1 anno fa
27 febbraio 2006
Piove...
... e sappiamo tutti come continua il detto.
Anche se dalle foto magari non è chiarissimo, volevamo testimoniare questo fatto quasi epocale: PIOVE!!!
Ebbene sì, questa mattina pensavo di sognare quando ho sentito il rumorino famigliare delle gocce, o meglio, pensavo che fosse il giardiniere del nostro complesso che dava acqua alle piante e invece...
Mi ero anche convinta che ci fosse un apposito amendment del Bill of Rights che recitasse: "Guarantees to the people the right to enjoy sunshine every days"!!!
Ma non c'era una canzone che faceva: "It never rains in southern California", va beh, proveremo ad affrontare questa emergenza :)
Buona giornata a tutti!
22 febbraio 2006
The city of Angels
Domenica turistica a Los Angeles. L'itinerario e` uno dei classici: Venice Beach, Santa Monica, Hollywood, Sunset Boulevard, Beverly Hills, Rodeo Drive e un tratto di Whilshire Boulevard.
Dopo circa un'ora e mezza di viaggio da Santa Barbara, su una bella e libera autostrada che scorre parallela alle spiaggie, Los Angeles, o meglio, la sua estrema periferia nord, ci inghiotte nel suo tentacolo di macchine e svincoli obbligandoci a mezz'ora a passo d'uomo. Ma è LA e questa la sua quotidianità.
E` una città enorme, attraversata (ferita?), fin nel suo centro pi` centro, da autostrade e cavalcavia. E` la vera città a misura di macchina e infatti le persone che vediamo aspettare i mezzi pubblici sembrano appartenere a categorie sfortunate (studenti, messicani, indiani).
Santa Monica e Venice Beach sono belle, in riva all'oceano, con un lungomare che sembra famigliare perchè sfondo di mille telefilm, casette basse e chiare e, sbirciando dentro le finestre, parecchi vasi pieni di pennelli e cavalletti.
Percorriamo poi il lunghissimo Santa Monica Boulevard (circa 30 miglia)lasciandoci il mare alle spalle e puntando dritti verso le montagne dell'interno alcune delle quali hanno la punta imbiancata. Piano piano abbandoniamo la vivacità e i colori della zona marittima e, passando a fianco ad enormi centri commerciali, costeggiamo il confine sud di Beverly Hills e arriviamo ad Hollywood. Hollywood è un po' una delusione ma ero stata preparata, il quartiere è decaduto ma la via principale, su cui si affacciano i teatri e le insegne al neon luminose e coloratissime è comunque bella.
Percorsi pochi Km arriviamo a Beverly Hills, laddove il sogno americano si è fatto realtà. Ville molto curate con macchinoni parcheggiati sui vialetti, strade silenziosissime e verdissime, donne eleganti a spasso con i cani.
E poi Rodeo Drive. Saraà anche la copia finta di via Condotti o via della Spiga ma a me non dispiace, mi aspetto di vedere Pretty Woman uscire da un momento all'altro piena di borse. Le vetrine italiane fanno da padrone.
Imbocchiamo Wilshire Boulevard convinti di tornare verso l'autostrada, il sole comincia a tramontare, il paesaggio cambia rapidamente, i grattacieli si fanno più alti, le strade piu` sporche, le vetrine meno curate, la gente bivacca sul marciapiede con facce non rassicuranti...insomma, prima di ritrovarci proprio downtown, una zona non molto raccomandabile, soprattutto di notte e da turisti, capiamo di aver preso la direzione sbagliata, giriamo la macchina e torniamo verso nord.
Commenti veloci: sembra di essere sempre sul set di un film, mi ero portata un blocchetto per gli autografi ma non ho trovato nessuno, LA è enorme, vorrei vivere a Beverly Hills.
18 febbraio 2006
Fronte e retro
Cacciatori
Differenze tra noi e gli americani? Moltissime. Alcune con conseguenze più, come dire?, incisive che altre.
L'esempio - governativo - è di questi giorni: mentre da noi si sparavano cazzate, qui sparavano per davvero. Nientemeno che il vicepresidente. E ha anche fatto centro. Su un avvocato ottuagenario e milionario.
Si dice che il Cheney, messo sotto tiro (legge del taglione?) dalla stampa locale, abbia abbozzato la difesa catenacciara tipica del nostro prode (no, non prodi, l'altro) sparatore: "sono stato frainteso". La versione locale suona più o meno: "Veniva da dietro imitando il suono dell'allodola..." Per fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista), l'impallinato, dopo essere stato in good spirits per alcuni giorni, vistosi pure addossare la responsabilità del fatto, ha pensato bene di non passare per cornuto e mazziato e di dimostrare con un lieve infartino che il danno era reale. Come se non bastasse, l'associazione dei cacciatori texani, rispettatissima apparentemente, ha sentenziato "chi spara è responsabile di dove finisce il proiettile. Punto". E, catenaccio o meno, al Cheney non è rimasto che ammettere le responsabilità, tenere un basso profilo e tornarsene dietro alla scrivania di Washington. Lo staff pare si sia premunito con giubbotti ed elmetti dell'epoca coreana.
