostre: "People", "Who", "Today" ecc...) comodamente sdravaccata su una poltrona in pelle.
Per questo amo le librerie americane, ci puoi passare tutta la giornata, seduto per terra o su una delle mille poltrone e puoi leggere tutti i libri che vuoi senza che nessuna commessa ti ronzi attorno squadrandoti per capire le tue intenzioni e prossimi movimenti.

Esaurita la mia dose vitale di gossip, guidando verso casa, mi sono fermata un momento in spiaggia dove sono stata di nuovo compulsivamente forzata a fare delle foto. Credete che prima o poi mi abituerò a considerare l'oceano e i suoi paesaggi come "quotidiani". In fondo a Trento non sono mica sempre lì che fotografo il Bondone!!!


PS:Non ditelo a Marco, ma ho ripreso pieno controllo di Netflix...ora il dr.Mabuse giace al 22 posto!!!

21 settembre 2006

Samoa Man

Ne avevamo parlato in numerosi post ma nessuno aveva avuto il coraggio di fotografarlo così da vicino. Grazie a Stefano ora tutti potete vedere in tutta la sua maestosità l'uomo di Samoa che prepara i super-panini-della-domenica!

18 settembre 2006

Serate in forma di cinema

Da buoni frequentatori del cineforum trentino, ci siamo portati anche qui l'abitudine di vedere dei film ogni tanto. Il tutto aggiornato in salsa americana, che vuol dire: comodamente sdraiati sul divano di casa, con una coppona di gelato e l'aiuto di Internet.

In pratica, siamo da un po' abbonati a Netflix: sul sito di Netflix scegliamo i film che vogliamo vedere e li mettiamo in ordine di preferenza; loro ci inviano via posta tradizionale (la cara vecchia USPS) i primi 2 DVD della nostra lista; noi li vediamo; quando abbiamo finito li rispediamo via posta e aspettiamo i 2 titoli seguenti; e via così. Vantaggi: niente multe per aver restituito un film in ritardo; il catalogo online comprende 65,000+ titoli; volendo, in un mese riusciamo a vedere una decina di film. Svantaggi: essendo in due, talora, emergono delle differenze nei gusti cinematografici. Diciamo pure che a volte potremmo parlare di convergenze parallele ;-)

Così, in quest'ultimo mese abbiamo messo in atto una sorta di politica di contenimento: un titolo a testa e completa libertà di scelta. La strategia, però, non sembra aver funzionato benissimo e, anzi, ha portato ad una polarizzazione del confl...ehm, della gestione della lista. Alterniamo, infatti, serate trash (definizione mia) a serate pacco (definizione della Fra).

Io ammetto di essermi fatto scappare un po' la mano in favore dei vecchi classici:
Ma insomma, non si non può non vedere "Touch of Evil", uno splendido Orson Welles di annata, o "The lodger", uno dei primi Hitchcock (1926, bianco e nero, e ovviamente muto). E "La battaglia di Algeri"? Vuoi mettere: è così attuale...


La Fra, per reazione sostiene lei, si è invece buttata sul leggero sentimentale, raggiungendo un picco (o voragine a seconda dei punti di vista), con "The family Stone": sconsigliatissimo. No davvero.

Morale: abbiamo convenuto che ci sono molti film meritevoli usciti negli ultimi anni che ancora non siamo riusciti a vedere e che una scelta più convergente e meno parallela gioverebbe ad entrambi. Sure. Intanto, approfittando che la Fra dorme, metto in cima alla lista il "Dr. Mabuse" (Fritz Lang, 1922). Be', è uno dei grandi maestri...

Scherzi a parte, tre film consigliati (da entrambi):

  • "National Lampoon's Animal House": perché il college americano è (anche) questo. E poi John Belushi-Blutarski vale da solo il film. Strepitoso..
  • "Crash": Los Angeles, le tensioni razziali, tante storie cucite una attorno all'altra (un po' alla Altman, per intenderci).
  • "Inside man": una storia classica (la rapina in banca con ostaggi), reinterpretata con stile e ricercatezza da Spike Lee.

17 settembre 2006

Pioggia di cenere!

