08 febbraio 2006

Al filmfestival


Rispondo al richiamo, anche se in quel "cinefilo" avverto una puntarella di ironia :-)

Domenica siamo andati a vedere, un po' per orgoglio nazionale e un po' per facilitazioni linguistiche (film stranieri rigorosamente non doppiati), il film della Comencini La bestia nel cuore. Premessa: il film ci è piaciuto, per come affronta con delicatezza e intelligenza il tema degli abusi sui figli e per la cura, il mestiere della regia e degli attori (inquietanti le scene degli incubi/ricordi!). Se fossi davvero un cinefilo dovrei propinarvi un dotto raffronto col Mystic River di Clint Eastwood che affronta temi simili, ma da una prospettiva americanissima. Ma non lo farò, niente paura!

Alcuni aspetti ci sono piaciuti meno. Se fossimo maligni potremmo fare questo riassunto della trama: protagonista scopre di aver subito degli abusi da bambina; si sottrae alle attenzioni di amica cieca e lesbica; spinge all'amore saffico attempata collega di lavoro (con la suddetta amica) scioccata dal tradimento del marito per 18enne compagna di scuola della figlia; viene tradita dal compagno in occasionale scappatella con attrice di fiction; e infine diventa madre partorendo da sola su un treno sgarrupatissimo in aperta campagna. Un po' troppo, eh? E poi, a senso (gut feeling, direbbero qui), rientra, per atmosfere e storie, nel filone dell'ultimo cinema italiano alla Ultimo bacio, Finestra di fronte, Ricordati di me, ecc., che piace ma non convince fino in fondo.

Interessante l'esperienza filmfestival in sé. Certo, non è Venezia o Cannes, ma un certo fascino d'altri tempi rimane. Avevamo preventivamente comprato l'apposito 4-movie-pack che però non assicura il posto al cinema: i possessori dei Platinum Pass ($1500) e del super-mega-pass ($5000?) hanno, per comprensibili ragioni, la precedenza sempre e comunque. Ergo, con consono anticipo ci si mette in coda davanti al cinema, sperando che al momento dell'inizio della proiezione ci siano ancora posti a disposizione. Quelli con più festival alle spalle consigliano di prenderla alla californiana: senza troppe aspettative e con filosofia. Ma si diceva, in coda e rigorosamente all'americana: lungo il marciapiede, ordinata, al massimo due a due, nessuno che prova a guadagnare posti, senza ostruire l'ingresso ai negozi (lasciando un'apertura in prossimità della porta di ingresso) e così via, civilmente e tranquillamente.

Niente star o forse noi non le sappiamo riconoscere!

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