I cinefili nostrani invece esorcizzano il pericolo rimandando ad un mitico spezzone del Secondo tragico Fantozzi, che inizia così:
Abbigliamento di Filini: berrettone alla Sherlock Holmes con penna alla Robin Hood, poncho argentino di una sua zia ricca, scarpe da tennis con sopra galoche, carte topografiche e trombone da brigante calabrese. Abbigliamento di Fantozzi: berretto bianco alla marinara di sua figlia Mariangela, giacca penosamente normale, stretta in vita da gigantesca cartucciera da mitragliatrice residuato della seconda guerra mondiale, fionda elastica, siero antivipera a tracolla, gabbietta con canarino da richiamo e gatto randagio da riporto, subito fuggito durante le operazioni di partenza.Come continua? Sentire qui.
15 febbraio 2006
Patentata...e due!
Restituisco il favore alla Fra: anche lei ha passato la pratica - brillantemente - ed è ufficialmente patentata!
La parte vanitosa e competitiva di Francesca mi "suggerisce" di far notare alcuni dettagli relativi al suo score sheet:
- solo 2-dico-2 errori
- nella parte dello score sheet dove io avevo la raffigurazione di un mio errore di guida, lei ha invece i complimenti dell'esaminatrice
E così va la storiella sulle donne al volante...
14 febbraio 2006
Shaman!!!!
Circa ogni duecento metri si vedono, qui a Santa Barbara, insegne di Palm Readers, Healings, Fortune Tellers ecc...La pratica di queste discipline sta avendo un grosso boom.
Oggi in classe, per mostrarci un pezzo di California, la prof ha invitato una Sciamana, sì avete capito bene, una Sciamana!
Si chiama Nicolina, californiana doc, ma ha trascorso sei anni della sua vita in Perù dove ha avuto l'occasione di diventare la discepola dello sciamano del villaggio che la ha aiutata a comprendere e incanalare i suoi poteri. Mi ha colpito, la sua calma, la sua serietà nel parlare di cose così particolari, la sua simpatia. Non ha cercato di convincerci ne di venderci nulla, ma ci ha parlato di rapporti interrotti con il regno vegetale e animale, della necessità di riattivare questi circuti e di convivere il meglio possibile con tutte le creature che vivono su questa terra.
Certo non è mancato il momento pseudo-comico quando la Sciamana ha chiesto di un volontario e una Koreana coraggiosa si è sottoposta ad una Healing (guarigione) un po' abbreviata...vedere la cinquantenne appesantita ballare per la classe cantando con un tamburello e gesticolando e ogni tanto avvicinare vari oggetti alla sottoposta al trattamento, ha provocato quei tipici sussulti di spalle da risata trattenuta noti a tutti noi. Che dirvi, alla fine tutti, dal più sensibile al più scettico ci siamo avvicinati a raccogliere il biglietto da visita...non si sa mai!
San Valentine's Day
12 febbraio 2006
Surfin' in USA
Il surf: era decisamente ora che mi decidessi a provarlo. E così, trascinati da Giovanni, Luca e io oggi abbiamo avuto il battesimo dell'acqua dell'oceano e delle sue onde. Luogo: Leadbetter Beach, un passo da downtown, luogo ideale - dicono - per iniziare: onde non troppo potenti e compagni di surf poco aggressivi.
Il surf: sport, passatempo, filosofia di vita, etc. Per me, divertente ma, purtroppo, super-faticoso. Molte lessons learnt oggi:
- Il fisico da surfisti non è qualcosa che si costruisce in palestra, ma è il sudato frutto del paddle (la nuotata che si fa sulla tavola). Mancando l'uno (il fisico) e l'altro (la tecnica) si fa una fatica bestia e non si avanza per niente...
- Le onde sono potenti anche quando somigliano molto al nostro Adriatico. Fisicamente e psicologicamente: essere rispazzati indietro di una decina di metri dopo averli faticosamente conquistati col suddetto paddling fa decisamente male
- L'oceano è freddo, ma una buona muta (calzari o meno) aiuta decisamente
Ok, come si probabilmente intuiva, nonostante il mio girovagare attorno al punto saliente, non sono riuscito a prendere propriamente nemmeno un'onda. Però, anche il solo stare sdraiati sulla tavola (provando senza successo ad alzarsi in piedi) mentre l'onda ti spinge - anzi trascina - avanti, è una sensazione divertentissima.