Dopo la magnifica giornata di ieri passata sulla spiaggia con Stefano e Isabel, ci siamo svegliati questa mattina per andare, sempre con i nostri ospiti a fare un giro nei dintorni. Al primo sguardo fuori dalla finestra abbiamo notato una strana luce e nebbia, ma non la solita, più spessa.
Arrivati alla macchina l'abbiamo trovata coperta di una polverina bianca che, ci siamo accorti, svavillava ancora nell'aria. Tutto questo sommato ad uno strano caldo afoso che qui non avevamo mai sentito. Ci siamo informati in giro e si tratta della cenere di un grande incendio ancora attivo sviluppatosi una sessantina di miglia a sud di qui.
Ieri notte, a causa del Santa Ana, il vento caldo di Los Angeles, l'incendio è quasi raddoppiato bruciando più di 80.000 acri di terreno.
Ancora adesso (sono le sette di sera) la cenere è nell'aria e fa molto caldo, 30 gradi, temperatura record di tutti i tempi qui a santa Barbara.

13 settembre 2006

Se abla espanol !!!

Prima lezione di spagnolo. Beginner 1 (super-iper-principianti)
Insegnante: Silvia Morgan (please pronunciate Silbia)
Compagni di classe: tutti al 100% americani

Premetto che, a questo punto, la confusione comincia a regnare sovrana nel mio cervello. La mattina mi devo sforzare a parlare con una buona english pronunciation (erre mute, t esagerate, a sbracate, ecc...), dalle cinque alle sette del mercoledi`, invece, e` il caso che mi ricordi di essere italiana, ma non troppo perche`in spagnolo alcune lettere si pronunciano diverse...anyway...sono comunque avantaggiata rispetto agli americani che non ne vengono a capo regalandomi delle pronuncie da morir dal ridere (mi vendico cosi', sghignazzando tra me e me, di tutte le volte che mi fanno ripetere le cose che dico!)

1)Ci accomodiamo in classe, ci passano i fogli per registarci, scrivo il mio nome e la mia vicina di banco (che durante la serata regalera` altre chicche) mi guarda e chiede: Are you Spanish? Rispondo secca: "No I am Italian", cosa ci farei altrimenti al corso di spagnolo per super principianti?

2)La profesora ci chiede perche` vogliamo imparare lo spagnolo. Alza la mano una signora ben vestita e truccata, con anello stra-sbarlucicante e risponde candida: "Devo pur poter comunicare col mio giardinere e con la donna delle pulizie" (qui tipicamente messicani). La prof si limita laconica a scrivere sulla lavagna "job needs" (necessita` di lavoro).

3)Stiamo scorrendo l'alfabeto quando arriviamo alla lettera W che in spagnolo si chiama "doble u"oppure "doble be", oppure "uve doble" a seconda degli stati. La prof spiega che in tutti i tre casi vuol dire "doppia v" come anche in inglese "dabliu" (double-u)...un buon 50% degli americani presenti non ci avevano mai pensato e se ne escono con esclamazioni di sorpresa!

4) La prof. ci assegna come compito di compilare l'alfabero spagnolo trovando una parola per lettera riferita all'area di Santa Barbara. Una ragazza, tipica californiana, bionda, occhi chiari, nasino all'insu`, che vuole imparare lo spagnolo perche` si e` iscritta d un corso di salsa e le piace un sacco, alza la mano e ammette candidamente che lei non sa nessuna parola spagnola, ma proprio nemmeno una...

(Viviamo in una zona piena di nomi spagnoli, al di la` dei nomi stessi della citta` e sobborghi Santa Barbara, Goleta, Isla Vista ecc... basta salire in macchina per percorrere Carrillo Rd, Cabrillo Street, Calle Real, de la Vina, de la Guerra, Canon perdido, Camino del Sur, Sabado Tarde ecc... i Centri commerciali maggiori poi si chiamamo La Cumbre Plasa, las positas, El Paseo Nuevo ecc...)

Comunque è stato divertente! La frase che li ha impanicati di piu` e` stata "Como se escribe tu apellido?" e la parola "telefono".

Devo dire, per giustizia verso la Marina Boliviana, che in spagnolo la b e la v hanno proprio lo stesso suono e anche lo stesso nome "be", la b si chiama "be lunga o be de burro", la v "be corta o be de vaca" (pronunciato baca!).

Mucho gusto a tutti e alla prossima!

11 settembre 2006

Yard Sale



Guidando per le strade di Goleta e Santa Barbara capita con una certa frequenza di vedere, agli incroci, cartelli di cartone con scritto Yard o Garage Sale e l'indicazione di una via e il numero civico. Si tratta di una cosa tipicamente americana. Quando si cambia casa (o si scopre di avere troppe cose) si organizza una Yard Sale. Ci sono quelle singole, quelle di gruppi di famiglie e di amici, quelle gratis (chi arriva porta via), quelle in cui bisogna fare l'offerta...insomma per tutti i gusti. Tipicamente tutte le cose vengono disposte nel giardino davanti casa.
Spesso ci sono cose vecchie e brutte, ma ogni tanto si può fare l'affare soprattutto, secondo me, se si frequentano quelle dei quartieri ricchi!

Per un momento ho pensato di dedicare le mie lunghe giornate (per chi non lo sapesse sono ancora in attesa del permesso di lavoro che, sembra, dovrebbe aprirmi le porte della vita produttiva) all'esplorazione di questi mercatini, ma temo che una certa predisposizione genetica (mamma sai di cosa parlo) mi porterebbe ad accumulare veramente tanta roba. Ho deciso di aspettare almeno di aver fatto il trasloco.

Intanto vi mostro il bottino di questo week end: ho preso gratis questo porta lettere che, dopo essere stato adeguatamente ripulito, fa bella mostra di se sul nostro mobiletto di ingresso, e, al prezzo di 25 dollari questa papasan (se cliccate sul nome vedete come diventa con il cuscino su) a cui faccio la posta da quando ho messo piede qui!

09 settembre 2006

Hair Stylist

Per chi si trasferisce all’estero per viverci un periodo lungo, ci sono un sacco di “prime volte”. La prima volta che si fa shopping, la prima volta che si ordina un caffe`, la prima volta che si va dal medico ecc…
Dopo quasi un anno (tra avanti e indietro) di vita qui, avevo affrontato quasi tutto tranne: la prima volta dal parrucchiere. A questo punto alla parte maschile dei miei lettori sfuggirà la peculiartita` della situazione, ma conto invece in una massiccia solidarietà femminile.
Il salone lo avevo identificato da un po’ e spesso mi ci aggiravo intorno, con aria fintamente svagata, per tentare di cogliere come funzionasse la cosa qui in California.
Ieri, dopo aver osservato le punte sfinite dei miei capelli, ho rotto gli indugi, sono saltata in macchina e ho varcato quella soglia.
Tutto è stato abbastanza facile. La simaptica receptionist mi ha indirizzato verso la mia hair dresser, Liv, una giunonica ragazzona dall’espressione rassicurante. Liv ha capito in fretta che con me non avrebbe fatto troppe chiacchiere e dopo un rilassante lavaggio mi ha condotta davanti allo specchio. Qui ho pronunciato la fatidica frase “Just a trim, please”(solo una spuntatina) che mi ero fatta suggerire precedentemente. Tutto a posto. Dopo quaranti minuti e una qualche battuta scambiata su quanto a Liv piacerebbe visitare l’Italia ma costa troppo, mi sono avviata soddisfatta alla cassa. Liv mi ha salutata e mi ha stretto la mano. A questo punto la receptionist mi ha detto: “Sono 35 dollari”. Io le ho allungato la carta di credito, lei mi ha chiesto “faccio 35 sulla carta?”Sì, ho risposto sicura (pensando tra me e me che strana domanda), poi mi ha chiesto la carta d’identità (come qui fanno spesso quando usi la carta di credito) e mi ha ripetuto: “Faccio 35 sulla carta?” e io di nuovo ho rispondo tranquilla e sicura: sì!!!
Poi sono uscita.
Guidando verso casa ho ripensato a quella domanda e un dubbio mi ha assalita: non è che qui bisogna (si usa, è semi-obbligatorio) lasciare la mancia anche alle parrucchiere?
“Chiaramente sì!”, mi hanno risposto quelli a cui ho chiesto consiglio, “ma non c’è problema” hanno aggiunto “basta che non ti fai piu` vedere!”
No way! Avevo appena trovato la mia parrucchiera e già la perdevo?!
Questa mattina sono tornata armata di: sorriso smagliante e mancia supergenerosa. Tutte hanno commentato “Ooooh, you are so sweet”. E così mi sono conquistata, oltre a Liv, l’intero salone!

06 settembre 2006

The tomato gone red!


Premetto che credo di avere il cosiddetto Pollice Nero, cioè l'innata qualità di far morire qualsiasi tipo di pianta venga affidata alle mie cure. Non importa se me ne prenda davvero cura o meno, se sia una pianta resistente o debole, se siano fiori o erbe aromatiche...nell'intervallo di tempo che va da due a dieci giorni, la pianta muore.
Con gli anni me ne sono fatta una ragione.