10 febbraio 2006
Cultural crossing (piccoli aneddoti dalla mia classe)
Nella foto la mia classe in cerca di conchiglie sulla spiaggia con la bassa marea
1.
Ore 10.40 di mattina, Barbara, la nostra insegnante entra in classe annunciando: "Oggi si guarda un film" (n.d.r. che dura la vita degli advanced 2!!!). Estrae il dvd di Prendi i Soldi e Scappa di Woody Allen, introduce brevemente il film e lo fa partire.
Ore 11.20: 4 asiatici su 10 dormono, i due dell'Arabia Saudita giochicchiano con il cellulare, io, la norvegese e la professoressa ci facciamo delle sane risate.
Ore 12.10: fine del film, breve discussione. Gli arabi non avevano mai sentito nominare Woody Allen o visto un suo film, i giapponesi lo conoscono ma non lo trovano divertente, i coreani si dividono. Forse tutto il mondo non è paese, almeno non per Woody Allen.
2.
Classe di Fluency and Coversation. Si comincia spesso la lezione con un warm up game (gioco di riscaldamento). Di solito è un gioco tipo quelli che facevano fare nelle vacanze studio in Inghilterra, presentarsi, fare domande, indovinare qualcosa partendo da degli indizi ecc... In questo caso dobbiamo camminare per la classe, quando la musica si ferma, scambiare un HI FIVE (dare un cinque) a qualcuno che diventa il tuo conversation partner e aspettare le consegne. Ovviamente mi imbatto in un coreano e la consegna che ci viene data è di trovare qualcosa che si ha in comune.
Io:Silenzio
Lui: Silenzio
(decido di rompere il ghiaccio)
Io: "Do you like good food"
Lui: "Of course, I love Sushi"
Io: "In Italy we have Sushi as well, but it is difficult to find a good sushi place. In some place you eat CRAP" (termine un po' slangoso per dire qualcosa di schifoso)
E qui comincia la commedia degli equivoci, perchè lui capisce CRAB (granchio) e mi fa anche il gesto delle chele.
Lui: "no, no, no you can't do sushi with crab"
Io: "I did't mean crab, I meant crap..."
Non se ne esce, io dalla mia mi intestardisco nel volergli spiegare quello che volevo dire, lui continua a non capire, il misunderstanding continua e lui penserà per sempre che Italia cucinino il Sushi con i granchi. Forse la nostra fluency deve un po' migliorare!
3.
Lezione di Global Issue: argomento Gli Alieni (vietato ridere, pensavo anch'io che fosse un corso serio!). Dopo averci mostrato un po' di immagini di come gli studiosi pensano possano essere fisicamente gli alieni, il professore ci illustra quali caratterische sociali potrebbero avere, ovviamente basandosi sui nostri fondamenti culturali. Ci spiega che probabilmente avranno delle specie di famiglie, che si ripodurranno, che avranno delle forme di autogoverno e la capacita` di difendersi e poi che saranno altruist. Si guarda intorno e chiede chi sa il significato di questa parola. Nessuno risponde (io lo sapevo ma non ho risposto) e lui spiega che si è altruisti quando "se vedi una macchina che sta per investire qualcuno, si e` disposti a buttarsi sotto quella macchina al posto della persona che rischiava l'investimento", poi si guarda intorno e chiede chi di noi si ritiene altruista. Si sollevano dubbiose pochissime mani (visto l'esempio un po' estremo) e così decidiamo di togliere quella caratteristica tra quelle possibili degli alieni. (no comment).
08 febbraio 2006
jazz!
Ieri serata mondana. L'occasione: Chick Corea in concerto alla Campbell Hall on campus. Lui, pianista, forse uno dei migliori al mondo - per intenderci, ha suonato con Miles Davis in Bitches Brew - e una nuova band, Touchstone, con componenti prevalentemente spagnoli. Il risultato: un mix di jazz e ritmi iberici a tratti ammalianti. E poi, per lunghi momenti, una ballerina di flamenco sul palco ad accompagnare, e guidare a volte, la musica. Lei bravissima, pubblico entusiasta, la vecchina seduta affianco a me, in improbabile tenuta ginnica rosa, in visibilio ogni volta che si affacciava sul palco.
Spettacolo lungo: oltre due ore di musica, qualche battuta di Chick Corea (meno da parte degli altri membri della band, apparentemente non troppo a loro agio con l'inglese), risate e qualche "yahoo" di approvazione da parte degli elementi del pubblico più trascinati, un simpatico duetto tra Corea al piano e il pubblico con la voce. Standing ovation finale (francamente, un po' generosa) e bis obbligato.
Due note "americane", inevitabilmente su religione e denaro. Nessuna protesta anti-scientology, di cui Corea fa parte: forse siamo arrivati tardi o forse il servizio d'ordine sa fare il proprio lavoro o forse qui non importa poi così tanto. Quanto al denaro, insieme al programma, viene distribuito un lungo elenco di benefattori del programma di Arts and Lectures dell'Università accuratamente suddivisi in base all'entità delle donazioni fatte negli ultimi 12 mesi: con $150-$999 si fa parte del "circolo degli amici", $1000+ guadagnano l'accesso al "circolo dei produttori", $2500+ per fregiarsi del titolo di "produttori associati", ce ne vogliono $5000+ per diventare "produttori", il doppio per essere "produttori esecutivi", $25000+ per la nomea di "visionari". E infine una cifra segreta per diventare "ambasciatori". La filantropia, forse aiutata da sconti al momento di pagare le tasse, funziona...
Al filmfestival
Rispondo al richiamo, anche se in quel "cinefilo" avverto una puntarella di ironia :-)
Domenica siamo andati a vedere, un po' per orgoglio nazionale e un po' per facilitazioni linguistiche (film stranieri rigorosamente non doppiati), il film della Comencini La bestia nel cuore. Premessa: il film ci è piaciuto, per come affronta con delicatezza e intelligenza il tema degli abusi sui figli e per la cura, il mestiere della regia e degli attori (inquietanti le scene degli incubi/ricordi!). Se fossi davvero un cinefilo dovrei propinarvi un dotto raffronto col Mystic River di Clint Eastwood che affronta temi simili, ma da una prospettiva americanissima. Ma non lo farò, niente paura!
Alcuni aspetti ci sono piaciuti meno. Se fossimo maligni potremmo fare questo riassunto della trama: protagonista scopre di aver subito degli abusi da bambina; si sottrae alle attenzioni di amica cieca e lesbica; spinge all'amore saffico attempata collega di lavoro (con la suddetta amica) scioccata dal tradimento del marito per 18enne compagna di scuola della figlia; viene tradita dal compagno in occasionale scappatella con attrice di fiction; e infine diventa madre partorendo da sola su un treno sgarrupatissimo in aperta campagna. Un po' troppo, eh? E poi, a senso (gut feeling, direbbero qui), rientra, per atmosfere e storie, nel filone dell'ultimo cinema italiano alla Ultimo bacio, Finestra di fronte, Ricordati di me, ecc., che piace ma non convince fino in fondo.
Interessante l'esperienza filmfestival in sé. Certo, non è Venezia o Cannes, ma un certo fascino d'altri tempi rimane. Avevamo preventivamente comprato l'apposito 4-movie-pack che però non assicura il posto al cinema: i possessori dei Platinum Pass ($1500) e del super-mega-pass ($5000?) hanno, per comprensibili ragioni, la precedenza sempre e comunque. Ergo, con consono anticipo ci si mette in coda davanti al cinema, sperando che al momento dell'inizio della proiezione ci siano ancora posti a disposizione. Quelli con più festival alle spalle consigliano di prenderla alla californiana: senza troppe aspettative e con filosofia. Ma si diceva, in coda e rigorosamente all'americana: lungo il marciapiede, ordinata, al massimo due a due, nessuno che prova a guadagnare posti, senza ostruire l'ingresso ai negozi (lasciando un'apertura in prossimità della porta di ingresso) e così via, civilmente e tranquillamente.
Niente star o forse noi non le sappiamo riconoscere!
06 febbraio 2006
Primo giorno di scuola
Devo ammettere che era un po' che non provavo questa sensazione, entrare in una classe, con lo zainetto in spalla, non conoscere nessuno, non sapere cosa ti aspetta...insomma il classico primo giorno di scuola.
Siamo 17 (argh!!!) di cui 14 giapponesi (doppio argh!!!), io, una norvegese e una cinquantenne islandese. Europa nettamente in minoranza! Su 14 giapponesi, lungo la giornata si sono persi in momenti diversi in 5 (e siamo stati sempre nello stesso edificio!).
Questa mattina hanno testato il nostro inglese per 4 ore (una fatica), però ci tengo a dirvi che mi sono classificata, insieme ad altre 2 nel livello ADVANCED 2: il più alto. Non ho ancora capito se faremo lezioni in tre oppure se ci annettono con quelli (scarsi) dell'advanced 1.