Purtroppo qui è tutto un lusseggiare di piante e fiori e i giardini, ma persino i poggioli più piccoli, fanno a gara per l'eleganza, la cura e la bellezza delle piante di cui sono ingombri.
Ho deciso che questa era la terra adatta dove riprovarci. Ho comprato una pianta di pomodoro (per unire l'utile al dilettevole). Costo: circa 7 dollari. Pomodori verdi già su: sette. Ho calcolato se se riuscivo a far maturare e cogliere quelli già presenti, mi sarei rifatta delle spese. Grazie ai consigli di mio suocero ed un grande affetto da parte mia il primo pomodoro è diventato rosso e tra un po' sarà sulla nostra tavola!
Il clima della California sta facendo il miracolo.

05 settembre 2006

Global Warming

Sabato abbiamo visto al cinema An Inconvenient truth, il film di Al Gore sul Global Warming.
Lo raccomandiamo a tutti.
Così come, chi ne avesse voglia, può dare un'occhiata al sito Climate Crisis.

Cambiando decisamente argomento, ieri abbiamo replicato la giornata di surf...devo dire che con la tavola da body surfer (quella che solitamente usano i bambini, piccola e leggera), le cose sono andate un po' meglio, ma sono lontana anni luce dal solo immaginare di poter "cavacare" alcunchè.
Buona Giornata!

02 settembre 2006

Un mercoledì da leoni


...nel mio caso sarebbe meglio titolare: Un sabato da bradipi, ma andiamo con ordine.
Dopo aver fatto sottoposto a chiunque mi capitasse a tiro la seguente domanda: "Per fare surf bisogna proprio sapere nuotare?", mi ero convinta, dalle risposte, che non fosse necessario proprio saper nuotare, ma che bastasse una buona acquaticità! Da lì il passo a convincermi che ho una buona acqticità è stato brevissimo. E così ha cominciato a montarmi il desiderio di provare.
Questa mattina siamo partiti io Marco e Davide, abbiamo noleggiato l'attrezzatura per me, e, dopo circa venti minuti di macchina, eravamo sulla Mondos Beach di Ventura.
Trasportata la pesantissima tavola, infilata la muta (operazione che richiede una buona atleticità), agganciato l'appostito cordino, mi sono diretta spavalda verso il mare che, a dire il vero, oggi era abbastanza calmo. Condizioni ideali per imparare!!! mi ripetevano tutti.
Con l'acqua alle ginocchia e la tavola che andava dove voleva sbattendomi, talvolta, addosso, ho capito che la faccenda non era facile come sembrava. Le onde mi sembravano altissime, il controllo nullo, dopo cinque minuti ero fuori, terrorizzata.
Marco e Davide hanno continuato la caccia alle onde.
Dopo circa 20 minuti sono venuti a prendermi dall'asciugamano su cui ero adagiata a godermi il sole californiano, dicendomi che non poteva finire così. Titubante sono rientrata con a fianco loro due senza tavola. Mi hanno aiutata ad issarmi, e poi mi facevano prendere le onde di schiena così "ti prendono loro". Due ne ho prese, e sono stata scaraventata giù dalla tavola, bevendo una quantità d'acqua notevole. Il tutto nell'acqua bassissima, contornata da bambini e con marco che mi diceva "però vedi che è divertente quando senti l'onda che spinge"...na goduria!!!
Forse riproverò con una tavola da bambini.
C'è chi dice che i soldi spesi nell'affitto dell'attrezzatura valgono la sola foto classica che ci si fa...e io sono d'accordo!

blog day in ritardo

Confesso di essere stato completamente colto di sorpresa dal commento di Paolo sul blog day, che ovviamente ignoravo del tutto. Oh, be', provo a recuperare sperando che la scusa del fuso orario conti qualcosa... Ecco quindi, without further ado, i miei 5 blog.


  • Paul & Nick in New York City, il blog di Paolo sul suo anno newyorkese. Per l'invidia per essere a New York, per avere saputo del blog day, e come rappresentante dei parecchi amici "emigranti" e blogger (Ema, Davide, la Cumpa delle Indie, per nominare i primi che mi vengono in mente).
  • Il papero giallo, perché in fondo siamo tutti "esteti di xxxxx" quando si tratta di mangiare e bere bene, vero Gio? e questo, pur essendo il blog del gambero rosso, è anche uno dei più gradevoli (meno borioso) da leggere in materia enogastronomica. Tutti un po' spocchiosi in quell'ambiente lì...
  • Eridan, perché è un trentino che fa dei fumetti molto belli.
  • Schneier perché i blog non servono solo a perdere tempo, ma li si può usare anche per lavoro.
  • Moleskiing perché qui fare sci d'alpinismo è un po' dura e, in fondo, in collina non si stava male ;-)