La cinquantenne è qui perchè il suo figliolo ha cominciato l'università e per il primo anno lei e suo marito si sono trasferiti per fargli compagnia e aiutarlo ad adattarsi (e poi dicono delle mamme italiane). La norvegese ha appena finito le superiori e vuole ripassare l'inglese prima di iniziare l'università anche se la cosa che mi ha ripetuto più spesso è che è terrorizzata di ingrassare e che vuole uscire a ballare(?).
Dei giapponesi che dirvi, hanno dei cellulari ipertecnologici, astucci e penne di Hello Kitty, una specie di calcolatrice però più grande che è il loro vocabolario, e tutti nomi molto simili che non riuscirò mai ad imparare.
Così a caldo la scuola mi ha fatto una buona impressione, alcuni insegnanti poi hanno un bellissimo e famigliare accento "british" al posto della sguaiata parlata americana.
Cambiando argomento, ieri sono stata con Marco a vedere La bestia nel Cuore che proiettavano al Filmfestival. In sala c'era la comunità italiana al quasi completo.
Film bello, ma i commenti li lascio al cinefilo di casa!
Siamo 17 (argh!!!) di cui 14 giapponesi (doppio argh!!!), io, una norvegese e una cinquantenne islandese. Europa nettamente in minoranza! Su 14 giapponesi, lungo la giornata si sono persi in momenti diversi in 5 (e siamo stati sempre nello stesso edificio!).
Questa mattina hanno testato il nostro inglese per 4 ore (una fatica), però ci tengo a dirvi che mi sono classificata, insieme ad altre 2 nel livello ADVANCED 2: il più alto. Non ho ancora capito se faremo lezioni in tre oppure se ci annettono con quelli (scarsi) dell'advanced 1.
La cinquantenne è qui perchè il suo figliolo ha cominciato l'università e per il primo anno lei e suo marito si sono trasferiti per fargli compagnia e aiutarlo ad adattarsi (e poi dicono delle mamme italiane). La norvegese ha appena finito le superiori e vuole ripassare l'inglese prima di iniziare l'università anche se la cosa che mi ha ripetuto più spesso è che è terrorizzata di ingrassare e che vuole uscire a ballare(?).
Dei giapponesi che dirvi, hanno dei cellulari ipertecnologici, astucci e penne di Hello Kitty, una specie di calcolatrice però più grande che è il loro vocabolario, e tutti nomi molto simili che non riuscirò mai ad imparare.
Così a caldo la scuola mi ha fatto una buona impressione, alcuni insegnanti poi hanno un bellissimo e famigliare accento "british" al posto della sguaiata parlata americana.
Cambiando argomento, ieri sono stata con Marco a vedere La bestia nel Cuore che proiettavano al Filmfestival. In sala c'era la comunità italiana al quasi completo.
Film bello, ma i commenti li lascio al cinefilo di casa!
04 febbraio 2006
George
Ebbene sì. Tocca a me fare questo post. La Fra è troppo impegnata a comunicare la notizia a tutte le conoscenze femminili della sua rubrica...
Sì, lo abbiamo visto. Ma andiamo con ordine.
Sono stato trascinato convenientemente in anticipo a downtown. Parcheggiato e corsetta veloce fino all'ingresso dell'Arlington. Sempre più veloce perché man mano che ci avvicinavamo vedevamo (anzi, vedeva) i primi flash. "Magari è già arrivato" o "Ci deve essere qualche star".
Primo appostamento: all'angolo dell'ingresso, vicino alla corsia dell'ingresso, ma davanti a noi parecchie persone che impediscono la vista. Cambiamo strategia. Secondo appostamento: sul marciapiede di fronte all'ingresso. La strada in mezzo ma visuale relativamente libera e la possibilità di controllare la situazione agevolmente. Aspettiamo un quindici minuti intrattenuti dalla musica di Carlito's (cibo messicano: costosetto e non travolgente). Arriva qualcuno: una bionda molto fotografata (Naomi Watts?). E poi, finalmente, una Lincoln nera si ferma in mezzo alla strada, e dal lato che dà verso di noi, esce Mr Clooney, che saluta ilare e si infila nel cinema. Altra corsetta verso l'ingresso e qualche tentativo di fotografarlo da sopra le teste degli astanti.
E poi via a cercare di mangiare al tailandese in fondo a State Street, strapieno e "maybe an hour" di attesa e quindi su di nuovo per State fino ad un altro messicano: a cena con... Marco.
Commenti maschili: George è bassino ma innegabilmente ha un suo fascino. La sciatica non è confermata. Gli americani sono stati quasi freddini per i nostri standard: certo parecchia gente in attesa, ma composta, qualche gridolino, un po' di flash e basta. Niente transenne, niente polizia, niente scenette strane col proverbiale martini...
Ah, la foto - degna di Novella 2000 o come si chiama adesso - immortala il momento clou: Mr Clooney è appena sceso e con molta immaginazione si intravede di spalle. I maligni dicono che lo riconoscerete per il, ehm, candore della chioma!
03 febbraio 2006
Pasta Bolognese
Italia in quasi tutto il mondo fa rima con alta moda, belle città e ottima cucina. Anche qui, dove la gastronomia tende ad essere un po' carente, sta prendendo sempre più piede la cultura culinaria meditteranea.
Per assecondare questa tendenza i supermercati si dotano in numero sempre maggiore di prodotti italiani che però agli italiani veri, risultano sospettamente sconosciuti.
Ho condotto una breve indagine in alcuni supermercati. (Per apprezzarla al meglio immaginate tutti i nomi pronunciati con un marcatissimo accento inglese).
Alfredo e Bolognese souce non mancano da nessuna parte, bianchiccia la prima (forse a base di parmigiano) e simile al ragù -nel solo aspetto- la seconda.
Le ditte Belgioioso e Primotaglio sono specializzate nei salumi e formaggi e ci offrono Romano cheese, Asiago cheese, Mozzarella cheese, Mascarpone cheese, Bologna ham e Crudo ham.
Nel reparto surgelati troviamo le lasagne Mamma Bella, Michelina's e le mitiche Michael Angelo.
Poco più in là sono sistemate le pizze surgelate Freschetta, Di Giorno e Verdi, ovviamente farcite di peperoni, salame, salsiccia, ananas e chi più ne ha più ne metta.
Poi ci sono il minestrone Progresso, i biscotti Stella d'Oro e la pssata di pomodoro Contadina.
Tra i sottaceti spiccano i cetriolini Giuliano e le cipolline Mezzetta.
Una citazione a parte la merita la ditta DELALLO che offre al consumatore americano un po' di tutto, dall'olio al pesto passando per i capperi, ovviamente Italian Style.
Passando alla pasta, a fianco della rassicurante De Cecco troviamo la Cara Nonna, la Torino e la Al Dente! (che grazie al punto esclamativo suona più come una speranza che una realtà). Quello che sconcerta in questo settore è che l'italianissima Barilla oltre a commercializzare pacchi di pasta da 2 Lb (454 grammi), ha pure creato il formato TRI-COLOR-ROTINI.
Queste paste andrebbero tutte rigorosamente condite con la salsa Prego che ci viene offerta traditional, mushroom, oppure sausage and garlic (salsiccia e aglio??????).
Una menzione d'onore merita poi il genio che ha commercializzato la pasta-condita-in lattina che viene scaldata in microonde ed è pronta in 3 minuti. Si può scegliere tra Macca-Roni, Pasta-Roni, Gnocco-Roni oppure Riso-Roni. Che il suffisso "roni" fosse applicabile a tutti i formati di pasta è una scoperta filologica interessante!
Buon week end a tutti e vado a caccia di George Clooney (non scherzavo mica ieri!!!).
Pensavo di dare retta a chi mi ha consigliato di portarmi dietro una bottiglia di Martini ma deve essere rigorosamente chiusa altrimenti rischio la galera :))))))
Per assecondare questa tendenza i supermercati si dotano in numero sempre maggiore di prodotti italiani che però agli italiani veri, risultano sospettamente sconosciuti.
Ho condotto una breve indagine in alcuni supermercati. (Per apprezzarla al meglio immaginate tutti i nomi pronunciati con un marcatissimo accento inglese).
Alfredo e Bolognese souce non mancano da nessuna parte, bianchiccia la prima (forse a base di parmigiano) e simile al ragù -nel solo aspetto- la seconda.
Le ditte Belgioioso e Primotaglio sono specializzate nei salumi e formaggi e ci offrono Romano cheese, Asiago cheese, Mozzarella cheese, Mascarpone cheese, Bologna ham e Crudo ham.
Nel reparto surgelati troviamo le lasagne Mamma Bella, Michelina's e le mitiche Michael Angelo.
Poco più in là sono sistemate le pizze surgelate Freschetta, Di Giorno e Verdi, ovviamente farcite di peperoni, salame, salsiccia, ananas e chi più ne ha più ne metta.
Poi ci sono il minestrone Progresso, i biscotti Stella d'Oro e la pssata di pomodoro Contadina.
Tra i sottaceti spiccano i cetriolini Giuliano e le cipolline Mezzetta.
Una citazione a parte la merita la ditta DELALLO che offre al consumatore americano un po' di tutto, dall'olio al pesto passando per i capperi, ovviamente Italian Style.
Passando alla pasta, a fianco della rassicurante De Cecco troviamo la Cara Nonna, la Torino e la Al Dente! (che grazie al punto esclamativo suona più come una speranza che una realtà). Quello che sconcerta in questo settore è che l'italianissima Barilla oltre a commercializzare pacchi di pasta da 2 Lb (454 grammi), ha pure creato il formato TRI-COLOR-ROTINI.
Queste paste andrebbero tutte rigorosamente condite con la salsa Prego che ci viene offerta traditional, mushroom, oppure sausage and garlic (salsiccia e aglio??????).
Una menzione d'onore merita poi il genio che ha commercializzato la pasta-condita-in lattina che viene scaldata in microonde ed è pronta in 3 minuti. Si può scegliere tra Macca-Roni, Pasta-Roni, Gnocco-Roni oppure Riso-Roni. Che il suffisso "roni" fosse applicabile a tutti i formati di pasta è una scoperta filologica interessante!
Buon week end a tutti e vado a caccia di George Clooney (non scherzavo mica ieri!!!).
Pensavo di dare retta a chi mi ha consigliato di portarmi dietro una bottiglia di Martini ma deve essere rigorosamente chiusa altrimenti rischio la galera :))))))
02 febbraio 2006
A cena con George...
Oggi si apre il Santa Barbara International Film Festival.
Dieci giorni di spettacoli, concorsi, qualche divo per strada e soprattutto tantissimi film proiettati a tutte le ore in vari cinema e teatri della città. Agli inizi del Novecento, per un breve periodo Santa Barbara è stata (prima di Hollywood) la Mecca del cinema americano. In State Street, la via principale, sorgeva l'American Film Company, il più grande studio cinematografico del mondo d'allora. Nell'arco di un decennio si girarono qui più di 1200 film. Poi è scoppiata la popolarità di Hollywood e Santa Barbara si è lentamente trasformata nella località di villeggiatura e di mare.
E` rimasto però questo Festival!
Con Marco abbiamo dato una scorsa al programma e, se riusciamo, ci metteremo senz'altro in coda per andare a vedere La Bestia nel Cuore, il film della Comecini candidato all'Oscar come migliore film straniero (spero sia in lingua originale!). Io, a dire la verità, punto anche ad incontrare per caso George Clooney a cui viene dedicato, domani, una specie di tributo alla carriera. Chissà che non ci scappi anche una cenetta, con George intendo.
Intanto, per entrare in clima cinefili d'avanguardia ieri sera ci siamo guardati The Sweet Smell of Success, vecchio classico con Burt Lancaster e Tony Curtis, purtroppo questo film degli anni 50 non era sottotitolato in Inglese e la comprensione è stata abbastanza scarsa per entrambi (secondo me in certe parti non era nemmeno inglese!).
Dieci giorni di spettacoli, concorsi, qualche divo per strada e soprattutto tantissimi film proiettati a tutte le ore in vari cinema e teatri della città. Agli inizi del Novecento, per un breve periodo Santa Barbara è stata (prima di Hollywood) la Mecca del cinema americano. In State Street, la via principale, sorgeva l'American Film Company, il più grande studio cinematografico del mondo d'allora. Nell'arco di un decennio si girarono qui più di 1200 film. Poi è scoppiata la popolarità di Hollywood e Santa Barbara si è lentamente trasformata nella località di villeggiatura e di mare.
E` rimasto però questo Festival!
Con Marco abbiamo dato una scorsa al programma e, se riusciamo, ci metteremo senz'altro in coda per andare a vedere La Bestia nel Cuore, il film della Comecini candidato all'Oscar come migliore film straniero (spero sia in lingua originale!). Io, a dire la verità, punto anche ad incontrare per caso George Clooney a cui viene dedicato, domani, una specie di tributo alla carriera. Chissà che non ci scappi anche una cenetta, con George intendo.
Intanto, per entrare in clima cinefili d'avanguardia ieri sera ci siamo guardati The Sweet Smell of Success, vecchio classico con Burt Lancaster e Tony Curtis, purtroppo questo film degli anni 50 non era sottotitolato in Inglese e la comprensione è stata abbastanza scarsa per entrambi (secondo me in certe parti non era nemmeno inglese!).
01 febbraio 2006
Going postal
La notizia degli ultimi giorni è inevitabilmente quella della strage al centro postale di Goleta: una ex dipendente, evidentemente con seri problemi psicologici si è introdotta nel suo ex posto di lavoro e ha ucciso 6 persone prima di togliersi la vita.
E' possibile dare una spiegazione razionale, ricondurre entro le nostre consuete categorie fatti di questo genere? Certo, si può fare il discorso - solito ma sempre veritiero - delle armi, troppe e troppo facili da ottenere; si può discutere dell'angoscia che si nasconde sotto il sogno americano, la follia dietro la più perfetta normalità (alla American Beauty per intenderci); si può anche azzardare la teoria che la pazzia sia la vera cifra o perlomeno il modo in cui si esprime un certo disagio americano (altro film: Un giorno di ordinaria follia); o ancora appellarsi alla statistica che ci ricorda, esorcizzandoli, che fatti del genere sono tutto sommato comuni alle poste (e di qui l'espressione slang che dà il titolo al post).
Ciò che stordisce i locali non è forse tanto il fatto in sé, quanto il contesto. Goleta, la piccola città a due passi dal gioiellino Santa Barbara e delimitata dall'Università. Dove la gente non chiude a chiave la macchina o la porta di casa. O se lo fa, lascia aperta la porta sul retro. O, come noi qualche tempo fa, dimentica sovrappensiero le chiavi appese fuori dalla porta di casa per tutta la notte...
Futuro
Miei affezionati lettori (perdonate l'incipit ma è l'influenza del libro che sto leggendo sull'editoria negli anni '30), sto maturando un po' alla volta la consapevolezza che, in un certo qual senso e per alcuni tipi di questione, "tutto il mondo è paese".
Come tutti sapete sto sfruttanto questo primo periodo in terra americana, oltre che per rinfrescare la lingua anche per capire che spazi si potrebbero aprire per me da settembre prossimo, quando la cosa diventa, almeno nella mia percezione, un po' più definitiva. Quindi mi aggiro con le orecchie a Radar pronta a carpire, soprattutto dai connazionali, cosa fanno, come hanno fatto a fare quello che fanno, come si trovano ecc...
Cosa ne sto ricavando? (a parte quache momento di sconforto...):
Amici, non so se sono pronta a tutto questo.
Sto sempre più vagliando l'opzione "mi butto nella cultura" e quindi provare ad iscrivermi ad un master in Global Studies all'università, vincere una cospicua borsa di studio, e impiegare così le mie energie!!!!
L'unico neo di questo percorso è che le iscrizioni aprono a ottobre prossimo per il master che comincia a settembre dopo ancora (hanno procedimenti di selezione un po' lunghi!!!).
Va beh, vi terrò informati sulle mie decisioni. Intanto lunedì comincio il corso intensivo d'inglese!!! Non vedo l'ora!
Come tutti sapete sto sfruttanto questo primo periodo in terra americana, oltre che per rinfrescare la lingua anche per capire che spazi si potrebbero aprire per me da settembre prossimo, quando la cosa diventa, almeno nella mia percezione, un po' più definitiva. Quindi mi aggiro con le orecchie a Radar pronta a carpire, soprattutto dai connazionali, cosa fanno, come hanno fatto a fare quello che fanno, come si trovano ecc...
Cosa ne sto ricavando? (a parte quache momento di sconforto...):
- quasi da nessuna parte ti prendono se non hai un permesso di lavoro, soprattutto dopo le nuove leggi sull'immigrazione. Forse si riesce però a lavorare nei ristoranti (in quelli italiani da ricchi, per esempio - e ce ne sono quattro o cinque - vivi con le sole mance, e uno di questi Pane e Vino a Montecito è frequentato talvolta da Michael Douglas)wow;
- tutti i lavori in America, almeno che tu non sia nell'education (come studente o professore o maestro ecc...) hanno pochissime ferie. Sembra stupido che io vi riporti questo particolare ma tutti gli italiani mi hanno fatto notare che poter tornare a casa una sola volta all'anno per meno di dieci giorni non è il massimo...e io concordo pienamente;
- la soluzione lavorativa migliore è trovare da insegnare italiano. E qui comincia la storia che tutto il mondo è paese perché per essere inserita nelle classi di italiano quello che conta sembra essere il networking, ovvero una rete di conscenze e contatti che ci si fa cominciando a frequentare i club degli italiani qui, i cinefoum italiani, andando a fare la volontaria dove ci sono gli organizzatori di questi corsi ecc... e che poi dovrebbe portare, se gli sei piaciuta, se sei stata disponibile e simpatica ad avere l'agognata classe
Amici, non so se sono pronta a tutto questo.
Sto sempre più vagliando l'opzione "mi butto nella cultura" e quindi provare ad iscrivermi ad un master in Global Studies all'università, vincere una cospicua borsa di studio, e impiegare così le mie energie!!!!
L'unico neo di questo percorso è che le iscrizioni aprono a ottobre prossimo per il master che comincia a settembre dopo ancora (hanno procedimenti di selezione un po' lunghi!!!).
Va beh, vi terrò informati sulle mie decisioni. Intanto lunedì comincio il corso intensivo d'inglese!!! Non vedo l'ora!
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